La prima indagine sulla cultura della moda negli anni 80, utilizzando il classico artificio storiografico dell’analisi del decennio. In questo caso anche un periodo di trasformazioni molto ingombranti sul piano politico, sociale e culturale. Per l’Italia. uscita dall’oscurità degli anni di piombo, questi sono gli anni dell’affermazione del made in Italy – inteso come marchio di un prodotto di qualità, sia per forma che significati, che trova nella moda una delle sue più significative declinazioni. I designer italiani (gli stilisti) sono nominati in tutto il mondo non solo come creatori di abiti, ma anche come imprenditori, comunicatori e maestri di uno stile che entra prepotentemente sulla scena internazionale. L’immagine di un‘Italia vincente è anche consacrata nel 1982 dalla vittoria ai Mondiali di calcio. Ma quel che rimane di quel decennio nella memoria ravvicinata è spesso solo un accumulo di eccessi che offusca le differenze. Cosa sono stati allora veramente gli anni ’80? Solo edonismo reaganiano, decor neobarocco e paesaggio postmoderno o anche la creatività dissacrante e costruttiva dell’underground? Solo la nascita del total look e del lusso delle griffe o anche lo strutturarsi di un sistema che porterà la moda a essere un potente motore dell’economia italiana? Creatività e novità sono le parole chiave di un periodo che sembra sfuggire a ogni precisa definizione nelle sue contraddizioni apparenti. C’è il ritorno alla professionalità, all’ufficialità dopo la contestazione, che trova però espressione nello street style. Nello stesso tempo la “rivoluzione” conservatrice del libero mercato di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher inizia una ambigua riabilitazione della ricchezza e della sua ostentazione. Il culto delle celebrities, la celebrazione dell’io a discapito del sociale, la ricerca esasperata del look giusto. La moda non è più unicamente un insieme di vestiti e accessori, ma un dispositivo complesso, oltre che specchio di una società in rapido e continuo cambiamento. Dalle sfilate di moda, alle pagine dei giornali, ai video musicali, alle gallerie d’arte, l’energia che il punk aveva liberato sfocia in un flusso ininterrotto di immagini. Il libro, pubblicato in occasione della mostra omonima, è un percorso analitico ma anche visionario e creativo attraverso le immagini che hanno costruito gli anni ’80. Procede per temi e tre sono le sezioni: “SUPERBODY” atmosfera diurna, per un corpo plastico, costruito, nudo. “TRANSBODY” atmosfera notturna per un corpo travestito, trasfigurato, truccato, eccessivo, transgender. “POSTBODY” quando il corpo si smaterializza, e il vestito diventa un fatto mentale. Il libro si avvale anche dei contributi di testimoni, osservatori e studiosi di rilievo internazionale.
Excess: Moda e underground negli anni '80
FRISA, MARIA LUISA;
2004-01-01
Abstract
La prima indagine sulla cultura della moda negli anni 80, utilizzando il classico artificio storiografico dell’analisi del decennio. In questo caso anche un periodo di trasformazioni molto ingombranti sul piano politico, sociale e culturale. Per l’Italia. uscita dall’oscurità degli anni di piombo, questi sono gli anni dell’affermazione del made in Italy – inteso come marchio di un prodotto di qualità, sia per forma che significati, che trova nella moda una delle sue più significative declinazioni. I designer italiani (gli stilisti) sono nominati in tutto il mondo non solo come creatori di abiti, ma anche come imprenditori, comunicatori e maestri di uno stile che entra prepotentemente sulla scena internazionale. L’immagine di un‘Italia vincente è anche consacrata nel 1982 dalla vittoria ai Mondiali di calcio. Ma quel che rimane di quel decennio nella memoria ravvicinata è spesso solo un accumulo di eccessi che offusca le differenze. Cosa sono stati allora veramente gli anni ’80? Solo edonismo reaganiano, decor neobarocco e paesaggio postmoderno o anche la creatività dissacrante e costruttiva dell’underground? Solo la nascita del total look e del lusso delle griffe o anche lo strutturarsi di un sistema che porterà la moda a essere un potente motore dell’economia italiana? Creatività e novità sono le parole chiave di un periodo che sembra sfuggire a ogni precisa definizione nelle sue contraddizioni apparenti. C’è il ritorno alla professionalità, all’ufficialità dopo la contestazione, che trova però espressione nello street style. Nello stesso tempo la “rivoluzione” conservatrice del libero mercato di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher inizia una ambigua riabilitazione della ricchezza e della sua ostentazione. Il culto delle celebrities, la celebrazione dell’io a discapito del sociale, la ricerca esasperata del look giusto. La moda non è più unicamente un insieme di vestiti e accessori, ma un dispositivo complesso, oltre che specchio di una società in rapido e continuo cambiamento. Dalle sfilate di moda, alle pagine dei giornali, ai video musicali, alle gallerie d’arte, l’energia che il punk aveva liberato sfocia in un flusso ininterrotto di immagini. Il libro, pubblicato in occasione della mostra omonima, è un percorso analitico ma anche visionario e creativo attraverso le immagini che hanno costruito gli anni ’80. Procede per temi e tre sono le sezioni: “SUPERBODY” atmosfera diurna, per un corpo plastico, costruito, nudo. “TRANSBODY” atmosfera notturna per un corpo travestito, trasfigurato, truccato, eccessivo, transgender. “POSTBODY” quando il corpo si smaterializza, e il vestito diventa un fatto mentale. Il libro si avvale anche dei contributi di testimoni, osservatori e studiosi di rilievo internazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.