Sulla scorta dei dati d'archivio, il saggio ricostruisce e analizza le prime quattro edizioni del Premio della Critica alla Biennale (1897-1903) all'interno di un processo culturale che esprime, in quegli anni, la propria vocazione a farsi sistema. L'istituzione del premio della critica alla seconda Biennale Internazionale d'Arte di Venezia va infatti inserita in un quadro di strategia culturale e politica che persegue, tra i compiti principali dell'esposizione, la messa a punto di uno strumento critico adeguato alle ambizioni internazionali della mostra e al ruolo di accreditamento che l'Italia cerca, con essa, di ottenere nel panorama internazionale. La posta in gioco è alta anche sul fronte interno, in quella che sessant'anni dopo Rodolfo Pallucchini chiamerà la "funzione della Biennale": creare un primo serbatorio lessicale annidato nel più generale tema della lingua nazionale, funzionale a un'alfabetizzazione del paese all'arte contemporanea. Intenti, giurie, premiati ed esclusi delle prime quattro edizioni del premio (soppresso, su pressione degli artisti, dopo il 1903) permettono di tracciare i confini di un network che segna continuità e cesure tra ideologie passate e future.

Il filo di Arianna : la nascita del premio della critica alla Biennale (1897)

Francesca Castellani
2017-01-01

Abstract

Sulla scorta dei dati d'archivio, il saggio ricostruisce e analizza le prime quattro edizioni del Premio della Critica alla Biennale (1897-1903) all'interno di un processo culturale che esprime, in quegli anni, la propria vocazione a farsi sistema. L'istituzione del premio della critica alla seconda Biennale Internazionale d'Arte di Venezia va infatti inserita in un quadro di strategia culturale e politica che persegue, tra i compiti principali dell'esposizione, la messa a punto di uno strumento critico adeguato alle ambizioni internazionali della mostra e al ruolo di accreditamento che l'Italia cerca, con essa, di ottenere nel panorama internazionale. La posta in gioco è alta anche sul fronte interno, in quella che sessant'anni dopo Rodolfo Pallucchini chiamerà la "funzione della Biennale": creare un primo serbatorio lessicale annidato nel più generale tema della lingua nazionale, funzionale a un'alfabetizzazione del paese all'arte contemporanea. Intenti, giurie, premiati ed esclusi delle prime quattro edizioni del premio (soppresso, su pressione degli artisti, dopo il 1903) permettono di tracciare i confini di un network che segna continuità e cesure tra ideologie passate e future.
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