Il saggio analizza le relazioni tra tempo del processo e forma tecnica nella caratterizzazione e costruzione del paesaggio. Tutta la nostra tradizione culturale sostiene i valori durevoli, ma le condizioni della nostra esistenza attuale ci portano all’accettazione di mutamenti continui, tanto riguardo al tempo che alla forma, fattori imprescindibili e determinanti perché l’architettura e il paesaggio possano vicendevolmente qualificarsi. Oggi molti dei luoghi che accolgono i processi di “funzionamento” del territorio, sono definiti da “forme tecniche” che non prestano attenzione alla loro capacità di conformare il contesto, spesso riducendo la complessità di un paesaggio a quanto può essere accolto da una indifferente applicazione di tecniche più o meno sostenibili in un certo periodo storico. Il tempo e le azioni di uno specifico processo, inevitabilmente definiscono la forma costruita nel rapporto dialettico tra natura e artificio, tra configurazioni permanenti e variabili di ambiti infrastrutturali e funzionali. Del resto è evidente come le trasformazioni di molti paesaggi siano riconducibili proprio a processi di “ordinaria manutenzione” del territorio che, nel produrre forme inconsapevoli, spesso escludono vaste aree dall’azione di un necessario progetto integrato. Queste problematiche sono state prese in esame allo Iuav da alcune tesi di laurea specialistica in architettura per il paesaggio, che hanno indagato le possibili relazioni tra l’intervento architettonico e il progetto di suolo, in una situazione dove il confronto con la “forma instabile” di una realtà singolare, sembra escludere quanto è comunemente prefigurabile nei termini di progetto del paesaggio. Si tratta nello specifico dell’isola delle Tresse, nella laguna di Venezia, luogo conterminato per l’accumulo di fanghi contaminati, derivati dalle opere di dragaggio dei canali portuali, oggi nuova terra emersa dell’estensione di circa 120 ettari in prossimità di Marghera. I progetti interpretano la dinamicità del processo di accumulo, il tempo e le dimensioni legate alle azioni di dragaggio, conferimento e stoccaggio dei fanghi, indirizzando la progressiva costruzione di una struttura formale, capace di accogliere tanto il variare delle azioni, che la reazione a fattori ambientali propri della laguna di Venezia. Il tempo del processo interferisce e si compone con quello del paesaggio, mentre la previsione di azioni di costruzione e decostruzione adotta una variazione ciclica e progressiva della forma. Il progetto d’architettura ricerca attraverso vari scenari le modalità più adeguate ad accogliere anche i processi per l’ordinaria gestione e cura del territorio, per essere parte attiva nella riqualificazione dei paesaggi contemporanei.

Tempo e forma dei paesaggi esclusi

VANORE, MARGHERITA
2008-01-01

Abstract

Il saggio analizza le relazioni tra tempo del processo e forma tecnica nella caratterizzazione e costruzione del paesaggio. Tutta la nostra tradizione culturale sostiene i valori durevoli, ma le condizioni della nostra esistenza attuale ci portano all’accettazione di mutamenti continui, tanto riguardo al tempo che alla forma, fattori imprescindibili e determinanti perché l’architettura e il paesaggio possano vicendevolmente qualificarsi. Oggi molti dei luoghi che accolgono i processi di “funzionamento” del territorio, sono definiti da “forme tecniche” che non prestano attenzione alla loro capacità di conformare il contesto, spesso riducendo la complessità di un paesaggio a quanto può essere accolto da una indifferente applicazione di tecniche più o meno sostenibili in un certo periodo storico. Il tempo e le azioni di uno specifico processo, inevitabilmente definiscono la forma costruita nel rapporto dialettico tra natura e artificio, tra configurazioni permanenti e variabili di ambiti infrastrutturali e funzionali. Del resto è evidente come le trasformazioni di molti paesaggi siano riconducibili proprio a processi di “ordinaria manutenzione” del territorio che, nel produrre forme inconsapevoli, spesso escludono vaste aree dall’azione di un necessario progetto integrato. Queste problematiche sono state prese in esame allo Iuav da alcune tesi di laurea specialistica in architettura per il paesaggio, che hanno indagato le possibili relazioni tra l’intervento architettonico e il progetto di suolo, in una situazione dove il confronto con la “forma instabile” di una realtà singolare, sembra escludere quanto è comunemente prefigurabile nei termini di progetto del paesaggio. Si tratta nello specifico dell’isola delle Tresse, nella laguna di Venezia, luogo conterminato per l’accumulo di fanghi contaminati, derivati dalle opere di dragaggio dei canali portuali, oggi nuova terra emersa dell’estensione di circa 120 ettari in prossimità di Marghera. I progetti interpretano la dinamicità del processo di accumulo, il tempo e le dimensioni legate alle azioni di dragaggio, conferimento e stoccaggio dei fanghi, indirizzando la progressiva costruzione di una struttura formale, capace di accogliere tanto il variare delle azioni, che la reazione a fattori ambientali propri della laguna di Venezia. Il tempo del processo interferisce e si compone con quello del paesaggio, mentre la previsione di azioni di costruzione e decostruzione adotta una variazione ciclica e progressiva della forma. Il progetto d’architettura ricerca attraverso vari scenari le modalità più adeguate ad accogliere anche i processi per l’ordinaria gestione e cura del territorio, per essere parte attiva nella riqualificazione dei paesaggi contemporanei.
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