Come è noto, lo sviluppo delle tecnologie digitali sta trasformando le modalità e gli strumenti della ricerca e dell’insegnamento e sta coinvolgendo anche le discipline umanistiche attraverso un campo di studi specifico, quello delle cosiddette digital humanities, che si occupa dell’interazione fra discipline storico-letterarie e tecnologie informatiche e in cui si colloca il dibattito sugli strumenti e i metodi di lavoro dello storico. Alla luce di questo, le questioni che sta affrontando lo storico, come la fruizione, lo studio, l’interpretazione dei materiali oppure la conservazione e storicizzazione dei documenti “nativi” digitali o, ancora, i modi per descrivere e confrontare le fonti visive, chiamano infatti indispensabilmente in causa sia il programmatore informatico sia il progettista della comunicazione e dell’interazione. In questo quadro, coloro che si occupano di storia del design, i designer e i programmatori potrebbero quindi unire le competenze reciproche per sperimentare nuove forme di produzione e trasmissione della conoscenza storica, ad esempio, destinate ai diversi tipi di pubblico coinvolti dal web. Tale sodalizio potrebbe essere capace di sviluppare anche riflessioni, come auspicato da Johanna Drucker, sulle possibilità di concepire ambienti digitali – interfacce, piattaforme, protocolli – basati sui principi teorici e sulla metodologia critica delle scienze umane, e non solo su dati statistici e quantitativi messi a punto dalle discipline tecnico-ingegneristiche.
Storia, design e digital humanities
BULEGATO, FIORELLA
2016-01-01
Abstract
Come è noto, lo sviluppo delle tecnologie digitali sta trasformando le modalità e gli strumenti della ricerca e dell’insegnamento e sta coinvolgendo anche le discipline umanistiche attraverso un campo di studi specifico, quello delle cosiddette digital humanities, che si occupa dell’interazione fra discipline storico-letterarie e tecnologie informatiche e in cui si colloca il dibattito sugli strumenti e i metodi di lavoro dello storico. Alla luce di questo, le questioni che sta affrontando lo storico, come la fruizione, lo studio, l’interpretazione dei materiali oppure la conservazione e storicizzazione dei documenti “nativi” digitali o, ancora, i modi per descrivere e confrontare le fonti visive, chiamano infatti indispensabilmente in causa sia il programmatore informatico sia il progettista della comunicazione e dell’interazione. In questo quadro, coloro che si occupano di storia del design, i designer e i programmatori potrebbero quindi unire le competenze reciproche per sperimentare nuove forme di produzione e trasmissione della conoscenza storica, ad esempio, destinate ai diversi tipi di pubblico coinvolti dal web. Tale sodalizio potrebbe essere capace di sviluppare anche riflessioni, come auspicato da Johanna Drucker, sulle possibilità di concepire ambienti digitali – interfacce, piattaforme, protocolli – basati sui principi teorici e sulla metodologia critica delle scienze umane, e non solo su dati statistici e quantitativi messi a punto dalle discipline tecnico-ingegneristiche.File | Dimensione | Formato | |
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