Paolo De Poli, formatosi presso la scuola d’arte Pietro Selvatico di Padova, nel 1934 presenta alla XIX Biennale di Venezia i primi lavori in rame smaltato e avvia da allora un’attività produttiva di oggetti ed opere che dalla dimensione artigianale approda presto a quella di una piccola-media industria, ma anche collabora con artisti (come Bruno Saetti, Gino Severini, Roberto Aloi e Marcello Mascherini) e architetti (come Melchiorre Bega, Guglielmo Ulrich, Ico Parisi o Gio Ponti). L’incontro con l’architetto Gio Ponti è stato fondamentale per De Poli. Un sodalizio duraturo che si è sviluppato su diversi piani: la collaborazione professionale; la relazione umana e personale; il sostegno di Ponti in termini di azioni di diffusione e notorietà attraverso le riviste e le iniziative editoriali ma anche le azioni di promozione del design italiano in Italia e nel mondo, in particolare al principio degli anni Cinquanta negli Stati Uniti; l’impegno di affiancamento a Ponti nelle battaglie e iniziative di sostegno all’artigianato, che per molti anni impegneranno De Poli anche all’interno del Consiglio di Amministrazione della Triennale di Milano. Il lavoro di Paolo De Poli configura un caso di difficile collocazione, classificazione e lettura, che merita di essere appropriatamente indagato: artista, artigiano del rame smaltato per sé o in collaborazione con architetti e artisti, poi industriale al crescere delle tirature dei propri pezzi, sostenuto da azioni di notorietà dentro il nascente Sistema del design italiano, ma soprattutto dal ruolo autonomo di progettista-designer per le piccole e media serie di alcune tipologie di oggetti, in particolare ciotole e maniglie. L’interesse della lettura del legame umano e professionale fra i due consiste nella possibilità di illustrare in modo emblematico stimoli e modi del confronto fra l’avanzata e internazionale cultura del progetto dell’architetto milanese e una dimensione che progressivamente integra alla perizia esecutiva artigianale, alimentata da una formazione e ispirazione artistica, una competenza organizzativa e produttiva micro-industriale ma soprattutto una capacità autonoma di progetto, in relazione sia ai modi della piccola serie che del pezzo unico.

Paolo De Poli e Giò Ponti : l'artigiano-designer e l'architetto : indagine sui materiali all'Archivio Progetti dell'Università Iuav di Venezia

Bassi, Alberto;Cafà, Valeria
2018-01-01

Abstract

Paolo De Poli, formatosi presso la scuola d’arte Pietro Selvatico di Padova, nel 1934 presenta alla XIX Biennale di Venezia i primi lavori in rame smaltato e avvia da allora un’attività produttiva di oggetti ed opere che dalla dimensione artigianale approda presto a quella di una piccola-media industria, ma anche collabora con artisti (come Bruno Saetti, Gino Severini, Roberto Aloi e Marcello Mascherini) e architetti (come Melchiorre Bega, Guglielmo Ulrich, Ico Parisi o Gio Ponti). L’incontro con l’architetto Gio Ponti è stato fondamentale per De Poli. Un sodalizio duraturo che si è sviluppato su diversi piani: la collaborazione professionale; la relazione umana e personale; il sostegno di Ponti in termini di azioni di diffusione e notorietà attraverso le riviste e le iniziative editoriali ma anche le azioni di promozione del design italiano in Italia e nel mondo, in particolare al principio degli anni Cinquanta negli Stati Uniti; l’impegno di affiancamento a Ponti nelle battaglie e iniziative di sostegno all’artigianato, che per molti anni impegneranno De Poli anche all’interno del Consiglio di Amministrazione della Triennale di Milano. Il lavoro di Paolo De Poli configura un caso di difficile collocazione, classificazione e lettura, che merita di essere appropriatamente indagato: artista, artigiano del rame smaltato per sé o in collaborazione con architetti e artisti, poi industriale al crescere delle tirature dei propri pezzi, sostenuto da azioni di notorietà dentro il nascente Sistema del design italiano, ma soprattutto dal ruolo autonomo di progettista-designer per le piccole e media serie di alcune tipologie di oggetti, in particolare ciotole e maniglie. L’interesse della lettura del legame umano e professionale fra i due consiste nella possibilità di illustrare in modo emblematico stimoli e modi del confronto fra l’avanzata e internazionale cultura del progetto dell’architetto milanese e una dimensione che progressivamente integra alla perizia esecutiva artigianale, alimentata da una formazione e ispirazione artistica, una competenza organizzativa e produttiva micro-industriale ma soprattutto una capacità autonoma di progetto, in relazione sia ai modi della piccola serie che del pezzo unico.
2018
9788894135930
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/267238
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