Il complesso monumentale neoclassico della Certosa in Bologna offre al visitatore attento ed allo studioso esempi di alta qualità architettonica, coniugata in generale con sculture e decori pittorici, che venivano richiesti e comunque contemplati alla presentazione del progetto presso la Civica Amministrazione. Nel periodo repubblicano e regio poi, i luoghi pubblici vennero concepiti come spazi laici improntati all’esaltazione del governo e dei doveri del cittadino, con accenti alla rettitudine del “sapere illuminato”. Le realizzazioni di cippi, monumenti o grandi “memorie” funebri dovevano adeguarsi a quel nuovo clima sociopolitico, tralasciando le simbologie di un credo religioso. Gli architetti ed artisti proposero come tematiche episodi militari, storie della classicità greco/romana, allegorie della Pietà, della Carità, della Forza, dell’Amor Patrio, e sovente celate simbologie della Libera Muratoria. Fra queste tematiche di un ideale catalogo si impongono per bellezza compositiva e preziosità d’esecuzione quei monumenti in rilievo o dipinti a quadratura che presentano “scene di commiato”. Vere opere d’arte che risultano compositivamente calibrate per le proporzioni, le quinte di persone e gli arredi d’epoca, pervasi da una infinita, pacata tristezza, testimonianza di un granitico amore coniugale e familiare. L’impianto architettonico, posto nello spazio di un vano d’arco di matrice tesiana (Mauro Tesi, Bologna 1730-1766), come supporto ai monumenti è sempre concepito come progressiva sovrapposizione di un primo e secondo zoccolo, di un basamento, di un arca e sua pietra di copertura da una soprastante epigrafe. Su tutto poi, un lungo bassorilievo, supporto a varie cornici che sono di sostegno a figure dolenti o giovani geni che mostrano entro un medaglione il defunto. A questa tipologia artistico-compositiva si rifà ad esempio il monumento Caselli, ideato nel 1813 da Giovan Battista Frulli (1765-1837), architetto quadraturista ed Accademico Clementino.
Scene di commiato nel cimitero della Certosa in epoca neoclassica
LUCCHESE, VINCENZO
2009-01-01
Abstract
Il complesso monumentale neoclassico della Certosa in Bologna offre al visitatore attento ed allo studioso esempi di alta qualità architettonica, coniugata in generale con sculture e decori pittorici, che venivano richiesti e comunque contemplati alla presentazione del progetto presso la Civica Amministrazione. Nel periodo repubblicano e regio poi, i luoghi pubblici vennero concepiti come spazi laici improntati all’esaltazione del governo e dei doveri del cittadino, con accenti alla rettitudine del “sapere illuminato”. Le realizzazioni di cippi, monumenti o grandi “memorie” funebri dovevano adeguarsi a quel nuovo clima sociopolitico, tralasciando le simbologie di un credo religioso. Gli architetti ed artisti proposero come tematiche episodi militari, storie della classicità greco/romana, allegorie della Pietà, della Carità, della Forza, dell’Amor Patrio, e sovente celate simbologie della Libera Muratoria. Fra queste tematiche di un ideale catalogo si impongono per bellezza compositiva e preziosità d’esecuzione quei monumenti in rilievo o dipinti a quadratura che presentano “scene di commiato”. Vere opere d’arte che risultano compositivamente calibrate per le proporzioni, le quinte di persone e gli arredi d’epoca, pervasi da una infinita, pacata tristezza, testimonianza di un granitico amore coniugale e familiare. L’impianto architettonico, posto nello spazio di un vano d’arco di matrice tesiana (Mauro Tesi, Bologna 1730-1766), come supporto ai monumenti è sempre concepito come progressiva sovrapposizione di un primo e secondo zoccolo, di un basamento, di un arca e sua pietra di copertura da una soprastante epigrafe. Su tutto poi, un lungo bassorilievo, supporto a varie cornici che sono di sostegno a figure dolenti o giovani geni che mostrano entro un medaglione il defunto. A questa tipologia artistico-compositiva si rifà ad esempio il monumento Caselli, ideato nel 1813 da Giovan Battista Frulli (1765-1837), architetto quadraturista ed Accademico Clementino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.