Nell’ultimo decennio vi è stata una vasta diffusione di forme atipiche di lavoro. In questo contesto, nel nostro paese hanno visto larga diffusione i contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Essi presentano tutti i requisiti per affiancare un più tradizionale rapporto a tempo indeterminato nelle sue fasi di transizione. Tuttavia, se, invece di affiancare i contratti tipici nelle fasi di transizione, i contratti di collaborazione si sostituissero stabilmente ad essi, allora potrebbe venirsi a creare un segmento di occupati a rischio di esclusione sociale. Le domande a cui è oggi di fondamentale importanza dare una risposta riguardano quindi l’evoluzione della carriera di questi individui. Primo obiettivo di questo studio è quello di identificare, all’interno del mondo dei collaboratori, chi sono i soggetti a rischio, per poi coglierne l’evoluzione della carriera. A tale scopo si utilizza una banca dati unica nel suo genere: un campione dell’archivio INPS dei parasubordinati, individuale e longitudinale, che può essere legato ad altri archivi INPS (in particolare a quello dei dipendenti) e che copre il periodo più lungo al momento disponibile, ovvero dall’istituzione della gestione separata al 1999. La nostra analisi longitudinale fa emergere che l’attuale stock di parasubordinati è entrato nella gestione separata molto gradualmente nel tempo. La probabilità che nel breve periodo questi lavoratori passino ad un contratto di lavoro dipendente è più elevata per i soggetti giovani e che ricevono compensi modesti, e per i lavoratori che si muovono sul territorio; la probabilità di effettuare il passaggio inverso rimane più elevata per i soggetti che ricevono redditi minori, e mostra un andamento a campana in relazione all’età. In generale, infine, la parasubordinazione appare, soprattutto per le donne, una alternativa al lavoro part – time.

Il lavoro parasubordinato in Italia: tra autonomia del lavoratore e precarietà del lavoro

SEGRE, GIOVANNA
2005-01-01

Abstract

Nell’ultimo decennio vi è stata una vasta diffusione di forme atipiche di lavoro. In questo contesto, nel nostro paese hanno visto larga diffusione i contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Essi presentano tutti i requisiti per affiancare un più tradizionale rapporto a tempo indeterminato nelle sue fasi di transizione. Tuttavia, se, invece di affiancare i contratti tipici nelle fasi di transizione, i contratti di collaborazione si sostituissero stabilmente ad essi, allora potrebbe venirsi a creare un segmento di occupati a rischio di esclusione sociale. Le domande a cui è oggi di fondamentale importanza dare una risposta riguardano quindi l’evoluzione della carriera di questi individui. Primo obiettivo di questo studio è quello di identificare, all’interno del mondo dei collaboratori, chi sono i soggetti a rischio, per poi coglierne l’evoluzione della carriera. A tale scopo si utilizza una banca dati unica nel suo genere: un campione dell’archivio INPS dei parasubordinati, individuale e longitudinale, che può essere legato ad altri archivi INPS (in particolare a quello dei dipendenti) e che copre il periodo più lungo al momento disponibile, ovvero dall’istituzione della gestione separata al 1999. La nostra analisi longitudinale fa emergere che l’attuale stock di parasubordinati è entrato nella gestione separata molto gradualmente nel tempo. La probabilità che nel breve periodo questi lavoratori passino ad un contratto di lavoro dipendente è più elevata per i soggetti giovani e che ricevono compensi modesti, e per i lavoratori che si muovono sul territorio; la probabilità di effettuare il passaggio inverso rimane più elevata per i soggetti che ricevono redditi minori, e mostra un andamento a campana in relazione all’età. In generale, infine, la parasubordinazione appare, soprattutto per le donne, una alternativa al lavoro part – time.
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