La fortuna della ricerca archivistica ha permesso di recuperare e poter attribuire un disegno a penna (poi acquerellato) all’artista bolognese Giovanni Battista Frulli per il monumento Caselli che fu eseguito nel 1813. E’ interessante vedere che nel periodo napoleonico i monumenti funebri potevano essere assenti di simbologie religiose, mentre invece, venivano indicati elementi più o meno “leggibili” sulla vita e le imprese del defunto. A Bologna, proprio in questo periodo neoclassico, si propone una visione della morte come una dolorosa dipartita ove, superati i dolorosi momenti della malattia, si evidenzia la disperazione dei congiunti. L’opera del Frulli è la prima e quindi fu realizzata con quadratura prospettica ed elementi architettonici di origine classica utilizzando la tecnica pittorica che era ancora una forte tradizione post-bibienesca. Contrariamente all’interpretazione artistico canoviana dell’Antico, egli ambientò la scena del “commiato” in un contesto coevo di abitazione, offrendoci l’opportunità di apprezzare una sobria ed elegante mobilia emiliana. Il tema realistico del commiato del defunto, molto caro all’iconografia funeraria locale, è presente nella Certosa di Bologna in diversi sepolcri, dipinti o in bassorilievo, quali il Rusconi, realizzato dallo stesso Frulli ed in quelli Landini, Tinti, Picoski.
Giovannni Battista Frulli (Bologna 1765 - ivi 1837)Progetto per il monumento Caselli
LUCCHESE, VINCENZO
2010-01-01
Abstract
La fortuna della ricerca archivistica ha permesso di recuperare e poter attribuire un disegno a penna (poi acquerellato) all’artista bolognese Giovanni Battista Frulli per il monumento Caselli che fu eseguito nel 1813. E’ interessante vedere che nel periodo napoleonico i monumenti funebri potevano essere assenti di simbologie religiose, mentre invece, venivano indicati elementi più o meno “leggibili” sulla vita e le imprese del defunto. A Bologna, proprio in questo periodo neoclassico, si propone una visione della morte come una dolorosa dipartita ove, superati i dolorosi momenti della malattia, si evidenzia la disperazione dei congiunti. L’opera del Frulli è la prima e quindi fu realizzata con quadratura prospettica ed elementi architettonici di origine classica utilizzando la tecnica pittorica che era ancora una forte tradizione post-bibienesca. Contrariamente all’interpretazione artistico canoviana dell’Antico, egli ambientò la scena del “commiato” in un contesto coevo di abitazione, offrendoci l’opportunità di apprezzare una sobria ed elegante mobilia emiliana. Il tema realistico del commiato del defunto, molto caro all’iconografia funeraria locale, è presente nella Certosa di Bologna in diversi sepolcri, dipinti o in bassorilievo, quali il Rusconi, realizzato dallo stesso Frulli ed in quelli Landini, Tinti, Picoski.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.