Che cos’è il restauro? Ancora oggi, oggi forse più che mai, molti – e non soltanto tra gli specialisti – pongono e si pongono la domanda; e molti, bene o male, da circa duecentocinquant’anni, hanno tentato di dare una risposta, magari confondendo – parafrasando Viollet Le Duc – “la parola con la cosa”. Una definizione, sempreché riconosciamo un senso al tentativo , risulta difficile da dare e, ancor più, da concordare. Neppure facendo ricorso all’analisi etimologica, infatti, pare si riesca a rintracciare, nel passato, l’origine stessa di questa ambigua parola. Eppure tutti concordiamo invece, generalmente, sulla definizione di un termine ad esso spesso affiancato o assimilato: quello di conservazione, che risulta essere tra l’altro più ‘democratico’ nei confronti degli oggetti con i quali normalmente entra in relazione. Si conserva infatti la Gioconda entro una semplice teca climatizzata in una sala del Louvre; e si conserva una porzione di tonno dentro una scatoletta di latta nel frigorifero (in entrambi i casi lo scopo dell’operazione è, unicamente, quello di fare durare il più a lungo possibile l’oggetto al quale attribuiamo un determinato valore). Al contrario, nel momento in cui ci trovassimo a dover restaurare la Gioconda, probabilmente, non riusciremmo neppure rispondere al “cosa-perché-come” (si restaura); per non parlare poi delle difficoltà; anche soltanto ‘concettuali’, del restaurare un etto di tonno. Perciò – ci direbbe probabilmente un filosofo decostruzionista - potrebbe essere il caso di non prendere troppo sul serio la domanda; e, magari, di lavorarvi sopra in modo critico e creativo.
Passato e postmoderno. Il restauro come metalinguaggio
PIRAZZOLI, NULLO
2007-01-01
Abstract
Che cos’è il restauro? Ancora oggi, oggi forse più che mai, molti – e non soltanto tra gli specialisti – pongono e si pongono la domanda; e molti, bene o male, da circa duecentocinquant’anni, hanno tentato di dare una risposta, magari confondendo – parafrasando Viollet Le Duc – “la parola con la cosa”. Una definizione, sempreché riconosciamo un senso al tentativo , risulta difficile da dare e, ancor più, da concordare. Neppure facendo ricorso all’analisi etimologica, infatti, pare si riesca a rintracciare, nel passato, l’origine stessa di questa ambigua parola. Eppure tutti concordiamo invece, generalmente, sulla definizione di un termine ad esso spesso affiancato o assimilato: quello di conservazione, che risulta essere tra l’altro più ‘democratico’ nei confronti degli oggetti con i quali normalmente entra in relazione. Si conserva infatti la Gioconda entro una semplice teca climatizzata in una sala del Louvre; e si conserva una porzione di tonno dentro una scatoletta di latta nel frigorifero (in entrambi i casi lo scopo dell’operazione è, unicamente, quello di fare durare il più a lungo possibile l’oggetto al quale attribuiamo un determinato valore). Al contrario, nel momento in cui ci trovassimo a dover restaurare la Gioconda, probabilmente, non riusciremmo neppure rispondere al “cosa-perché-come” (si restaura); per non parlare poi delle difficoltà; anche soltanto ‘concettuali’, del restaurare un etto di tonno. Perciò – ci direbbe probabilmente un filosofo decostruzionista - potrebbe essere il caso di non prendere troppo sul serio la domanda; e, magari, di lavorarvi sopra in modo critico e creativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.