Il saggio esamina la diffusione di due membrature costruttive (le piattabande e gli architravi tripartiti) nell'architettura lagunare dei Quattro e Cinquecento. Una delle prime apparizioni della piattabanda a Venezia è costituita dall'arcosoglio lapideo incluso nelle muraglie dell'Arco Foscari, in Palazzo Ducale, una membratura che rappresenta un unicun per la città lagunare, per dimensioni (più di 5 metri di ampiezza), per materiale impiegato (pietra) e per intaglio (conci dotati di doppia dentellatura), innalzata nei primi anni '60 del XV secolo. La piattabanda ducale si propone quale citazione testuale di una membratura romana (in area adriatica le Porte del Palazzo di Diocleziano a Spalato e il Mausoleo di Teodorico a Ravenna), che nella sua fedeltà ed erudizione segnala la presenza nel cantiere ducale medio quattrocentesco di una cultura antiquaria attenta e sensibile alla sostanza materiale, oltre che alle forme, dell’architettura classica. Nel XVI secolo piattabande laterizie appariranno nel palladiano Convento della Carità, anch'esse ispirate ad un altro caso antico: la romana Crypta Balbi, o Portico di Pompeio. Assieme alle piattabande in città fa la sua comparsa anche l'architrave divisa in tre pezzi, con una prima apparizione nel monumento di Vettor Cappello a Sant'Elena (VII decennio del XV sec.) e nelle logge del cortile interno di Palazzo Grimani a S. Maria Formosa (inizi del IV decennio del XVI sec.), soluzione costruttiva probabilmente suggerita da Sebastiano Serlio. Sempre nel '500 lagunare l'architrave tripartito, connesso alla parete, verrà proposta nella Zecca sansoviniana, in San Sebastiano e nel prospetto palladiano di San Francesco della Vigna. Dopo di allora l’architrave tripartito verrà adottato senza riserve dalla cultura edificatoria veneta, con numerosi esempi. Contrariamente al sistema costruttivo della piattabanda, che produce spinte laterali tali da richiedere una stabilità delle spalle d’appoggio nei fatti difficilmente ottenibile in Laguna, la tripartizione del corpo delle membrature architravate (associata ad un arco di scarico superiore), in grado di sopportare disarticolazioni pronunciate conservando l’efficienza strutturale, è stata dunque particolarmente apprezzata dalle maestranze locali, che vi hanno riconosciuto le capacità di assorbire senza danni gli onnipresenti cedimenti sofferti dalle fabbriche dell’estuario.
Plates-bandes et architraves en trois parties dans la Venise des XVe et XVIe siècles
PIANA, MARIO
2012-01-01
Abstract
Il saggio esamina la diffusione di due membrature costruttive (le piattabande e gli architravi tripartiti) nell'architettura lagunare dei Quattro e Cinquecento. Una delle prime apparizioni della piattabanda a Venezia è costituita dall'arcosoglio lapideo incluso nelle muraglie dell'Arco Foscari, in Palazzo Ducale, una membratura che rappresenta un unicun per la città lagunare, per dimensioni (più di 5 metri di ampiezza), per materiale impiegato (pietra) e per intaglio (conci dotati di doppia dentellatura), innalzata nei primi anni '60 del XV secolo. La piattabanda ducale si propone quale citazione testuale di una membratura romana (in area adriatica le Porte del Palazzo di Diocleziano a Spalato e il Mausoleo di Teodorico a Ravenna), che nella sua fedeltà ed erudizione segnala la presenza nel cantiere ducale medio quattrocentesco di una cultura antiquaria attenta e sensibile alla sostanza materiale, oltre che alle forme, dell’architettura classica. Nel XVI secolo piattabande laterizie appariranno nel palladiano Convento della Carità, anch'esse ispirate ad un altro caso antico: la romana Crypta Balbi, o Portico di Pompeio. Assieme alle piattabande in città fa la sua comparsa anche l'architrave divisa in tre pezzi, con una prima apparizione nel monumento di Vettor Cappello a Sant'Elena (VII decennio del XV sec.) e nelle logge del cortile interno di Palazzo Grimani a S. Maria Formosa (inizi del IV decennio del XVI sec.), soluzione costruttiva probabilmente suggerita da Sebastiano Serlio. Sempre nel '500 lagunare l'architrave tripartito, connesso alla parete, verrà proposta nella Zecca sansoviniana, in San Sebastiano e nel prospetto palladiano di San Francesco della Vigna. Dopo di allora l’architrave tripartito verrà adottato senza riserve dalla cultura edificatoria veneta, con numerosi esempi. Contrariamente al sistema costruttivo della piattabanda, che produce spinte laterali tali da richiedere una stabilità delle spalle d’appoggio nei fatti difficilmente ottenibile in Laguna, la tripartizione del corpo delle membrature architravate (associata ad un arco di scarico superiore), in grado di sopportare disarticolazioni pronunciate conservando l’efficienza strutturale, è stata dunque particolarmente apprezzata dalle maestranze locali, che vi hanno riconosciuto le capacità di assorbire senza danni gli onnipresenti cedimenti sofferti dalle fabbriche dell’estuario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.