Seguendo un percorso argomentativo del tutto Giulio Ernesti ci conduce lentamente alla conclusione che il sapere urbanistico è in crisi perché è arrivato all’apice. I passaggi chiave della sua proposta: - Diversi soggetti sono coinvolti nella gestione trasformazione dei fenomeni territoriali. Uno soggetti, legittimato a intervenire su questioni gente comune con il suo sapere dell'esperienza. - Se l'urbanista è in grado di costituirsi come polo di convergenza di questi diversi saperi, capace reintegrarli all'interno di una dimensione operativa particolare che giustifica come azione di trasformazione. allora compito dell'urbanistica, che si autolegittima sapere esperto nel produrre la sintesi di altri saperi, con urgenza il problema del dialogo e del rapporto saperi dell'esperienza, cioè con i modi di percezione problemi da parte di chi li vive quotidianamente. - Se questo sapere ha la pretesa di occuparsi di molti concetti, parole e fatti, e ha la pretesa più di altri saperi di potersene occupare garantendo una maggiore ricchezza dell'articolazione delle relazioni che ciascuna di queste idee presuppone per essere colta, se ha costruito la sua capacità di proporsi come sapere sintetico nel tempo, e se questa è la sua pretesa e questo è il suo meccanismo di autolegittimazione, allora deve conoscere costantemente a che punto è nel suo percorso. - Se il destino obbligato di questa particolare forma del sapere è stato quello di procedere costantemente nella direzione di afferrare, inglobare e metabolizzare ogni nuova cultura si presentasse all'orizzonte, fosse essa quella igienista, dell'ingegneria sanitaria, sociologica, economica, giuridica, fino a quella ecologica, oggi invece questo grande impero costruito nel tempo sembra stia subendo delle rotte ai propri confini, stia perdendo molti dei terreni precedentemente assorbiti, oppure, e qui sta lo scarto concettuale proposto da Giulio Ernesti, questi terreni possono diventare non tanto e non solo oggetti di interazione conflittuale. di contesa, ma potenziali oggetti di fertilissimo scambio e integrazione. Nei confronti di questa nuova condizione del sapere urbanistico Giulio Ernesti riconosce esserci una forte resistenza soprattutto da parte di quegli urbanisti affezionati alla dimensione demiurgico olistica dell'urbanistica e incapaci di rendersi conto delle potenzialità di questa nuova condizione. E questo succede perché in Italia c'è sempre stato, e continua a esserci oggi, qualcuno che vuole proporsi come unico detentore del sapere e della tecnica per risolvere i problemi della città, delegittimando gli altri.

Di cosa si potrebbe parlare quando si parla di urbanistica

ERNESTI, GIULIO
2006-01-01

Abstract

Seguendo un percorso argomentativo del tutto Giulio Ernesti ci conduce lentamente alla conclusione che il sapere urbanistico è in crisi perché è arrivato all’apice. I passaggi chiave della sua proposta: - Diversi soggetti sono coinvolti nella gestione trasformazione dei fenomeni territoriali. Uno soggetti, legittimato a intervenire su questioni gente comune con il suo sapere dell'esperienza. - Se l'urbanista è in grado di costituirsi come polo di convergenza di questi diversi saperi, capace reintegrarli all'interno di una dimensione operativa particolare che giustifica come azione di trasformazione. allora compito dell'urbanistica, che si autolegittima sapere esperto nel produrre la sintesi di altri saperi, con urgenza il problema del dialogo e del rapporto saperi dell'esperienza, cioè con i modi di percezione problemi da parte di chi li vive quotidianamente. - Se questo sapere ha la pretesa di occuparsi di molti concetti, parole e fatti, e ha la pretesa più di altri saperi di potersene occupare garantendo una maggiore ricchezza dell'articolazione delle relazioni che ciascuna di queste idee presuppone per essere colta, se ha costruito la sua capacità di proporsi come sapere sintetico nel tempo, e se questa è la sua pretesa e questo è il suo meccanismo di autolegittimazione, allora deve conoscere costantemente a che punto è nel suo percorso. - Se il destino obbligato di questa particolare forma del sapere è stato quello di procedere costantemente nella direzione di afferrare, inglobare e metabolizzare ogni nuova cultura si presentasse all'orizzonte, fosse essa quella igienista, dell'ingegneria sanitaria, sociologica, economica, giuridica, fino a quella ecologica, oggi invece questo grande impero costruito nel tempo sembra stia subendo delle rotte ai propri confini, stia perdendo molti dei terreni precedentemente assorbiti, oppure, e qui sta lo scarto concettuale proposto da Giulio Ernesti, questi terreni possono diventare non tanto e non solo oggetti di interazione conflittuale. di contesa, ma potenziali oggetti di fertilissimo scambio e integrazione. Nei confronti di questa nuova condizione del sapere urbanistico Giulio Ernesti riconosce esserci una forte resistenza soprattutto da parte di quegli urbanisti affezionati alla dimensione demiurgico olistica dell'urbanistica e incapaci di rendersi conto delle potenzialità di questa nuova condizione. E questo succede perché in Italia c'è sempre stato, e continua a esserci oggi, qualcuno che vuole proporsi come unico detentore del sapere e della tecnica per risolvere i problemi della città, delegittimando gli altri.
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