Per contribuire alla messa a punto di un’agenda urbana per l’Italia ci sembra utile portare all’attenzione due questioni nient’affatto di frontiera, per nulla innovative, ma, piuttosto, necessarie. La prima riconosce un’urgenza nella disparità tra città in termini di accesso fisico-spaziali ai beni pubblici e collettivi. Gli studi e le numerose riflessioni sulla diversa efficienza statica che caratterizza le città europee costituiscono sicuramente il punto di partenza di questo rilievo (Calafati 2009). La seconda, derivata dalla prima, riconosce nella riduzione della soglia d’accesso (fisico) ai beni pubblici, nel miglioramento del tessuto urbano che rende accessibili i beni pubblici, nella walking distance la dimensione rilevante per progettare e verificare il livello di giustizia spaziale all’interno delle nostre città. La ricerca paziente delle dimensioni fisiche e concrete del benessere individuale e collettivo ha contribuito alla formazione di quell’articolato insieme di politiche di welfare orientate a garantire un modello sociale inclusivo. Nonostante questo sforzo, oggi l’Europa si caratterizza per un aumento di disparità tra città in termini di accesso fisico-spaziale ai beni pubblici e collettivi, agli spazi del welfare. Nel tentativo di far fronte a queste disparità, nell’ultimo decennio in alcune città sono stati attivati diversi programmi e progetti con l’obiettivo di costituire e/o rafforzare la trama pubblica, rimediando e migliorando l’accesso pedonale e ciclabile ai servizi e alle attrezzature collettive. La maggior parte di questi programmi e progetti mossi dal comune intento di facilitare e semplificare l’accesso alla trama pubblica fa riferimento a due principali strategie di intervento: il miglioramento e potenziamento del tessuto di connessione tra spazi e attrezzature da un lato e l’intensificarsi della distribuzione e della frequenza degli spazi collettivi dall’altro.

Accessibillità, walking distance, giustizia spaziale. Riflessioni sulla "efficienza statica" della città italiana

TOSI, MARIA CHIARA;MUNARIN, STEFANO
2014-01-01

Abstract

Per contribuire alla messa a punto di un’agenda urbana per l’Italia ci sembra utile portare all’attenzione due questioni nient’affatto di frontiera, per nulla innovative, ma, piuttosto, necessarie. La prima riconosce un’urgenza nella disparità tra città in termini di accesso fisico-spaziali ai beni pubblici e collettivi. Gli studi e le numerose riflessioni sulla diversa efficienza statica che caratterizza le città europee costituiscono sicuramente il punto di partenza di questo rilievo (Calafati 2009). La seconda, derivata dalla prima, riconosce nella riduzione della soglia d’accesso (fisico) ai beni pubblici, nel miglioramento del tessuto urbano che rende accessibili i beni pubblici, nella walking distance la dimensione rilevante per progettare e verificare il livello di giustizia spaziale all’interno delle nostre città. La ricerca paziente delle dimensioni fisiche e concrete del benessere individuale e collettivo ha contribuito alla formazione di quell’articolato insieme di politiche di welfare orientate a garantire un modello sociale inclusivo. Nonostante questo sforzo, oggi l’Europa si caratterizza per un aumento di disparità tra città in termini di accesso fisico-spaziale ai beni pubblici e collettivi, agli spazi del welfare. Nel tentativo di far fronte a queste disparità, nell’ultimo decennio in alcune città sono stati attivati diversi programmi e progetti con l’obiettivo di costituire e/o rafforzare la trama pubblica, rimediando e migliorando l’accesso pedonale e ciclabile ai servizi e alle attrezzature collettive. La maggior parte di questi programmi e progetti mossi dal comune intento di facilitare e semplificare l’accesso alla trama pubblica fa riferimento a due principali strategie di intervento: il miglioramento e potenziamento del tessuto di connessione tra spazi e attrezzature da un lato e l’intensificarsi della distribuzione e della frequenza degli spazi collettivi dall’altro.
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