Molte architetture nate per contenere, condurre o governare l’acqua sono oggi parte di un patrimonio culturale che configura luoghi di grande interesse. Basti pensare agli acquedotti romani e alle cisterne monumentali oppure alle tante dighe, prese e centrali diffuse sul territorio, per riconoscere come alcune strutture e infrastrutture destinate a uno specifico utilizzo, siano in grado di assumere altri valori e particolari declinazioni architettoniche, interpretando un ruolo importante nel progetto del paesaggio. Nella sperimentazione progettuale sviluppata anche attraverso tesi di laurea presso l’Università Iuav di Venezia, la ricerca interessa architetture e paesaggi della produzione al fine di una definizione del rapporto strutturante tra le “forme dell’acqua”, il disegno del suolo e le modalità sostenibili di trasformazione dei luoghi. L’impiego delle risorse idriche nei processi produttivi ha configurato molte situazioni straordinarie, determinando la qualità e l’eccezionalità di interi paesaggi. Quell’acqua resa utile alla fabbrica o alla coltivazione inevitabilmente assume una forma che costruisce caratteri specifici, sia attraverso il disegno del suolo sia nella definizione di una vera e propria struttura morfologica a cui si relazionano anche altri sistemi infrastrutturali. I paesaggi dell’acqua e in particolare quelli fluviali interessati dai progetti di riqualificazione richiamati, mostrano come quel fare con la natura, quel governare la risorsa a fini produttivi, sia alla base della costruzione e della tutela di un patrimonio necessario e piuttosto diffuso, capace di ricomporsi con diversi fattori ambientali. La ricerca progettuale in questi casi entra in relazione con la conformazione tecnica del paesaggio, a partire proprio dall’opportunità di interpretare processi e morfologie in rapporto al loro valore patrimoniale, sia esso potenziale o in essere.

Paesaggi della Produzione : Progetto e Patrimonio nelle forme dell’acqua

Vanore, Margherita
2016-01-01

Abstract

Molte architetture nate per contenere, condurre o governare l’acqua sono oggi parte di un patrimonio culturale che configura luoghi di grande interesse. Basti pensare agli acquedotti romani e alle cisterne monumentali oppure alle tante dighe, prese e centrali diffuse sul territorio, per riconoscere come alcune strutture e infrastrutture destinate a uno specifico utilizzo, siano in grado di assumere altri valori e particolari declinazioni architettoniche, interpretando un ruolo importante nel progetto del paesaggio. Nella sperimentazione progettuale sviluppata anche attraverso tesi di laurea presso l’Università Iuav di Venezia, la ricerca interessa architetture e paesaggi della produzione al fine di una definizione del rapporto strutturante tra le “forme dell’acqua”, il disegno del suolo e le modalità sostenibili di trasformazione dei luoghi. L’impiego delle risorse idriche nei processi produttivi ha configurato molte situazioni straordinarie, determinando la qualità e l’eccezionalità di interi paesaggi. Quell’acqua resa utile alla fabbrica o alla coltivazione inevitabilmente assume una forma che costruisce caratteri specifici, sia attraverso il disegno del suolo sia nella definizione di una vera e propria struttura morfologica a cui si relazionano anche altri sistemi infrastrutturali. I paesaggi dell’acqua e in particolare quelli fluviali interessati dai progetti di riqualificazione richiamati, mostrano come quel fare con la natura, quel governare la risorsa a fini produttivi, sia alla base della costruzione e della tutela di un patrimonio necessario e piuttosto diffuso, capace di ricomporsi con diversi fattori ambientali. La ricerca progettuale in questi casi entra in relazione con la conformazione tecnica del paesaggio, a partire proprio dall’opportunità di interpretare processi e morfologie in rapporto al loro valore patrimoniale, sia esso potenziale o in essere.
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