Nell'ambito del notabile complesso del mattatoio, realizzato da Gioacchino Ersoch nel 1889-91 nel quartiere romano del Testaccio, lo studio Carmassi ha lavorato, dal 2001, al restauro del padiglione più importante, noto con il nome di “Pelanda dei suini”, e di alcune costruzioni ad esso collegate quali, tra le altre, una galleria per la concia delle pelli e un edificio contenente grandi serbatoi idrici. Il complesso si offre come un tipico esempio di “archeologia industriale”, permanendo in esso quasi tutte le attrezzature che testimoniano le attività che qui si svolgevano: le rotaie metalliche lungo le quali scorrevano le bestie macellate, i tavoli per scuoiare gli animali e le vasche in ghisa per il trattamento delle pelli, le caldaie della centrale termica, i serbatoi in ghisa dell'acqua. Inizialmente destinato ad accogliere un “centro per produzioni culturali e giovanili”, il luogo è successivamente entrato a far parte del MACRO, il museo d'arte contemporanea di Roma, ed utilizzato per attività espositive. Rinnovando un approccio affinato nel corso degli anni, i progettisti hanno optato per una conservazione pressoché integrale dei diversi corpi di fabbrica, con interventi di pulitura e restauro delle pareti in laterizio e dei rivestimenti marmorei, del bugnato esterno in finta pietra e delle cornici a stucco. Un analogo trattamento è stato riservato agli elementi strutturali della fabbrica, integrando, ove necessario, le parti perdute alle attrezzature che costituiscono un insieme di grande suggestione. Il volume illustra la condizione del padiglione prima del restauro e, confrontando differenti versioni del progetto, consente di apprezzare il progressivo affinamento delle soluzioni ideate.
Recupero conservazione riuso : un centro culturale nel Mattatoio di Roma - Massimo Carmassi
CARMASSI, MASSIMO;
2010-01-01
Abstract
Nell'ambito del notabile complesso del mattatoio, realizzato da Gioacchino Ersoch nel 1889-91 nel quartiere romano del Testaccio, lo studio Carmassi ha lavorato, dal 2001, al restauro del padiglione più importante, noto con il nome di “Pelanda dei suini”, e di alcune costruzioni ad esso collegate quali, tra le altre, una galleria per la concia delle pelli e un edificio contenente grandi serbatoi idrici. Il complesso si offre come un tipico esempio di “archeologia industriale”, permanendo in esso quasi tutte le attrezzature che testimoniano le attività che qui si svolgevano: le rotaie metalliche lungo le quali scorrevano le bestie macellate, i tavoli per scuoiare gli animali e le vasche in ghisa per il trattamento delle pelli, le caldaie della centrale termica, i serbatoi in ghisa dell'acqua. Inizialmente destinato ad accogliere un “centro per produzioni culturali e giovanili”, il luogo è successivamente entrato a far parte del MACRO, il museo d'arte contemporanea di Roma, ed utilizzato per attività espositive. Rinnovando un approccio affinato nel corso degli anni, i progettisti hanno optato per una conservazione pressoché integrale dei diversi corpi di fabbrica, con interventi di pulitura e restauro delle pareti in laterizio e dei rivestimenti marmorei, del bugnato esterno in finta pietra e delle cornici a stucco. Un analogo trattamento è stato riservato agli elementi strutturali della fabbrica, integrando, ove necessario, le parti perdute alle attrezzature che costituiscono un insieme di grande suggestione. Il volume illustra la condizione del padiglione prima del restauro e, confrontando differenti versioni del progetto, consente di apprezzare il progressivo affinamento delle soluzioni ideate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.