L’articolo qui presentato è stato scritto in occasione dell’uscita del volume Bernard Rudofsky di Ugo Rossi, assunto come pretesto per sollevare alcune considerazioni circa la figura e l’opera di Bernard Rudofsky. Architetto austriaco ai margini delle principali storiografie — ma tutt’altro che “marginale” — Rudofsky ha di recente attirato l’attenzione di progettisti e storici, affascinati dalla natura poco ortodossa della sua ricerca volta a stabilire un legame intrinseco tra architettura e luoghi, materiali, funzioni, benessere. La solida formazione al Politecnico viennese fa di Rudofsky un raffinato conoscitore dell’architettura mentre proprio l’ambiente di formazione gli consente di entrare in contatto con architetti quali Adolf Loos e Josef Frank, che si distinguono per un atteggiamento critico nei confronti dell’architettura moderna contemporanea. L’articolo trae spunto dal volume di Rossi per individuare aspetti inediti del lavoro di Rudofsky ancora da indagare, quali, ad esempio, il debito contratto nei confronti della lezione appresa da Frank, così come la collaborazione a «Domus», a fianco di Gio Ponti, la cui esperienza lo accompagnerà negli Stati Uniti, dove lavorerà per «Interiors» e «New Pencil Points». L’acuta critica al linguaggio moderno «ufficiale» che distingue Rudofsky, insieme alla sua vivace curiosità per culture non occidentali — sono conservati negli archivi di Los Angeles numerosi taccuini, non esplorati in modo sistematico, dedicati ai viaggi in Giappone — consente infatti di riconoscere nell’opera dell’architetto austriaco una sorta di “controcanto” alle vie “ufficiali” del Moderno, che se da un lato anticipa temi che verranno discussi dalla generazione degli architetti più giovani — impegnati, nell’immediato secondo dopoguerra, a sottoporre a critica il lavoro dei loro maestri — al contempo documenta la presenza di vie alternative ai “dogmi” dell’architettura moderna ufficiale verso cui l’indagine storica si sta rivolgendo solo di recente.

«Non ci vuole un nuovo modo di costruire. Ci vuole un nuovo modo di vivere». Bernard Rudofsky.

BONAITI, MARIA
2017-01-01

Abstract

L’articolo qui presentato è stato scritto in occasione dell’uscita del volume Bernard Rudofsky di Ugo Rossi, assunto come pretesto per sollevare alcune considerazioni circa la figura e l’opera di Bernard Rudofsky. Architetto austriaco ai margini delle principali storiografie — ma tutt’altro che “marginale” — Rudofsky ha di recente attirato l’attenzione di progettisti e storici, affascinati dalla natura poco ortodossa della sua ricerca volta a stabilire un legame intrinseco tra architettura e luoghi, materiali, funzioni, benessere. La solida formazione al Politecnico viennese fa di Rudofsky un raffinato conoscitore dell’architettura mentre proprio l’ambiente di formazione gli consente di entrare in contatto con architetti quali Adolf Loos e Josef Frank, che si distinguono per un atteggiamento critico nei confronti dell’architettura moderna contemporanea. L’articolo trae spunto dal volume di Rossi per individuare aspetti inediti del lavoro di Rudofsky ancora da indagare, quali, ad esempio, il debito contratto nei confronti della lezione appresa da Frank, così come la collaborazione a «Domus», a fianco di Gio Ponti, la cui esperienza lo accompagnerà negli Stati Uniti, dove lavorerà per «Interiors» e «New Pencil Points». L’acuta critica al linguaggio moderno «ufficiale» che distingue Rudofsky, insieme alla sua vivace curiosità per culture non occidentali — sono conservati negli archivi di Los Angeles numerosi taccuini, non esplorati in modo sistematico, dedicati ai viaggi in Giappone — consente infatti di riconoscere nell’opera dell’architetto austriaco una sorta di “controcanto” alle vie “ufficiali” del Moderno, che se da un lato anticipa temi che verranno discussi dalla generazione degli architetti più giovani — impegnati, nell’immediato secondo dopoguerra, a sottoporre a critica il lavoro dei loro maestri — al contempo documenta la presenza di vie alternative ai “dogmi” dell’architettura moderna ufficiale verso cui l’indagine storica si sta rivolgendo solo di recente.
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