Il saggio fa parte della serie di volumi sulla Pittura nel Veneto edita da Electa in collaborazione con la Regione Veneto, a sua volta prosecuzione e approfondimento della serie La Pittura in Italia. Lo studio si concentra sulle vicende della pittura decorativa – genere-chiave per l’unità delle arti propagandata dall’avanguardia internazionale tra ottocento e novecento – nel corso dei primi quattro decenni del XX secolo in Veneto. Non si tratta di una campionatura quanto di una riflessione sulle finalità, le procedure tecniche e le occasioni di aggiornamento che il genere ha offerto al clima artistico e culturale italiano in una delle regioni più vivaci della nazione (anche grazie alla presenza della Biennale di Venezia) attraverso i casi più emblematici. L’analisi procede dal cantiere della basilica di Sant’Antonio a Padova (espressione dell’adeguamento all’Art Nouveau internazionale) all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e ai cantieri fascisti, dove la decorazione a muro si trova a esprimere le esigenze congiunte della propaganda nazionalistica e del “ritorno all’ordine” artistico, in un ripensamento della tradizione in senso identitario e primitivista.

Fatti della pittura decorativa in Veneto

CASTELLANI, FRANCESCA
2008-01-01

Abstract

Il saggio fa parte della serie di volumi sulla Pittura nel Veneto edita da Electa in collaborazione con la Regione Veneto, a sua volta prosecuzione e approfondimento della serie La Pittura in Italia. Lo studio si concentra sulle vicende della pittura decorativa – genere-chiave per l’unità delle arti propagandata dall’avanguardia internazionale tra ottocento e novecento – nel corso dei primi quattro decenni del XX secolo in Veneto. Non si tratta di una campionatura quanto di una riflessione sulle finalità, le procedure tecniche e le occasioni di aggiornamento che il genere ha offerto al clima artistico e culturale italiano in una delle regioni più vivaci della nazione (anche grazie alla presenza della Biennale di Venezia) attraverso i casi più emblematici. L’analisi procede dal cantiere della basilica di Sant’Antonio a Padova (espressione dell’adeguamento all’Art Nouveau internazionale) all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e ai cantieri fascisti, dove la decorazione a muro si trova a esprimere le esigenze congiunte della propaganda nazionalistica e del “ritorno all’ordine” artistico, in un ripensamento della tradizione in senso identitario e primitivista.
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