Bologna, ex città papalina, nella seconda metà dell’ottocento vide una società refrattaria alle istanze di rinnovamento artistico, poiché era un abitato legato ad economie agrarie dove vasti possedimenti erano nelle mani dell’aristocrazia e degli ordini religiosi. Gli artisti pertanto cercarono di fuggire la chiusa atmosfera dell’Accademia Clementina per evadere in altri luoghi d’Italia e d’Europa. In città infatti, per la fortissima tradizione secolare del “disegno di quadratura” e di prospettiva, tutto ciò che era accademico e decorativismo in arte, continuava ad essere fonte di sicure commesse istituzionali, religiose e nella quotidianità apprezzate da un solido ceto borghese. In quella realtà stagnante, di secondo ottocento, emersero cinque figure d’artisti: Luigi Bertelli, Luigi Busi, Luigi Serra, Mario De Maria che, insieme a Raffaele Faccioli diedero lustro all’arte emiliana in Italia ed in Europa. Il Faccioli (1845-1916) fu più in sintonia con Busi e Serra per i temi veristi, mostrando contenuti simili, ma differenziandosi per stesura pittorica e linguaggio espressivo, memore della contemporanea pittura francese. Orfano di madre e compreso nelle sue potenzialità artistiche dal padre, fu da questi presentato al Collegio Venturoli, e quindi dopo aver seguito i corsi si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, ottenendo subito un premio di merito per il suo “Belisario”. Risalgono al periodo fiorentino fruttuose amicizie fra i macchiaioli e spiccano i rapporti, con scambio di doni, con il caposcuola Giovanni Fattori (1825-1908). Attraverso lo studio delle sue opere pittoriche, di dipinti ad olio , a tempera o di decorazione scenica, si percepiscono atmosfere pervase da positivi affetti e si apprezzano quinte architettoniche calibrate e discrete nella presenza, ma comunque sempre ben definite chiaroscuralmente, concedendo ad intervalli una attenzione minuziosa ai particolari. Seguendo le note biografiche dell’artista, redatte su documenti cartacei inediti (dopo quasi cent’anni dalla sua morte) e scorrendo la selezione dei diplomi e dei premi nazionali ed europei ottenuti alle esposizioni (difficile e minuziosa ricerca archivistica), si percorre un mezzo secolo di serio e prolifico lavoro artistico coronato da indubbio successo.

Note Biografiche

LUCCHESE, VINCENZO
2001-01-01

Abstract

Bologna, ex città papalina, nella seconda metà dell’ottocento vide una società refrattaria alle istanze di rinnovamento artistico, poiché era un abitato legato ad economie agrarie dove vasti possedimenti erano nelle mani dell’aristocrazia e degli ordini religiosi. Gli artisti pertanto cercarono di fuggire la chiusa atmosfera dell’Accademia Clementina per evadere in altri luoghi d’Italia e d’Europa. In città infatti, per la fortissima tradizione secolare del “disegno di quadratura” e di prospettiva, tutto ciò che era accademico e decorativismo in arte, continuava ad essere fonte di sicure commesse istituzionali, religiose e nella quotidianità apprezzate da un solido ceto borghese. In quella realtà stagnante, di secondo ottocento, emersero cinque figure d’artisti: Luigi Bertelli, Luigi Busi, Luigi Serra, Mario De Maria che, insieme a Raffaele Faccioli diedero lustro all’arte emiliana in Italia ed in Europa. Il Faccioli (1845-1916) fu più in sintonia con Busi e Serra per i temi veristi, mostrando contenuti simili, ma differenziandosi per stesura pittorica e linguaggio espressivo, memore della contemporanea pittura francese. Orfano di madre e compreso nelle sue potenzialità artistiche dal padre, fu da questi presentato al Collegio Venturoli, e quindi dopo aver seguito i corsi si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, ottenendo subito un premio di merito per il suo “Belisario”. Risalgono al periodo fiorentino fruttuose amicizie fra i macchiaioli e spiccano i rapporti, con scambio di doni, con il caposcuola Giovanni Fattori (1825-1908). Attraverso lo studio delle sue opere pittoriche, di dipinti ad olio , a tempera o di decorazione scenica, si percepiscono atmosfere pervase da positivi affetti e si apprezzano quinte architettoniche calibrate e discrete nella presenza, ma comunque sempre ben definite chiaroscuralmente, concedendo ad intervalli una attenzione minuziosa ai particolari. Seguendo le note biografiche dell’artista, redatte su documenti cartacei inediti (dopo quasi cent’anni dalla sua morte) e scorrendo la selezione dei diplomi e dei premi nazionali ed europei ottenuti alle esposizioni (difficile e minuziosa ricerca archivistica), si percorre un mezzo secolo di serio e prolifico lavoro artistico coronato da indubbio successo.
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