Affrontando la progettazione di un’area urbana centrale e così estesa quale quella dell’ex ospedale UmbertoI a Mestre, si pone innanzitutto la necessità di distinguere le due situazioni entro cui il progetto si colloca: da un lato Mestre, come parte del sistema Veneto, dall’altro la città come insieme, costituita essa stessa di diverse parti con i propri caratteri, la propria storia e, se è il caso, la propria forma. Se a Venezia si è immersi in un sistema urbano compiuto, compatto e definito, a Mestre si viene trasportati in sistemi urbani diversissimi. A Venezia si è partecipi di una storia ininterrotta, a Mestre bisogna cercare di leggere i nessi della storia tra rotture e paesaggi discontinui. E’ un carattere legato anche all’energia della città, di una città che reclama un seguito, che rimanda continuamente al futuro, che spinge avanti. Ci sono città che stimolano la voglia di cambiamento. Mestre è una di queste. C’è qualcosa in questa città, che attrae. Ci vuole un approccio diverso, un concetto diverso di spazio, di ordine, una diversa gerarchia delle cose importanti, che possono costituire un potenziale creativo da utilizzare, anziché essere costretti a distruggere per cercare di imporre un nuovo ordine. La città di Mestre, come molte altre piccole e medie città sono riconoscibili per questi pezzi della loro composizione, dove ci si imbatte in architetture che non dovrebbero mai stare l’una di fronte all’altra. Pezzi non tanto come frammenti di un disegno perduto quanto piuttosto di un disegno in continua evoluzione, che muta apertamente attraverso alcuni punti fissi. Punti fissi che non sono necessariamente i monumenti o gli edifici del passato ma che rimandano sovente a edifici che hanno condizionato lo sviluppo urbano, le grandi attrezzature, ma anche ad opere come il forte, i bastioni o gli argini, il fiume, i vuoti delle piazze, i parchi urbani. Obbiettivo di questo progetto è costruire un punto fermo, conformare una parte di città, partendo da alcuni fatti che sono rimasti nel tempo, senza avere l’ambizione di arrivare a chiudere in un unico disegno tutte le diverse situazioni presenti nell’area. Il progetto è costruito attorno a un nuovo argine- bastione, un rilevato di terra che costituisce una sorta di nuovo limite naturale verso Via della Circonvallazione, a cui fa capo una vasta zona a prato con una lieve pendenza. Da questo grande spazio sopraelevato si sviluppano due edifici a torre residenziali. La posizione delle costruzioni in altezza fissa i punti fermi, quasi i centri di orientamento di questa vasta parte nella città, ponendo i presupposti per essere a sua volta il punto di partenza di un possibile sviluppo.

Progetti di docenti/dottorandi; Patrizia Montini Zimolo, Giovanni Fabbri; Sandro Grispan, Claudia Pirina

MONTINI ZIMOLO, PATRIZIA
2009-01-01

Abstract

Affrontando la progettazione di un’area urbana centrale e così estesa quale quella dell’ex ospedale UmbertoI a Mestre, si pone innanzitutto la necessità di distinguere le due situazioni entro cui il progetto si colloca: da un lato Mestre, come parte del sistema Veneto, dall’altro la città come insieme, costituita essa stessa di diverse parti con i propri caratteri, la propria storia e, se è il caso, la propria forma. Se a Venezia si è immersi in un sistema urbano compiuto, compatto e definito, a Mestre si viene trasportati in sistemi urbani diversissimi. A Venezia si è partecipi di una storia ininterrotta, a Mestre bisogna cercare di leggere i nessi della storia tra rotture e paesaggi discontinui. E’ un carattere legato anche all’energia della città, di una città che reclama un seguito, che rimanda continuamente al futuro, che spinge avanti. Ci sono città che stimolano la voglia di cambiamento. Mestre è una di queste. C’è qualcosa in questa città, che attrae. Ci vuole un approccio diverso, un concetto diverso di spazio, di ordine, una diversa gerarchia delle cose importanti, che possono costituire un potenziale creativo da utilizzare, anziché essere costretti a distruggere per cercare di imporre un nuovo ordine. La città di Mestre, come molte altre piccole e medie città sono riconoscibili per questi pezzi della loro composizione, dove ci si imbatte in architetture che non dovrebbero mai stare l’una di fronte all’altra. Pezzi non tanto come frammenti di un disegno perduto quanto piuttosto di un disegno in continua evoluzione, che muta apertamente attraverso alcuni punti fissi. Punti fissi che non sono necessariamente i monumenti o gli edifici del passato ma che rimandano sovente a edifici che hanno condizionato lo sviluppo urbano, le grandi attrezzature, ma anche ad opere come il forte, i bastioni o gli argini, il fiume, i vuoti delle piazze, i parchi urbani. Obbiettivo di questo progetto è costruire un punto fermo, conformare una parte di città, partendo da alcuni fatti che sono rimasti nel tempo, senza avere l’ambizione di arrivare a chiudere in un unico disegno tutte le diverse situazioni presenti nell’area. Il progetto è costruito attorno a un nuovo argine- bastione, un rilevato di terra che costituisce una sorta di nuovo limite naturale verso Via della Circonvallazione, a cui fa capo una vasta zona a prato con una lieve pendenza. Da questo grande spazio sopraelevato si sviluppano due edifici a torre residenziali. La posizione delle costruzioni in altezza fissa i punti fermi, quasi i centri di orientamento di questa vasta parte nella città, ponendo i presupposti per essere a sua volta il punto di partenza di un possibile sviluppo.
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