“La forma dell’edificio pubblico si compone come una città, una città immaginata o analoga, fatta di luoghi e costruzioni che si intersecano con la città stessa” Aldo Rossi Senza voler porre nessuna certezza all’insegnamento, l’educazione al progetto impartita da Aldo Rossi coincide con una presa di coscienza di una certa realtà dell’architettura considerata non come una cosa isolata ed autonoma, ma piazzata nel contesto di una storia più vasta e collettiva. L‘architettura come esperienza condivisibile, come costruzione, come messa in scena della vita dell’uomo e non come solitario gesto artistico che, confidando nelle nuove tecnologie di cui oggi disponiamo, aspiri solo a stupire. La tentazione di un appiattimento dei linguaggi in nome di un illusoria lingua perfetta, applicabile in qualsiasi contesto, porta all’afasia del progetto, ad una perdita d’identità, ad una produzione di oggetti stranieri a sé stessi e alla parte del mondo in cui si collocano.. Le soluzioni proposte si misurano con la specificità di vari contesti storico-geografici, e continuano a sperimentare la costruzione di un’architettura dell’appartenenza, dove ogni edificio si confonde nelle infinite relazioni che stabilisce con altri monumenti e altre città. Si apre la strada al gusto per la contaminazione, per il fuori scala, la ripetizione, la metamorfosi, come operazione lecita per comporre nuove architetture. E questa una questione centrale per quella realtà densa di storia che costituisce la città europea e che richiede per sopravvivere una rideclinazione del rapporto che si viene ad instaurare tra il nuovo dell’internazionalismo tecnologico e la stabilità del sito, della tradizione e della costruzione, rimandando a quella grande tradizione della cultura europea di saper essere cosmopolita anche quando lavora nella specificità locale. Centro della sperimentazione progettuale è l’edificio pubblico, nella volontà di cogliere quanto di nuovo vi è in quegli edifici che meglio d’altri partecipano della cultura di un epoca e di un luogo, riflettendone nella forma i caratteri e le principali trasformazioni. Così inteso, il progetto d’architettura civile non è mai una semplice opera, essendo prima di tutto un riconoscimento delle strutture spaziali e delle forze preesistenti, non corrisponde quasi mai a solo un tempo della città ma assomma vari momenti della sua esistenza, intrecciandosi con alcune delle questioni del progetto contemporaneo; dal recupero delle grandi aree dimesse al ridisegno della città nei suoi spazi centrali, alla questione del riuso e ampliamento di edifici e complessi monumentali.

Architetture per la città. Il progetto dell'architettura civile nella città contemporanea

MONTINI ZIMOLO, PATRIZIA
2007-01-01

Abstract

“La forma dell’edificio pubblico si compone come una città, una città immaginata o analoga, fatta di luoghi e costruzioni che si intersecano con la città stessa” Aldo Rossi Senza voler porre nessuna certezza all’insegnamento, l’educazione al progetto impartita da Aldo Rossi coincide con una presa di coscienza di una certa realtà dell’architettura considerata non come una cosa isolata ed autonoma, ma piazzata nel contesto di una storia più vasta e collettiva. L‘architettura come esperienza condivisibile, come costruzione, come messa in scena della vita dell’uomo e non come solitario gesto artistico che, confidando nelle nuove tecnologie di cui oggi disponiamo, aspiri solo a stupire. La tentazione di un appiattimento dei linguaggi in nome di un illusoria lingua perfetta, applicabile in qualsiasi contesto, porta all’afasia del progetto, ad una perdita d’identità, ad una produzione di oggetti stranieri a sé stessi e alla parte del mondo in cui si collocano.. Le soluzioni proposte si misurano con la specificità di vari contesti storico-geografici, e continuano a sperimentare la costruzione di un’architettura dell’appartenenza, dove ogni edificio si confonde nelle infinite relazioni che stabilisce con altri monumenti e altre città. Si apre la strada al gusto per la contaminazione, per il fuori scala, la ripetizione, la metamorfosi, come operazione lecita per comporre nuove architetture. E questa una questione centrale per quella realtà densa di storia che costituisce la città europea e che richiede per sopravvivere una rideclinazione del rapporto che si viene ad instaurare tra il nuovo dell’internazionalismo tecnologico e la stabilità del sito, della tradizione e della costruzione, rimandando a quella grande tradizione della cultura europea di saper essere cosmopolita anche quando lavora nella specificità locale. Centro della sperimentazione progettuale è l’edificio pubblico, nella volontà di cogliere quanto di nuovo vi è in quegli edifici che meglio d’altri partecipano della cultura di un epoca e di un luogo, riflettendone nella forma i caratteri e le principali trasformazioni. Così inteso, il progetto d’architettura civile non è mai una semplice opera, essendo prima di tutto un riconoscimento delle strutture spaziali e delle forze preesistenti, non corrisponde quasi mai a solo un tempo della città ma assomma vari momenti della sua esistenza, intrecciandosi con alcune delle questioni del progetto contemporaneo; dal recupero delle grandi aree dimesse al ridisegno della città nei suoi spazi centrali, alla questione del riuso e ampliamento di edifici e complessi monumentali.
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