Non sembrerebbe disdicevole voltare lo sguardo all’indietro, come fa l’angelo di Klee descritto da Benjamin, e magari prendere qualche insegnamento dal passato, specie quando le crisi fanno capolino. Il passato è messo accuratamente in disparte in ogni fase di crescita o di espansione, che invece preferisce sempre monodirezionarsi verso il futuro. Da qualche tempo l’ignoranza storica, solitamente perseguita quando le cose vanno bene, sembra non aver evitato di frequentare persino alcune aule universitarie, laddove si presume che dovrebbero formarsi le future classi dirigenti del Paese. Sull’onda della facilitazione del sopravvivere, garantita sempre più dalla subalternità dell’uomo rispetto alla pervasività tecnologica, si è delegata una grande mole di conoscenze alla meccanica archiviazione dei dati messa a disposizione dalla semigratuità delle memorie elettroniche e da una distribuzione capillarmente ramificata a livello globale delle informazioni (vere o false che siano). Nessuna critica, nessuna presa di distanza sembra più necessaria. Le informazioni sono tutte disponibili senza nessuno sforzo. Persino la critica è già preconfezionata e resa disponibile come qualunque altra merce. Così l’acquisizione della strumentazione culturale necessaria alla configurazione delle capacità di realizzazione della parte materiale del mondo contemporaneo e prossimo venturo si è adagiata a convivere con il livello meno faticoso possibile. In fondo la natura stessa solitamente persegue questa regola. Ma sarebbe forse il caso di prendere le distanze da questo stato di cose, magari facendo qualche paragone con il passato, magari imparando dalle altrui esperienze. Jean Prouvé, personaggio emblematico della sempre meno recente storia delle costruzioni, può essere un buon esempio, preso con tutte le dovute cautele necessarie quando ci si confronta con realtà che si allontanano sempre più dal nostro tempo. Può essere un buon esempio per far comprendere, soprattutto ai frequentatori di certe aule universitarie laddove si dovrebbe insegnare (o forse solo si dovrebbe imparare) a progettare, come ci si può confrontare con il proprio modo di essere, con la volontà di perseguire certi risultati e come questi non sempre possono corrispondere alle singole aspirazioni.

FAR VOLARE GLI EDIFICI: JEAN PROUVÉ E L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

ZENNARO, PIETRO
2009-01-01

Abstract

Non sembrerebbe disdicevole voltare lo sguardo all’indietro, come fa l’angelo di Klee descritto da Benjamin, e magari prendere qualche insegnamento dal passato, specie quando le crisi fanno capolino. Il passato è messo accuratamente in disparte in ogni fase di crescita o di espansione, che invece preferisce sempre monodirezionarsi verso il futuro. Da qualche tempo l’ignoranza storica, solitamente perseguita quando le cose vanno bene, sembra non aver evitato di frequentare persino alcune aule universitarie, laddove si presume che dovrebbero formarsi le future classi dirigenti del Paese. Sull’onda della facilitazione del sopravvivere, garantita sempre più dalla subalternità dell’uomo rispetto alla pervasività tecnologica, si è delegata una grande mole di conoscenze alla meccanica archiviazione dei dati messa a disposizione dalla semigratuità delle memorie elettroniche e da una distribuzione capillarmente ramificata a livello globale delle informazioni (vere o false che siano). Nessuna critica, nessuna presa di distanza sembra più necessaria. Le informazioni sono tutte disponibili senza nessuno sforzo. Persino la critica è già preconfezionata e resa disponibile come qualunque altra merce. Così l’acquisizione della strumentazione culturale necessaria alla configurazione delle capacità di realizzazione della parte materiale del mondo contemporaneo e prossimo venturo si è adagiata a convivere con il livello meno faticoso possibile. In fondo la natura stessa solitamente persegue questa regola. Ma sarebbe forse il caso di prendere le distanze da questo stato di cose, magari facendo qualche paragone con il passato, magari imparando dalle altrui esperienze. Jean Prouvé, personaggio emblematico della sempre meno recente storia delle costruzioni, può essere un buon esempio, preso con tutte le dovute cautele necessarie quando ci si confronta con realtà che si allontanano sempre più dal nostro tempo. Può essere un buon esempio per far comprendere, soprattutto ai frequentatori di certe aule universitarie laddove si dovrebbe insegnare (o forse solo si dovrebbe imparare) a progettare, come ci si può confrontare con il proprio modo di essere, con la volontà di perseguire certi risultati e come questi non sempre possono corrispondere alle singole aspirazioni.
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