Questo saggio sostiene una tesi che precisa e ridefinisce il tema delle “Prospettive architettoniche”, questione oggetto di una ricerca d'interesse nazionale nella quale il contributo afferisce. Il tema delle “Prospettive architettoniche” vi è interpretato come sviluppo di un particolare genere di artefatti visuali trans-mediali – gli “oggetti prospettici” – intesi come “immagini” di natura teatrale, tra pittura, scultura e architettura. In particolare il saggio tratta il caso esemplare delle pale veneziane di Giovanni Belllini come “oggetti prospettici”, descrivendone il dispositivo anamorfico – l'accomodazione tra più punti di vista dello spettatore ideale – che conferiva uno specifico effetto teatrale alla figurazione prospettica di architetture istallata entro spazi architettonici. Il tema della svolta prospettica rinascimentale è trattato nel saggio come l'avvento di una nuova “competenza spettatoriale” richiesta dal moderno “oggetto prospettico”. L'avvento dell'oggetto prospettico in epoca umanistica è inteso nel saggio come lo spartiacque tra due epoche dell'immagine proiettiva: quella antica – dove l'ombra e lo specchio valevano come “reliquia” acheropita – e quella moderna, dove vale prevalentemente come “teorema” di una geometria e di un'arte delle proiezioni. Il discrimine tra le due epoche è marcato principalmente dagli esperimenti prospettografici di Brunelleschi dove l'autoriflessione dell'osservatore empirico dimostra rigorosamente il fondamento obiettivo e ideale della moderna immagine tecnica.

Tra reliquia e teorema: l'oggetto prospettico all'epoca di Giovanni Bellini.

GAY, FABRIZIO
2014-01-01

Abstract

Questo saggio sostiene una tesi che precisa e ridefinisce il tema delle “Prospettive architettoniche”, questione oggetto di una ricerca d'interesse nazionale nella quale il contributo afferisce. Il tema delle “Prospettive architettoniche” vi è interpretato come sviluppo di un particolare genere di artefatti visuali trans-mediali – gli “oggetti prospettici” – intesi come “immagini” di natura teatrale, tra pittura, scultura e architettura. In particolare il saggio tratta il caso esemplare delle pale veneziane di Giovanni Belllini come “oggetti prospettici”, descrivendone il dispositivo anamorfico – l'accomodazione tra più punti di vista dello spettatore ideale – che conferiva uno specifico effetto teatrale alla figurazione prospettica di architetture istallata entro spazi architettonici. Il tema della svolta prospettica rinascimentale è trattato nel saggio come l'avvento di una nuova “competenza spettatoriale” richiesta dal moderno “oggetto prospettico”. L'avvento dell'oggetto prospettico in epoca umanistica è inteso nel saggio come lo spartiacque tra due epoche dell'immagine proiettiva: quella antica – dove l'ombra e lo specchio valevano come “reliquia” acheropita – e quella moderna, dove vale prevalentemente come “teorema” di una geometria e di un'arte delle proiezioni. Il discrimine tra le due epoche è marcato principalmente dagli esperimenti prospettografici di Brunelleschi dove l'autoriflessione dell'osservatore empirico dimostra rigorosamente il fondamento obiettivo e ideale della moderna immagine tecnica.
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