Il saggio va collocato nell’ambito di un più ampio studio dedicato all’opera di Le Corbusier e che insiste su di un arco temporale che va dal 1914 al 1929, focalizzando l’attenzione sulle continue sperimentazioni che distinguono il lavoro dell’architetto franco-svizzero in anni in cui produzione e impiego di nuovi materiali e tecnologie entrano a far parte del dibattito architettonico contemporaneo. Il saggio indaga in particolare la Maison Dom-ino: progetto che apre il primo volume dell’Opera Completa (1910-1929) di Le Corbusier, offrendosi alla stregua di vera e propria “nuova via” rispetto a quanto sino a quel momento costruito dall’architetto a La Chaux-de-Fonds. Scritto in collaborazione con Anna Saetta, alla quale si devono le considerazioni relative alla specifica natura costruttiva del sistema, il saggio ripercorre in modo filologico le vicende dello studio del prototipo, nel tentativo di ricostruire il significato che un simile progetto ricopre nell’ambito della riflessione avviata da Le Corbusier intorno alla cosiddetta civilisation machiniste, e che sembra riconoscere proprio nel progetto Dom-ino un passaggio ineludibile. Prima struttura in cemento armato progettata da Le Corbusier, la Maiso Dom-ino prevede la standardizzazione delle singole componenti, annunciando sin dai primi schizzi una inedita collaborazione, ideologica oltre che professionale, tra architetto e ingegnere, indagata nel saggio. A tal fine, la storia specifica del progetto viene osservata sullo sfondo delle esperienze di formazione, che vedono Le Corbusier peregrinare in Europa alla ricerca di “maestri”, tra i quali emergono i nomi di August Perret, Peter Behrens, William Ritter, le cui specifiche lezioni guidano di volta in volta le scelte del giovane architetto, forgiando il rapporto da lui stabilito con la tecnica e consentendo il maturare in Le Corbusier di una visione dell’architettura “ispirata” al lavoro dell’ingegnere e al contempo in continuità con le grandi epoche del passato.

La maison Dom-ino : un manifesto

BONAITI, MARIA;SAETTA, ANNA
2016-01-01

Abstract

Il saggio va collocato nell’ambito di un più ampio studio dedicato all’opera di Le Corbusier e che insiste su di un arco temporale che va dal 1914 al 1929, focalizzando l’attenzione sulle continue sperimentazioni che distinguono il lavoro dell’architetto franco-svizzero in anni in cui produzione e impiego di nuovi materiali e tecnologie entrano a far parte del dibattito architettonico contemporaneo. Il saggio indaga in particolare la Maison Dom-ino: progetto che apre il primo volume dell’Opera Completa (1910-1929) di Le Corbusier, offrendosi alla stregua di vera e propria “nuova via” rispetto a quanto sino a quel momento costruito dall’architetto a La Chaux-de-Fonds. Scritto in collaborazione con Anna Saetta, alla quale si devono le considerazioni relative alla specifica natura costruttiva del sistema, il saggio ripercorre in modo filologico le vicende dello studio del prototipo, nel tentativo di ricostruire il significato che un simile progetto ricopre nell’ambito della riflessione avviata da Le Corbusier intorno alla cosiddetta civilisation machiniste, e che sembra riconoscere proprio nel progetto Dom-ino un passaggio ineludibile. Prima struttura in cemento armato progettata da Le Corbusier, la Maiso Dom-ino prevede la standardizzazione delle singole componenti, annunciando sin dai primi schizzi una inedita collaborazione, ideologica oltre che professionale, tra architetto e ingegnere, indagata nel saggio. A tal fine, la storia specifica del progetto viene osservata sullo sfondo delle esperienze di formazione, che vedono Le Corbusier peregrinare in Europa alla ricerca di “maestri”, tra i quali emergono i nomi di August Perret, Peter Behrens, William Ritter, le cui specifiche lezioni guidano di volta in volta le scelte del giovane architetto, forgiando il rapporto da lui stabilito con la tecnica e consentendo il maturare in Le Corbusier di una visione dell’architettura “ispirata” al lavoro dell’ingegnere e al contempo in continuità con le grandi epoche del passato.
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