L’architettura è uno spazio esperienziale, e dovrebbe essere un’esperienza dinamica. Tutto questo è suggerito poeticamente negli studi di Renato Bocchi qui pubblicati. Il primo tema di riflessione è il vuoto, la considerazione del cavo, del non detto, nello spazio dell’architettura; il secondo tema è quello della luce. Lo spazio (e il vuoto) e la luce (e le ombre) sono due mezzi astratti e sfuggenti, ma che influenzano la nostra vita. Nell’ultimo testo l’autore accosta linguaggio e paesaggio, facendoli funzionare come orazioni grammaticali, per regalarci un’immagine. Se il tipo di sintassi in natura è come un lampo, che si sviluppa tra il cielo e la terra, qui l’autore raggiunge una inedita e suggestiva traslazione di forze per farci intendere l’architettura. La cosa che più colpisce è la composizione di questi saggi in capitoli riassunti in brevi haiku. Non sono tanto digressioni analitico-critiche o storico-artistiche ma presentazioni, accompagnate da un prezioso materiale documentario, che tendono più a suggerire che ad asserire. (dalla prefazione di Kosme de Barañano) E’ importante segnalare il criterio secondo cui i testi di questo libro sono costruiti, soprattutto per il modo con cui vengono messe in relazione opere desunte dal campo dell’arte con parallelismi verso l’architettura, attraverso un approccio basato sull’analisi dettagliata e operativa dei modi progettuali comuni ad entrambe le discipline, e comprendendo come la conoscenza dell’architettura possa servire per agire, per progettare. (dalla postfazione di Pablo Szelagowski)
La materia del vuoto
BOCCHI, RENATO;
2015-01-01
Abstract
L’architettura è uno spazio esperienziale, e dovrebbe essere un’esperienza dinamica. Tutto questo è suggerito poeticamente negli studi di Renato Bocchi qui pubblicati. Il primo tema di riflessione è il vuoto, la considerazione del cavo, del non detto, nello spazio dell’architettura; il secondo tema è quello della luce. Lo spazio (e il vuoto) e la luce (e le ombre) sono due mezzi astratti e sfuggenti, ma che influenzano la nostra vita. Nell’ultimo testo l’autore accosta linguaggio e paesaggio, facendoli funzionare come orazioni grammaticali, per regalarci un’immagine. Se il tipo di sintassi in natura è come un lampo, che si sviluppa tra il cielo e la terra, qui l’autore raggiunge una inedita e suggestiva traslazione di forze per farci intendere l’architettura. La cosa che più colpisce è la composizione di questi saggi in capitoli riassunti in brevi haiku. Non sono tanto digressioni analitico-critiche o storico-artistiche ma presentazioni, accompagnate da un prezioso materiale documentario, che tendono più a suggerire che ad asserire. (dalla prefazione di Kosme de Barañano) E’ importante segnalare il criterio secondo cui i testi di questo libro sono costruiti, soprattutto per il modo con cui vengono messe in relazione opere desunte dal campo dell’arte con parallelismi verso l’architettura, attraverso un approccio basato sull’analisi dettagliata e operativa dei modi progettuali comuni ad entrambe le discipline, e comprendendo come la conoscenza dell’architettura possa servire per agire, per progettare. (dalla postfazione di Pablo Szelagowski)File | Dimensione | Formato | |
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