Come è noto, gli effetti dei cambiamenti del disciplinare manifestatisi a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, furono provocati indirettamente dalla persistenza di paradigmi e approcci datati, direttamente dalla natura dei cambiamenti. Il dispiegarsi inaspettato quanto travolgente delle ‘forme di architetture’ che hanno indotto a parlare di “architettura post-vitruviana” (Forster, 2006) per spiegare la portata della svolta degli anni ’90, ha potuto trasformare il disciplinare sino a provocarne una parziale alienazione, grazie anche alla arretratezza di alcuni dei capisaldi più rappresentativi di esso. Il saggio in oggetto, lungi dall’affrontare l’insieme dei problemi e delle questioni comportati dallo scarto tra i cambiamenti del disciplinare e le antiche certezze di esso, si limita innanzitutto a suggerire un compito di portata generale: quello della definizione di una “tipologia dei procedimenti progettuali”. La mossa non è elusiva. Se correttamente intesa, può far intravvedere un modo per districarsi nella congerie delle ‘forme di progettazioni’ proliferate senza quasi incontrare resistenza, e nello stesso tempo per acquisire una maggiore consapevolezza del proprio operare progettuale. Il saggio mette poi a fuoco uno dei tipi di procedimenti progettuali – la “progettazione critica” –, sulla scorta delle personali esperienze condotte negli ambiti di ricerca, didattica e professionale. Questo ultimo è infatti il tema centrale del saggio; un tema allo stesso tempo parziale e cruciale, che potrebbe costituire un esempio di applicazione operativa della tipologia dei procedimenti progettuali. Il saggio si struttura in una introduzione e quattro parti. All’introduzione è affidato il compito di illustrare le ragioni del saggio. Queste appaiono in stretta relazione con i cambiamenti cui si è accennato in apertura. Nella prima parte si tratta dello stato presente del disciplinare e dei contesti politico, economico, sociale e culturale, giusta l’esigenza di circoscrivere e circostanziare le condizioni di partenza dell’approccio alla tematica del saggio. Così, dopo aver richiamato i contributi teorici sulla “architettura” (sulla “progettazione architettonica”) e sulla città (sulla “progettazione urbana”) maturati nei tre decenni che precedettero la svolta degli anni ’90, si prova ad argomentare proprio sulle differenze tra “architettura” e “progettazione architettonica”. Si accenna poi ai cambiamenti contestuali che hanno variamente influenzato le pratiche progettuali. Nella seconda parte si perora la causa di una “tipologia dei procedimenti progettuali”. Alla definizione della nozione di “tipo di procedimento progettuale” segue l’identificazione dei tratti di base, ovvero la definizione dei caratteri e delle operazioni ad esso associati. La seconda parte si chiude con un tentativo di applicazione della classificazione tipologica dei procedimenti progettuali, che vede coinvolti architetti moderni e architetti contemporanei. Nella terza parte si affronta il profilo del tipo di procedimento progettuale denominato “progettazione critica”. A tal fine si prende le mosse dalla esplicitazione della ‘specie’ di architettura che si persegue con la “progettazione critica”, in risposta all’esigenza di esplicitazione del rapporto di implicazione tra “architettura” e “progettazione architettonica”. Nel tentativo di inquadrare tale tipo di procedimento progettuale si chiamano in causa le arti e le scienze – gli “alimentatori culturali”. L’intento è stato quello di prendere posizione, dopo aver ricordato che storicamente ricorrenti sono stati i moti di avvicinamento e distanziamento della “progettazione architettonica” nei confronti delle arti e delle scienze. Segue l’elencazione dei caratteri di base della “progettazione critica”. L’insieme di essi lascia trasparire l’intento di saldare la collocazione epistemologica del tipo di procedimento in causa con i modi della articolazione operativa di esso. Ciò consente finalmente di trattare delle operazioni della “progettazione critica”. Lo sforzo al riguardo è stato duplice. Da un lato si è evitato di legare alcune delle operazioni a scale particolari, dall’altro lato si è cercato di allargare il campo chiamando in causa fasi e attori di solito trascurati (ignorati). Nella quarta e ultima parte si esplicita il supplemento operativo della “progettazione critica” – la “critica della Progettazione”. Si precisa che il rovesciamento della locuzione può essere messo in atto soltanto a determinate condizioni. Quindi che esso richiede una cura particolare nella selezione dei precedenti disciplinari da ri-visitare, per dare corso alla sua esplicazione.

La progettazione critica. Un tipo di procedimento progettuale

LOVERO, PASQUALE
2008-01-01

Abstract

Come è noto, gli effetti dei cambiamenti del disciplinare manifestatisi a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, furono provocati indirettamente dalla persistenza di paradigmi e approcci datati, direttamente dalla natura dei cambiamenti. Il dispiegarsi inaspettato quanto travolgente delle ‘forme di architetture’ che hanno indotto a parlare di “architettura post-vitruviana” (Forster, 2006) per spiegare la portata della svolta degli anni ’90, ha potuto trasformare il disciplinare sino a provocarne una parziale alienazione, grazie anche alla arretratezza di alcuni dei capisaldi più rappresentativi di esso. Il saggio in oggetto, lungi dall’affrontare l’insieme dei problemi e delle questioni comportati dallo scarto tra i cambiamenti del disciplinare e le antiche certezze di esso, si limita innanzitutto a suggerire un compito di portata generale: quello della definizione di una “tipologia dei procedimenti progettuali”. La mossa non è elusiva. Se correttamente intesa, può far intravvedere un modo per districarsi nella congerie delle ‘forme di progettazioni’ proliferate senza quasi incontrare resistenza, e nello stesso tempo per acquisire una maggiore consapevolezza del proprio operare progettuale. Il saggio mette poi a fuoco uno dei tipi di procedimenti progettuali – la “progettazione critica” –, sulla scorta delle personali esperienze condotte negli ambiti di ricerca, didattica e professionale. Questo ultimo è infatti il tema centrale del saggio; un tema allo stesso tempo parziale e cruciale, che potrebbe costituire un esempio di applicazione operativa della tipologia dei procedimenti progettuali. Il saggio si struttura in una introduzione e quattro parti. All’introduzione è affidato il compito di illustrare le ragioni del saggio. Queste appaiono in stretta relazione con i cambiamenti cui si è accennato in apertura. Nella prima parte si tratta dello stato presente del disciplinare e dei contesti politico, economico, sociale e culturale, giusta l’esigenza di circoscrivere e circostanziare le condizioni di partenza dell’approccio alla tematica del saggio. Così, dopo aver richiamato i contributi teorici sulla “architettura” (sulla “progettazione architettonica”) e sulla città (sulla “progettazione urbana”) maturati nei tre decenni che precedettero la svolta degli anni ’90, si prova ad argomentare proprio sulle differenze tra “architettura” e “progettazione architettonica”. Si accenna poi ai cambiamenti contestuali che hanno variamente influenzato le pratiche progettuali. Nella seconda parte si perora la causa di una “tipologia dei procedimenti progettuali”. Alla definizione della nozione di “tipo di procedimento progettuale” segue l’identificazione dei tratti di base, ovvero la definizione dei caratteri e delle operazioni ad esso associati. La seconda parte si chiude con un tentativo di applicazione della classificazione tipologica dei procedimenti progettuali, che vede coinvolti architetti moderni e architetti contemporanei. Nella terza parte si affronta il profilo del tipo di procedimento progettuale denominato “progettazione critica”. A tal fine si prende le mosse dalla esplicitazione della ‘specie’ di architettura che si persegue con la “progettazione critica”, in risposta all’esigenza di esplicitazione del rapporto di implicazione tra “architettura” e “progettazione architettonica”. Nel tentativo di inquadrare tale tipo di procedimento progettuale si chiamano in causa le arti e le scienze – gli “alimentatori culturali”. L’intento è stato quello di prendere posizione, dopo aver ricordato che storicamente ricorrenti sono stati i moti di avvicinamento e distanziamento della “progettazione architettonica” nei confronti delle arti e delle scienze. Segue l’elencazione dei caratteri di base della “progettazione critica”. L’insieme di essi lascia trasparire l’intento di saldare la collocazione epistemologica del tipo di procedimento in causa con i modi della articolazione operativa di esso. Ciò consente finalmente di trattare delle operazioni della “progettazione critica”. Lo sforzo al riguardo è stato duplice. Da un lato si è evitato di legare alcune delle operazioni a scale particolari, dall’altro lato si è cercato di allargare il campo chiamando in causa fasi e attori di solito trascurati (ignorati). Nella quarta e ultima parte si esplicita il supplemento operativo della “progettazione critica” – la “critica della Progettazione”. Si precisa che il rovesciamento della locuzione può essere messo in atto soltanto a determinate condizioni. Quindi che esso richiede una cura particolare nella selezione dei precedenti disciplinari da ri-visitare, per dare corso alla sua esplicazione.
2008
9788875431853
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