Il contributo ricostruisce, all'interno della carriera di Salvatore Gregorietti, la storia dei progetti grafici da lui elaborati destinati alle istituzioni. Si tratta di un percorso che, partendo dagli esordi a metà degli anni sessanta, lega, fra gli altri, la definizione l'identità visiva della Biennale di Venezia – sviluppata in Unimark fra il 1970 e il 1974 –, gli interventi per Benetton (1989-2008) e le recenti collaborazioni con il Museo Poldo Pezzoli di Milano (2007-in corso) e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (2012-in corso), e in cui si riconosce una costanza di approccio progettuale, esplicitata soprattutto nella volontà di concepire strumenti comunicativi coordinati ma versatili e “su misura”. Parimenti, il testo permette di ripercorrete i cambiamenti avvenuti in questo genere di committenze e nelle loro modalità identitarie, inserendo i suoi interventi in un dibattito che, dal decennio ottanta, inizia a voler distinguere i caratteri di un’area della grafica “di pubblica utilità” da una realtà più complessa che vede il progressivo avvicinamento di strategie, modalità e linguaggi con cui servizio pubblico e impresa privata vedono e comunicano se stessi.

Il coordinamento flessibile delle istituzioni = The flexible coordination of institutions

BULEGATO, FIORELLA
2017-01-01

Abstract

Il contributo ricostruisce, all'interno della carriera di Salvatore Gregorietti, la storia dei progetti grafici da lui elaborati destinati alle istituzioni. Si tratta di un percorso che, partendo dagli esordi a metà degli anni sessanta, lega, fra gli altri, la definizione l'identità visiva della Biennale di Venezia – sviluppata in Unimark fra il 1970 e il 1974 –, gli interventi per Benetton (1989-2008) e le recenti collaborazioni con il Museo Poldo Pezzoli di Milano (2007-in corso) e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (2012-in corso), e in cui si riconosce una costanza di approccio progettuale, esplicitata soprattutto nella volontà di concepire strumenti comunicativi coordinati ma versatili e “su misura”. Parimenti, il testo permette di ripercorrete i cambiamenti avvenuti in questo genere di committenze e nelle loro modalità identitarie, inserendo i suoi interventi in un dibattito che, dal decennio ottanta, inizia a voler distinguere i caratteri di un’area della grafica “di pubblica utilità” da una realtà più complessa che vede il progressivo avvicinamento di strategie, modalità e linguaggi con cui servizio pubblico e impresa privata vedono e comunicano se stessi.
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