Un attento osservatore, che visiti e percorra la Galleria di Palazzo Spada a Roma, è colpito da una reale e voluta contraddizione: egli vede un’architettura deformata, ma tende alla percezione - e alla decodifica razionale - di un'ideale galleria regolare, nella quale le colonne sono tutte della stessa altezza e ugualmente distanziate tra loro. Una simile esperienza, in realtà, avviene ogni qualvolta si osserva una prospettiva o una fotografia. In questo caso, tuttavia, l’effetto scenico dato dall’entrare in una prospettiva, potendola percorrere tutta sino ad una soglia incerta e sconosciuta, ci proietta in una nuova dimensione. Questa lieve vertigine è poi accentuata dal continuo modificarsi sia di quello che vediamo, sia di ciò che percepiamo. Superato l'immediato stupore visivo, resta tuttavia la curiosità di capire. Com'è stata costruita la Galleria? A quali regole risponde? Come dovrebbe essere percorsa, per ricreare l'evidente corrispondenza con una galleria regolare? E con quale galleria regolare? Questo studio ha l'obiettivo di proporre le risposte ad alcune di queste domande. La prima sezione indaga e approfondisce la configurazione della galleria reale, suggerendo l'esistenza di un metodo non prospettico di scansione in profondità delle colonne e dei riquadri pavimentali. Poiché la disposizione delle colonne non segue un andamento prospettico - e dunque non esiste un meccanismo proiettivo che mette in stretta e biunivoca relazione la Galleria con una famiglia di modelli regolari - è lecito chiedersi se esiste un modello regolare interpolante, da preferire a tutti gli altri, infiniti, possibili modelli regolari. La seconda sezione ricerca il modello regolare ideale sulla scorta di indagini proporzionali, in assenza di indicazioni peculiari di tipo proiettivo.

La galleria del Borromini a Palazzo Spada, Roma

TREVISAN, CAMILLO
2001-01-01

Abstract

Un attento osservatore, che visiti e percorra la Galleria di Palazzo Spada a Roma, è colpito da una reale e voluta contraddizione: egli vede un’architettura deformata, ma tende alla percezione - e alla decodifica razionale - di un'ideale galleria regolare, nella quale le colonne sono tutte della stessa altezza e ugualmente distanziate tra loro. Una simile esperienza, in realtà, avviene ogni qualvolta si osserva una prospettiva o una fotografia. In questo caso, tuttavia, l’effetto scenico dato dall’entrare in una prospettiva, potendola percorrere tutta sino ad una soglia incerta e sconosciuta, ci proietta in una nuova dimensione. Questa lieve vertigine è poi accentuata dal continuo modificarsi sia di quello che vediamo, sia di ciò che percepiamo. Superato l'immediato stupore visivo, resta tuttavia la curiosità di capire. Com'è stata costruita la Galleria? A quali regole risponde? Come dovrebbe essere percorsa, per ricreare l'evidente corrispondenza con una galleria regolare? E con quale galleria regolare? Questo studio ha l'obiettivo di proporre le risposte ad alcune di queste domande. La prima sezione indaga e approfondisce la configurazione della galleria reale, suggerendo l'esistenza di un metodo non prospettico di scansione in profondità delle colonne e dei riquadri pavimentali. Poiché la disposizione delle colonne non segue un andamento prospettico - e dunque non esiste un meccanismo proiettivo che mette in stretta e biunivoca relazione la Galleria con una famiglia di modelli regolari - è lecito chiedersi se esiste un modello regolare interpolante, da preferire a tutti gli altri, infiniti, possibili modelli regolari. La seconda sezione ricerca il modello regolare ideale sulla scorta di indagini proporzionali, in assenza di indicazioni peculiari di tipo proiettivo.
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