John Quentin Hejduk (New York, 1929-2000). L’architettura era per lui una vocazione, una forma morale, una condizione della grazia. Un universo in espansione ancora tutto da indagare. Come un profeta affidò la propria visione solenne alla poesia, alla pittura, al progetto, per scrutare quelle vastità infinite intrise del dolore dell’uomo. Con questa tensione ogni sua opera concorreva a edificare il progetto: il riscatto dall’insignificanza, la speranza della redenzione. Per oltre quarant’anni insegnò e diresse la Irwin S. Chanin School of Architecture alla Cooper Union for the Advancement of Science and art a New York, lasciando impressa nella fragilità dell’architettura l’indelebile impronta della sua tenerezza.
JOHN HEJDUK: INCARNATIO
RIZZI, RENATO
2010-01-01
Abstract
John Quentin Hejduk (New York, 1929-2000). L’architettura era per lui una vocazione, una forma morale, una condizione della grazia. Un universo in espansione ancora tutto da indagare. Come un profeta affidò la propria visione solenne alla poesia, alla pittura, al progetto, per scrutare quelle vastità infinite intrise del dolore dell’uomo. Con questa tensione ogni sua opera concorreva a edificare il progetto: il riscatto dall’insignificanza, la speranza della redenzione. Per oltre quarant’anni insegnò e diresse la Irwin S. Chanin School of Architecture alla Cooper Union for the Advancement of Science and art a New York, lasciando impressa nella fragilità dell’architettura l’indelebile impronta della sua tenerezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.