Le modalità degli interventi post-bellici in letteratura è spesso collegata alla tipologia del danno sul singolo edificio, ma nello specifico di Treviso, variamente e seriamente bombardata, il tipo di danno può essere definito quasi non monumentale quanto piuttosto urbano; l’intero tessuto medioevale della città è scardinato dai bombardamenti e gli interventi vanno di volta in volta a costituire una metodologia che restituisce oltre al singolo monumento anche una idea di città alla città, spostando il problema in tanti piccoli micro interventi di un macro intervento che è la facies medioevale degli edifici minori e del tessuto. Nel testo si propone di analizzare i restauri eseguiti subito dopo i bombardamenti dalla Soprintendenza ai monumenti per il Veneto Orientale, guidata da Ferdinando Forlati, a due scale: una monumentale e una urbana. Tale punto di vista consentirà di stabilire una connessione tra edifici che si costituiscono come modelli di ricostruzione post-bellica a scala monumentale anche sul panorama nazionale come la Chiesa di Santa Maria Maggiore, il Complesso di Santa Caterina, il palazzo dei Trecento, l’Osteria alla Colonna e le ricomposizioni urbane in cui Forlati utilizza il vuoto lasciato dai crolli come occasione per ricomporre una immagine medioevale della città restituendo una nuova facies agli edifici. Gli edifici analizzati e messi a confronto, relativamente a questa seconda modalità operativa, sono stati scelti tra esempi non monumentali perché si possa definire quel carattere di strategia urbana di cui sopra si è parlato: La Loggia dei Cavalieri, la Casa dei Barbacani, Cà dei Ricchi, la Casa in vicolo Barberia, la Casa in vicolo Rinaldi e la Casa in via Collalto. Esempi accomunati dalla scarsa o mancata presenza del tema della distinguibilità, abbinata ad una fortissima componente del tema della restituzione.

Treviso: restituire una idea di città alla città. Dai monumenti all’immagine urbana

SORBO, EMANUELA
2017-01-01

Abstract

Le modalità degli interventi post-bellici in letteratura è spesso collegata alla tipologia del danno sul singolo edificio, ma nello specifico di Treviso, variamente e seriamente bombardata, il tipo di danno può essere definito quasi non monumentale quanto piuttosto urbano; l’intero tessuto medioevale della città è scardinato dai bombardamenti e gli interventi vanno di volta in volta a costituire una metodologia che restituisce oltre al singolo monumento anche una idea di città alla città, spostando il problema in tanti piccoli micro interventi di un macro intervento che è la facies medioevale degli edifici minori e del tessuto. Nel testo si propone di analizzare i restauri eseguiti subito dopo i bombardamenti dalla Soprintendenza ai monumenti per il Veneto Orientale, guidata da Ferdinando Forlati, a due scale: una monumentale e una urbana. Tale punto di vista consentirà di stabilire una connessione tra edifici che si costituiscono come modelli di ricostruzione post-bellica a scala monumentale anche sul panorama nazionale come la Chiesa di Santa Maria Maggiore, il Complesso di Santa Caterina, il palazzo dei Trecento, l’Osteria alla Colonna e le ricomposizioni urbane in cui Forlati utilizza il vuoto lasciato dai crolli come occasione per ricomporre una immagine medioevale della città restituendo una nuova facies agli edifici. Gli edifici analizzati e messi a confronto, relativamente a questa seconda modalità operativa, sono stati scelti tra esempi non monumentali perché si possa definire quel carattere di strategia urbana di cui sopra si è parlato: La Loggia dei Cavalieri, la Casa dei Barbacani, Cà dei Ricchi, la Casa in vicolo Barberia, la Casa in vicolo Rinaldi e la Casa in via Collalto. Esempi accomunati dalla scarsa o mancata presenza del tema della distinguibilità, abbinata ad una fortissima componente del tema della restituzione.
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