La grande Venezia. Una metropoli incompiuta tra Otto e Novecento: Punto di partenza è la "scommessa" tardo-ottocentesca di creare un polo portuale-industriale a Venezia; dalla sua espansione in terraferma e dalla realizzazione di un complesso produttivo a Marghera si delinea una nuova geografia basata sulla complementarietà tra le due sponde lagunari. Attorno ad esse si costruisce nel Novecento l’idea di una "più grande Venezia" che comprenda, oltre al centro insulare e ai nuovi insediamenti industriali, anche i comuni sub-lagunari come Mestre, Carpenedo, Favaro Veneto. Sul lato opposto l’idea di un’entità metropolitana si proietta verso il mare in direzione del Lido: nel mezzo, tra la nuova città del lavoro e la nuova città del tempo libero, la Venezia storica sembra ritrovare il respiro di una grande città. Comincia allora una stagione di alto profilo progettuale che si concentra soprattutto sui problemi dell’accesso e della mobilità trans-lagunare (i terminal portuali e ferroviari, l’aeroporto, i collegamenti tramviari e automobilistici) e sulle grandi infrastrutture come ospedali, mercati generali, opere di difesa idraulica, aree per il tempo libero. In assenza di piani generali, i progetti forniranno l’ossatura di un nuovo sistema di relazioni. L’arco cronologico di questa "scommessa" progettuale si estende dal 1884 al 1964, dall’apertura della Marittima fino all’avvio di un nuovo piano regolatore e alla sconfitta dei due fondamentali progetti per "le teste di ponte": le barene di San Giuliano da un lato e l’ospedale a San Giobbe dall’altro.

Progetti per il nuovo porto ai Bottenighi

ruben baiocco
2002-01-01

Abstract

La grande Venezia. Una metropoli incompiuta tra Otto e Novecento: Punto di partenza è la "scommessa" tardo-ottocentesca di creare un polo portuale-industriale a Venezia; dalla sua espansione in terraferma e dalla realizzazione di un complesso produttivo a Marghera si delinea una nuova geografia basata sulla complementarietà tra le due sponde lagunari. Attorno ad esse si costruisce nel Novecento l’idea di una "più grande Venezia" che comprenda, oltre al centro insulare e ai nuovi insediamenti industriali, anche i comuni sub-lagunari come Mestre, Carpenedo, Favaro Veneto. Sul lato opposto l’idea di un’entità metropolitana si proietta verso il mare in direzione del Lido: nel mezzo, tra la nuova città del lavoro e la nuova città del tempo libero, la Venezia storica sembra ritrovare il respiro di una grande città. Comincia allora una stagione di alto profilo progettuale che si concentra soprattutto sui problemi dell’accesso e della mobilità trans-lagunare (i terminal portuali e ferroviari, l’aeroporto, i collegamenti tramviari e automobilistici) e sulle grandi infrastrutture come ospedali, mercati generali, opere di difesa idraulica, aree per il tempo libero. In assenza di piani generali, i progetti forniranno l’ossatura di un nuovo sistema di relazioni. L’arco cronologico di questa "scommessa" progettuale si estende dal 1884 al 1964, dall’apertura della Marittima fino all’avvio di un nuovo piano regolatore e alla sconfitta dei due fondamentali progetti per "le teste di ponte": le barene di San Giuliano da un lato e l’ospedale a San Giobbe dall’altro.
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