La quotidianità delle rovine urbane che per secoli hanno abitato come presenze familiari l'ambiente di vita dei cittadini e dei viaggiatori, nel corso del Novecento è andata perduta: soltanto artisti, poeti e paesaggisti hanno continuato a interagire con le archeologie, facendole vivere come catalizzatori di energie narrative, per svelarne presenza e poesia, o per immaginare nuove dimensioni del tempo e diverse idee di bellezza. L’uso pubblico della storia e le rovine strumentali dei regimi totalitari, l’ oggettività delle indagini scientifiche e l’abuso iconografico hanno contribuito ad allontanarci da quei frammenti che, ricomposti nel quadro di un paesaggio storico, oppure nel nostro immaginario, possono ancora raccontarci innumerevoli storie.
Archeologie del quotidiano. Così lontano, così vicino
MATTEINI, TESSA
2013-01-01
Abstract
La quotidianità delle rovine urbane che per secoli hanno abitato come presenze familiari l'ambiente di vita dei cittadini e dei viaggiatori, nel corso del Novecento è andata perduta: soltanto artisti, poeti e paesaggisti hanno continuato a interagire con le archeologie, facendole vivere come catalizzatori di energie narrative, per svelarne presenza e poesia, o per immaginare nuove dimensioni del tempo e diverse idee di bellezza. L’uso pubblico della storia e le rovine strumentali dei regimi totalitari, l’ oggettività delle indagini scientifiche e l’abuso iconografico hanno contribuito ad allontanarci da quei frammenti che, ricomposti nel quadro di un paesaggio storico, oppure nel nostro immaginario, possono ancora raccontarci innumerevoli storie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.