Il saggio tratta della teoria semiotica delle immagini da un punto di vista molto concreto, portando due esempi molto studiati, risalenti al Quattrocento fiorentino. 1°) Il primo esempio è una sorta d'oggetto di oreficeria che, in quell'alba dell'umanesimo fiorentino, funzionò come macchina dimostrativa della nuova tecnica della “prospectiva” inventata da Brunelleschi. Esperimento questo nel quale proprio gli “specchi” e le “ombre” sono stati i mezzi tecnici effettivi per obiettivare una teoria (già scientifica) delle immagini visive. 2°) Il secondo esempio è il cosiddetto “nodo borromeo” considerato in quanto figura topologica sottesa ad alcune immagini allegoriche dell'umanesimo fiorentino e a un diagramma importante nella teoria psicanalitica di Jacques Lacan. Non esponiamo queste due vicende come aneddoti separati o casi storiografici. Il nostro è uno stringatissimo discorso a tesi, non una storia. I due esempi qui indicati sono anche capitoli della storia e della filosofia delle immagini tanto noti e vasti da comportare ormai bibliografie debordanti i nostri limiti disciplinari ed editoriali. Se qui li richiamiamo solo per brevi cenni è per tener fede all'ambizione del nostro titolo. Trattare “immagini che parlano di immagini” vuol dire spiegare i modi in cui alcuni oggetti-immagine si prestino a funzionare come efficienti “diagrammi” di una “teoria delle immagini”. Le due “immagini” scelte – a nostro avviso – sono davvero essenziali per esemplificare cosa intendiamo per “diagramma” e per un'adeguata “teoria delle immagini”.

Immagini che parlano di immagini

Gay, Fabrizio
2017-01-01

Abstract

Il saggio tratta della teoria semiotica delle immagini da un punto di vista molto concreto, portando due esempi molto studiati, risalenti al Quattrocento fiorentino. 1°) Il primo esempio è una sorta d'oggetto di oreficeria che, in quell'alba dell'umanesimo fiorentino, funzionò come macchina dimostrativa della nuova tecnica della “prospectiva” inventata da Brunelleschi. Esperimento questo nel quale proprio gli “specchi” e le “ombre” sono stati i mezzi tecnici effettivi per obiettivare una teoria (già scientifica) delle immagini visive. 2°) Il secondo esempio è il cosiddetto “nodo borromeo” considerato in quanto figura topologica sottesa ad alcune immagini allegoriche dell'umanesimo fiorentino e a un diagramma importante nella teoria psicanalitica di Jacques Lacan. Non esponiamo queste due vicende come aneddoti separati o casi storiografici. Il nostro è uno stringatissimo discorso a tesi, non una storia. I due esempi qui indicati sono anche capitoli della storia e della filosofia delle immagini tanto noti e vasti da comportare ormai bibliografie debordanti i nostri limiti disciplinari ed editoriali. Se qui li richiamiamo solo per brevi cenni è per tener fede all'ambizione del nostro titolo. Trattare “immagini che parlano di immagini” vuol dire spiegare i modi in cui alcuni oggetti-immagine si prestino a funzionare come efficienti “diagrammi” di una “teoria delle immagini”. Le due “immagini” scelte – a nostro avviso – sono davvero essenziali per esemplificare cosa intendiamo per “diagramma” e per un'adeguata “teoria delle immagini”.
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