L’artista fiamminga Berlinde de Bruyckere esplora con le sue sculture e installazioni l’universo sensibile di corpi ‘informi’, figure spogliate della loro densità figurativa che si mantengono in una zona di potenzialità, aperte a una molteplicità di investimenti semantici. Questa esplorazione delle dinamiche del sensibile ha fatto sì che la critica abbia sovente evocato, a proposito del suo lavoro, la preminenza di un’indagine sulla corporeità nella sua dimensione ‘naturale’ e antropologicamente fondante. Tuttavia, è proprio lavorando al cuore della dimensione sensibile più universale ed esplorando il mondo animale, che i lavori di Berlinde De Bruyckere danno, in realtà, forma a questioni di natura genuinamente storica, toccando un aspetto cruciale del rapporto tra storia e memoria. L’intervento intende analizzare questo intreccio a partire dal trattamento della figura che segna l’ingresso dell’universo animale nell’arte di De Bruyckere: i cavalli che per la prima volta compaiono nell’installazione In Flanders Fields (1999-2000), nell’omonimo museo dedicato alla regione fiamminga più segnata dalle trincee della prima guerra mondiale. L’opera, frutto di una residenza d’artista, prende avvio da alcune fotografie trovate negli archivi del museo e raffiguranti cadaveri di cavalli abbandonati nel villaggio di Ypres. I tratti iconizzanti di questi corpi subiscono, tuttavia, nell’installazione, un processo di spoliazione per cui l’intero corpo degli animali è ricoperto da una guaina omogenea di pelo lucente senza più zoccoli, né occhi o bocca, esibendo la massa plastica di una forma dislocata, spesso rovesciata ed asimmetrica. Non si tratta qui solo di riconoscere la portata ‘metaforica’ di questa defigurazione, ma di indagare come nelle “forme tormentate” del mondo animale si riaffacci una memoria visiva più remota, profonda e culturalmente carica. In alcune tavole di Mnemosyne, l’atlante warburghiano, i corpi di cavalli investiti da una catastrofe figurativa, rovesciati, contorti o cadenti, hanno spesso funzione di contrasto rispetto ad una polarità di valori opposta, come nelle “raffigurazioni di battaglia e di vittoria” e, ancora, nelle rappresentazioni della caduta del carro di Fetonte in cui la catastrofe del corpo dei cavalli, con le loro torsioni e rovesciamenti, segnala proprio il rovinìo dell’ordine celeste del corso del sole. Alcune di queste formule gestuali patetiche riemergono nella radicale dislocazione che investe i cavalli nelle installazioni di De Bruyckere – talvolta sospesi su alberi (K 27 del 2000; Eén del 2001) – e che li ‘estrae’ da una rete di possibili configurazioni e contesti, poiché alla riduzione di densità dei tratti che entrano nella composizione del formante figurativo, corrisponde la riduzione delle possibili reti associative con altri formanti: i legami che si spezzano nell’universo naturale e nei corpi animali possono allora prendere in carico rotture e dislocazioni ‘storiche’. Il paper intende esplorare questa articolazione a partire dall’analisi delle opere citate, con particolare attenzione alla memoria visiva in esse condensata.

In Flanders Fields : Incorporazioni memoriali di Berlinde de Bruyckere

Mengoni, Angela
2015-01-01

Abstract

L’artista fiamminga Berlinde de Bruyckere esplora con le sue sculture e installazioni l’universo sensibile di corpi ‘informi’, figure spogliate della loro densità figurativa che si mantengono in una zona di potenzialità, aperte a una molteplicità di investimenti semantici. Questa esplorazione delle dinamiche del sensibile ha fatto sì che la critica abbia sovente evocato, a proposito del suo lavoro, la preminenza di un’indagine sulla corporeità nella sua dimensione ‘naturale’ e antropologicamente fondante. Tuttavia, è proprio lavorando al cuore della dimensione sensibile più universale ed esplorando il mondo animale, che i lavori di Berlinde De Bruyckere danno, in realtà, forma a questioni di natura genuinamente storica, toccando un aspetto cruciale del rapporto tra storia e memoria. L’intervento intende analizzare questo intreccio a partire dal trattamento della figura che segna l’ingresso dell’universo animale nell’arte di De Bruyckere: i cavalli che per la prima volta compaiono nell’installazione In Flanders Fields (1999-2000), nell’omonimo museo dedicato alla regione fiamminga più segnata dalle trincee della prima guerra mondiale. L’opera, frutto di una residenza d’artista, prende avvio da alcune fotografie trovate negli archivi del museo e raffiguranti cadaveri di cavalli abbandonati nel villaggio di Ypres. I tratti iconizzanti di questi corpi subiscono, tuttavia, nell’installazione, un processo di spoliazione per cui l’intero corpo degli animali è ricoperto da una guaina omogenea di pelo lucente senza più zoccoli, né occhi o bocca, esibendo la massa plastica di una forma dislocata, spesso rovesciata ed asimmetrica. Non si tratta qui solo di riconoscere la portata ‘metaforica’ di questa defigurazione, ma di indagare come nelle “forme tormentate” del mondo animale si riaffacci una memoria visiva più remota, profonda e culturalmente carica. In alcune tavole di Mnemosyne, l’atlante warburghiano, i corpi di cavalli investiti da una catastrofe figurativa, rovesciati, contorti o cadenti, hanno spesso funzione di contrasto rispetto ad una polarità di valori opposta, come nelle “raffigurazioni di battaglia e di vittoria” e, ancora, nelle rappresentazioni della caduta del carro di Fetonte in cui la catastrofe del corpo dei cavalli, con le loro torsioni e rovesciamenti, segnala proprio il rovinìo dell’ordine celeste del corso del sole. Alcune di queste formule gestuali patetiche riemergono nella radicale dislocazione che investe i cavalli nelle installazioni di De Bruyckere – talvolta sospesi su alberi (K 27 del 2000; Eén del 2001) – e che li ‘estrae’ da una rete di possibili configurazioni e contesti, poiché alla riduzione di densità dei tratti che entrano nella composizione del formante figurativo, corrisponde la riduzione delle possibili reti associative con altri formanti: i legami che si spezzano nell’universo naturale e nei corpi animali possono allora prendere in carico rotture e dislocazioni ‘storiche’. Il paper intende esplorare questa articolazione a partire dall’analisi delle opere citate, con particolare attenzione alla memoria visiva in esse condensata.
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