Lo scenario architettonico, recente e passato, è costellato da opere la cui matrice geometrica è apparentemente incomprensibile, l’angolo retto è risparmiato dall’uso di forme libere avvolgenti, “difficili” da codificare in prima analisi… Il tema della deformazione plastica, della modellazione superficiale, della tensione alla distorsione della materia, affiora in svariati manufatti; tali oggetti pongono spesso un problema di riconoscimento nell’individuazione delle superfici che li compongono e li determinano. Da ciò nasce l’esigenza di indagarne la matrice geometrica per risalire alla “regola”. Spesso capita però di imbattersi in oggetti la cui intelligibilità è ambigua, che rifuggono dalla codificazione in superfici note, ed è necessario approntare strumenti altri, “algoritmi”, indispensabili ad una lettura scientificamente corretta. Analizzando i processi grafici e costruttivi, si ripercorre la genesi dell’opera, al fine di reperire i metodi che ne consentano e ne chiariscano un’idonea restituzione geometrica. E’ materia di ricerca quell’ architettura che utilizza “forme” dalla matrice geometrica apparentemente incomprensibile… Si vogliono analizzare opere del recente passato, ma anche interventi del contemporaneo, dove ci si è serviti delle disponibilità offerte dal mondo dell’informatica, permettendo operazioni di manipolazione formale. In entrambi i casi l’opera rappresenta una raffinata istanza di forma, istanza per la quale la materia soggiace al volere dell’architetto che la plasma, la distorce e la ricompone in un gioco sapiente. Tanto l’architettura, quella vera, quanto la performance, lavorano sulla superficie; il piano resta, forse, solo quello di calpestio. Ci si deve dotare di nuovi strumenti e tecniche di rappresentazione idonei alla costruzione, e comunicazione, del progetto. La ricerca prende le prime mosse da uno studio approfondito della trattatistica storica, andando a riprendere le superfici che l’architetto ha adottato nel corso dei secoli. Un repertorio di superfici geometriche viene disposto come tavolozza di forme complesse, riscontrabili direttamente nella genesi geometrica di manufatti del moderno, quando la rappresentazione si serviva di metodi tradizionali, e il Computer era solo un miraggio. La fase successiva tratta le superfici “contemporanee”: NURBS, geometrie digitali indispensabili al progetto di architettura contemporanea, così significative della spinta forte verso la ricerca sulle stravaganze della forma abitativa. I referenti costruttivi sono riscontrabili nell’ingegneria aeronavale, dove la curva è una costante, ma è proprio nelle superfici curve che le NURBS sfoggiano tutto il loro potenziale, dal momento in cui l’architettura si fa sempre più corpo dinamico. Particolare attenzione qui è rivolta alle superfici più complesse: Skinned, Swept, Spine,… La fase successiva è focalizzata sulle tecniche di costruzione, e rappresentazione, della forma complessa. Oggi due tendenze si sono fatte strada: da una parte la deformazione colpisce l’oggetto come corpo fluido, liquido, a cui è stato dato il nome di Blob: qui la tecnica di costruzione della forma è demandata al solo uso delle superfici NURBS; dall’altra il Decostruttivismo digitale progetta partendo da forme pure: parallelepipedi, cilindri, sfere,…, che deforma in un secondo momento servendosi delle regole dell’anamorfosi e della prospettiva solida, del morphing, del warping. Si attinge anche alle leggi delle forme naturali, antropomorfe, ma non basta… Varie tecniche sono state approntate per l’indagine conoscitiva e progettuale della forma libera, come il Reverse Modeling. Il progettista si comporta come uno scultore che modella una “maquette di argilla”, da rilevare con uno Scanner 3D o un Robot palpatore, ottenendo un modello digitale da rielaborare per il progetto, il fine è la realizzazione di un prototipo perfettibile. L’architettura così può avvicinarsi sempre più ad un kit di montaggio.

Superfici: La pelle dell’@rchitettura Contemporanea

CIAMMAICHELLA, MASSIMILIANO
2002-01-01

Abstract

Lo scenario architettonico, recente e passato, è costellato da opere la cui matrice geometrica è apparentemente incomprensibile, l’angolo retto è risparmiato dall’uso di forme libere avvolgenti, “difficili” da codificare in prima analisi… Il tema della deformazione plastica, della modellazione superficiale, della tensione alla distorsione della materia, affiora in svariati manufatti; tali oggetti pongono spesso un problema di riconoscimento nell’individuazione delle superfici che li compongono e li determinano. Da ciò nasce l’esigenza di indagarne la matrice geometrica per risalire alla “regola”. Spesso capita però di imbattersi in oggetti la cui intelligibilità è ambigua, che rifuggono dalla codificazione in superfici note, ed è necessario approntare strumenti altri, “algoritmi”, indispensabili ad una lettura scientificamente corretta. Analizzando i processi grafici e costruttivi, si ripercorre la genesi dell’opera, al fine di reperire i metodi che ne consentano e ne chiariscano un’idonea restituzione geometrica. E’ materia di ricerca quell’ architettura che utilizza “forme” dalla matrice geometrica apparentemente incomprensibile… Si vogliono analizzare opere del recente passato, ma anche interventi del contemporaneo, dove ci si è serviti delle disponibilità offerte dal mondo dell’informatica, permettendo operazioni di manipolazione formale. In entrambi i casi l’opera rappresenta una raffinata istanza di forma, istanza per la quale la materia soggiace al volere dell’architetto che la plasma, la distorce e la ricompone in un gioco sapiente. Tanto l’architettura, quella vera, quanto la performance, lavorano sulla superficie; il piano resta, forse, solo quello di calpestio. Ci si deve dotare di nuovi strumenti e tecniche di rappresentazione idonei alla costruzione, e comunicazione, del progetto. La ricerca prende le prime mosse da uno studio approfondito della trattatistica storica, andando a riprendere le superfici che l’architetto ha adottato nel corso dei secoli. Un repertorio di superfici geometriche viene disposto come tavolozza di forme complesse, riscontrabili direttamente nella genesi geometrica di manufatti del moderno, quando la rappresentazione si serviva di metodi tradizionali, e il Computer era solo un miraggio. La fase successiva tratta le superfici “contemporanee”: NURBS, geometrie digitali indispensabili al progetto di architettura contemporanea, così significative della spinta forte verso la ricerca sulle stravaganze della forma abitativa. I referenti costruttivi sono riscontrabili nell’ingegneria aeronavale, dove la curva è una costante, ma è proprio nelle superfici curve che le NURBS sfoggiano tutto il loro potenziale, dal momento in cui l’architettura si fa sempre più corpo dinamico. Particolare attenzione qui è rivolta alle superfici più complesse: Skinned, Swept, Spine,… La fase successiva è focalizzata sulle tecniche di costruzione, e rappresentazione, della forma complessa. Oggi due tendenze si sono fatte strada: da una parte la deformazione colpisce l’oggetto come corpo fluido, liquido, a cui è stato dato il nome di Blob: qui la tecnica di costruzione della forma è demandata al solo uso delle superfici NURBS; dall’altra il Decostruttivismo digitale progetta partendo da forme pure: parallelepipedi, cilindri, sfere,…, che deforma in un secondo momento servendosi delle regole dell’anamorfosi e della prospettiva solida, del morphing, del warping. Si attinge anche alle leggi delle forme naturali, antropomorfe, ma non basta… Varie tecniche sono state approntate per l’indagine conoscitiva e progettuale della forma libera, come il Reverse Modeling. Il progettista si comporta come uno scultore che modella una “maquette di argilla”, da rilevare con uno Scanner 3D o un Robot palpatore, ottenendo un modello digitale da rielaborare per il progetto, il fine è la realizzazione di un prototipo perfettibile. L’architettura così può avvicinarsi sempre più ad un kit di montaggio.
2002
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/5284
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