Guerra, memoria, potere delle immagini: tre protagonisti della cultura europea del Novecento sono convocati per la prima volta insieme, a incrociare i loro pensieri e i loro sguardi sulla rivoluzione dello spazio, del tempo, della percezione innescata dalla Prima guerra mondiale. L’impatto della guerra genera naturalmente afasia: Aby Warburg, Ernst Jünger, Bertolt Brecht, da prospettive diverse, con diverse poetiche, inscenano, insieme, un inedito “teatro di Marte”, sfidano l’orrore dando la parola all’immagine. L’uomo, se non vuole limitarsi alla sopravvivenza, deve “prendere posizione”: riprendere la parola, rinominare il mondo: A B C. Il Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg (1929), la Veränderte Welt (Il Mondo Mutato) di Ernst Jünger (1933), la Kriegsfibel (Abici della guerra) di Bertolt Brecht (1933-1947) sono le opere presentate in mostra. L’Atlante di Warburg, l’opera fotografica di Jünger e il sillabario di ‘fotoepigrammi’ di Brecht, insieme ‘fanno simbolo’: chiamate a dialogare fra loro, diventano contrassegni diversi e complementari dell’atto di rinominazione di un mondo che, dopo la guerra, non sarebbe più stato lo stesso. Tra i materiali di queste opere, attraverso il pensiero eccentrico dei tre intellettuali, si traccia il disegno di una “amicizia stellare” – una costellazione dominata dall’influsso incostante e inquieto di Marte. Marte, la cui orbita ellittica insegna a Keplero a inventare la modernità, rivoluzionando il disegno del cosmo. Ares, “il più odioso degli dei”, che è però anche lo spirito eracliteo del polemos che innesca movimento e dà vita al mondo. E ancora Ares, amante di Afrodite, che temperato da amore concepisce Armonia.

Figli di Marte. A B C della guerra negli atlanti di Warburg, Jünger, Brecht, mostra Iuav Venezia, 28 aprile-6 maggio 2015.

CENTANNI, MONICA
2015-01-01

Abstract

Guerra, memoria, potere delle immagini: tre protagonisti della cultura europea del Novecento sono convocati per la prima volta insieme, a incrociare i loro pensieri e i loro sguardi sulla rivoluzione dello spazio, del tempo, della percezione innescata dalla Prima guerra mondiale. L’impatto della guerra genera naturalmente afasia: Aby Warburg, Ernst Jünger, Bertolt Brecht, da prospettive diverse, con diverse poetiche, inscenano, insieme, un inedito “teatro di Marte”, sfidano l’orrore dando la parola all’immagine. L’uomo, se non vuole limitarsi alla sopravvivenza, deve “prendere posizione”: riprendere la parola, rinominare il mondo: A B C. Il Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg (1929), la Veränderte Welt (Il Mondo Mutato) di Ernst Jünger (1933), la Kriegsfibel (Abici della guerra) di Bertolt Brecht (1933-1947) sono le opere presentate in mostra. L’Atlante di Warburg, l’opera fotografica di Jünger e il sillabario di ‘fotoepigrammi’ di Brecht, insieme ‘fanno simbolo’: chiamate a dialogare fra loro, diventano contrassegni diversi e complementari dell’atto di rinominazione di un mondo che, dopo la guerra, non sarebbe più stato lo stesso. Tra i materiali di queste opere, attraverso il pensiero eccentrico dei tre intellettuali, si traccia il disegno di una “amicizia stellare” – una costellazione dominata dall’influsso incostante e inquieto di Marte. Marte, la cui orbita ellittica insegna a Keplero a inventare la modernità, rivoluzionando il disegno del cosmo. Ares, “il più odioso degli dei”, che è però anche lo spirito eracliteo del polemos che innesca movimento e dà vita al mondo. E ancora Ares, amante di Afrodite, che temperato da amore concepisce Armonia.
2015
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/257758
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