Medea, un tempo principessa della Colchide, maga e nipote del Sole, ora è in casa, a Corinto, intenta a tagliare e cucire il vestito da sposa per Creusa, futura sposa di Giasone che, fino a quel momento, è stato il suo compagno. Come Deianira in Trachinie, è una donna buona e accomodante, come intontita dall'umiliazione della vita domestica: senza alcun orgoglio né risentimento, vuole fare un dono alla sua rivale, rassegnata all'inevitabilità del matrimonio imminente. Per addormentare i suoi amati bambini – figli suoi e di Giasone – racconta loro la storia della conquista del Vello d’oro, come fosse una fiaba. Ma rievocando l’incontro con l'eroe e l’innamoramento che l’ha portata lontana dalla sua terra, riaffiora in Medea poco a poco il ricordo di sé – di quel che era prima di incontrare Giasone. “La memoria di Eros mi ha risvegliato a me stessa” dice esplicitamente nel secondo atto, e mentre continua a tagliare e a cucire, in un crescendo di delirio magico, ora ricorda tutto. La vera storia della conquista del Vello d’oro non era una fiaba per bambini, e Medea ricorda i dettagli più dolorosi della sua avventura, fino ai suoi più indicibili malefici. Via via più consapevole, piena di nostalgia per quel che era la Medea di un tempo, trasforma la veste da sposa da dono innocente in arma utile per la vendetta, ma soprattutto per il risarcimento che deve a se stessa. Il sortilegio però riesce soltanto se c'è un vero sacrificio. e perché la magia funzioni manca un ingrediente: Medea, alla fine, capisce quale. Si ritrova infine libera e nuovamente compos sui, e ritorna la figlia del Sole – maga potente, capace di dare la vita, non solo la morte.

Medea, la maga, azione teatrale

Monica Centanni;Daniela Sacco
2013-01-01

Abstract

Medea, un tempo principessa della Colchide, maga e nipote del Sole, ora è in casa, a Corinto, intenta a tagliare e cucire il vestito da sposa per Creusa, futura sposa di Giasone che, fino a quel momento, è stato il suo compagno. Come Deianira in Trachinie, è una donna buona e accomodante, come intontita dall'umiliazione della vita domestica: senza alcun orgoglio né risentimento, vuole fare un dono alla sua rivale, rassegnata all'inevitabilità del matrimonio imminente. Per addormentare i suoi amati bambini – figli suoi e di Giasone – racconta loro la storia della conquista del Vello d’oro, come fosse una fiaba. Ma rievocando l’incontro con l'eroe e l’innamoramento che l’ha portata lontana dalla sua terra, riaffiora in Medea poco a poco il ricordo di sé – di quel che era prima di incontrare Giasone. “La memoria di Eros mi ha risvegliato a me stessa” dice esplicitamente nel secondo atto, e mentre continua a tagliare e a cucire, in un crescendo di delirio magico, ora ricorda tutto. La vera storia della conquista del Vello d’oro non era una fiaba per bambini, e Medea ricorda i dettagli più dolorosi della sua avventura, fino ai suoi più indicibili malefici. Via via più consapevole, piena di nostalgia per quel che era la Medea di un tempo, trasforma la veste da sposa da dono innocente in arma utile per la vendetta, ma soprattutto per il risarcimento che deve a se stessa. Il sortilegio però riesce soltanto se c'è un vero sacrificio. e perché la magia funzioni manca un ingrediente: Medea, alla fine, capisce quale. Si ritrova infine libera e nuovamente compos sui, e ritorna la figlia del Sole – maga potente, capace di dare la vita, non solo la morte.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/272079
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