Il contributo si inserisce in un volume sul ruolo delle immagini nelle guerre contemporanee e consiste nell'analisi semiotica (più specificamente riconducibile alla semiotica greimasiana) di un'opera d'arte contemporanea che assume come esplicito punto di partenza la seconda Guerra del Golfo e il suo trattamento mediale. "War cut" è il titolo di un albo in cui l'artista tedesco Gerhard Richter alterna 216 dettagli di un suo quadro astratto ad alcuni brani tratti dai numeri della Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicati allo scoppio della Guerra in Irak (22 e 23 marzo 2003). Sullo spazio della doppia pagina sono giustapposte narrazioni giornalistiche più o meno esplicitamente legate alla guerra (sia ai suoi aspetti militari che socio-economici) e immagini astratte che sono la rimediazione fotografica di un lavoro pittorico. L'analisi semiotica permette di analizzare il rapporto tra testo verbale e immagine e di sottolinearne la strategicità, a differenza di quanto rposposto da letture critiche o storico-artistiche. Il montaggio verbo-visivo allestisce infatti nello spazio testuale dell'opera d'arte, non tanto una tematizzazione diretta della guerra, bensì alcune strategie del trattamento mediale di quel conflitto. In questo modo, vediamo ricomporsi nel montaggio tra brani di articoli e dettagli di pittura astratta alcuni tratti tipici di una cosiddetta “guerra preventiva”, come quello - cruciale - della costruzione del rischio: vediamo infatti nell'opera una serie di narrazioni giornalistiche del tutto ipotetiche sui rischi che legittimerebbero l'intervento bellico (primo tra tutti il possesso iracheno di armi chimiche) associate a immagini il cui grado di densità figurativa è talmente basso da consentire una sorta di supporto visivo di quella ipoteticità. Altro aspetto evidenziato dall'analisi semiotica è la costruzione di uno sguardo 'embedded' nella narrazione giornalistica e nelle strategie di enunciazione visiva. Il contributo mostra, infine, come l'arte possa offrire un vero e proprio spazio di elaborazione che riguarda gli aspetti ideologicamente e assiologicamente rilevanti di quella specifica tipologia di conflitto contemporaneo definita 'guerra preventiva'. In quest'ottica, l'articolo mobilita sia operazioni, concetti e modelli semiotici (densità del figurativo e semiotica plastica; strategie enunciative; figurabilità e 'neutro' nelle formulazioni di Louis Marin), sia l'orizzonte del pensiero filosofico laddove esso ha esplorato l'uso strategico del 'rischio', della 'prevenzione' e dell''immunizzazione' nei conflitti contemporanei. The paper is part of a collective volume on the role of images in contemporary wars and consists in the semiotic analysis (more specifically referable to a Greimasian semiotics) of a contemporary artwork that takes as an explicit starting point the second Gulf War and its media treatment. "War cut" is the title of a book in which the German artist Gerhard Richter alternates 216 details of one of his abstract paintings with excerpts from the Frankfurter Allgemeine Zeitung published at the outbreak of the Iraq War (March 22 and 23, 2003). On the space of the double page are thus juxtaposed journalistic narratives more or less explicitly related to the war (both its military and socio-economic aspects) and abstract images that are the photographic remediations of a pictorial work. The semiotic analysis allows to analyze the relationship between verbal text and image and to underline its strategic nature, unlike what is suggested by critical or historical-artistic readings of this work of art. In fact, the verbal-visual montage sets up, not so much a direct thematization of the war, but the media strategies concerning that conflict. The semiotic analyses highlights some typical features of a so-called "preventive war" recomposed in the montage of excerpts from articles and details of abstract painting, for instance the crucial construction of 'risk': the work displays a series of completely hypothetical journalistic narratives on the risks that would legitimize the war intervention (first of all the Iraqi possession of chemical weapons) associated with images whose degree of figurative density is so low as to allow a sort of visual support of that hypothetical statements. Another aspect highlighted by the semiotic analysis is the construction of an 'embedded' gaze in journalistic narration and in the strategies of visual enunciation. Finally, the contribution shows how art can offer a real space of elaboration concerning the ideologically and axiologically relevant aspects of that specific typology of contemporary conflict defined as 'preventive war'. In this perspective, the article mobilizes both semiotic operations, concepts and models (density of the figurative and plastic semiotics; enunciative strategies; figurability and 'neutre' in Louis Marin's terms), and the horizon of philosophical thought where it has explored the strategic use of 'risk', 'prevention' and 'immunization' in contemporary conflicts.

War Cut : Figurare la Guerra preventiva

Mengoni, Angela
2017-01-01

Abstract

Il contributo si inserisce in un volume sul ruolo delle immagini nelle guerre contemporanee e consiste nell'analisi semiotica (più specificamente riconducibile alla semiotica greimasiana) di un'opera d'arte contemporanea che assume come esplicito punto di partenza la seconda Guerra del Golfo e il suo trattamento mediale. "War cut" è il titolo di un albo in cui l'artista tedesco Gerhard Richter alterna 216 dettagli di un suo quadro astratto ad alcuni brani tratti dai numeri della Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicati allo scoppio della Guerra in Irak (22 e 23 marzo 2003). Sullo spazio della doppia pagina sono giustapposte narrazioni giornalistiche più o meno esplicitamente legate alla guerra (sia ai suoi aspetti militari che socio-economici) e immagini astratte che sono la rimediazione fotografica di un lavoro pittorico. L'analisi semiotica permette di analizzare il rapporto tra testo verbale e immagine e di sottolinearne la strategicità, a differenza di quanto rposposto da letture critiche o storico-artistiche. Il montaggio verbo-visivo allestisce infatti nello spazio testuale dell'opera d'arte, non tanto una tematizzazione diretta della guerra, bensì alcune strategie del trattamento mediale di quel conflitto. In questo modo, vediamo ricomporsi nel montaggio tra brani di articoli e dettagli di pittura astratta alcuni tratti tipici di una cosiddetta “guerra preventiva”, come quello - cruciale - della costruzione del rischio: vediamo infatti nell'opera una serie di narrazioni giornalistiche del tutto ipotetiche sui rischi che legittimerebbero l'intervento bellico (primo tra tutti il possesso iracheno di armi chimiche) associate a immagini il cui grado di densità figurativa è talmente basso da consentire una sorta di supporto visivo di quella ipoteticità. Altro aspetto evidenziato dall'analisi semiotica è la costruzione di uno sguardo 'embedded' nella narrazione giornalistica e nelle strategie di enunciazione visiva. Il contributo mostra, infine, come l'arte possa offrire un vero e proprio spazio di elaborazione che riguarda gli aspetti ideologicamente e assiologicamente rilevanti di quella specifica tipologia di conflitto contemporaneo definita 'guerra preventiva'. In quest'ottica, l'articolo mobilita sia operazioni, concetti e modelli semiotici (densità del figurativo e semiotica plastica; strategie enunciative; figurabilità e 'neutro' nelle formulazioni di Louis Marin), sia l'orizzonte del pensiero filosofico laddove esso ha esplorato l'uso strategico del 'rischio', della 'prevenzione' e dell''immunizzazione' nei conflitti contemporanei. The paper is part of a collective volume on the role of images in contemporary wars and consists in the semiotic analysis (more specifically referable to a Greimasian semiotics) of a contemporary artwork that takes as an explicit starting point the second Gulf War and its media treatment. "War cut" is the title of a book in which the German artist Gerhard Richter alternates 216 details of one of his abstract paintings with excerpts from the Frankfurter Allgemeine Zeitung published at the outbreak of the Iraq War (March 22 and 23, 2003). On the space of the double page are thus juxtaposed journalistic narratives more or less explicitly related to the war (both its military and socio-economic aspects) and abstract images that are the photographic remediations of a pictorial work. The semiotic analysis allows to analyze the relationship between verbal text and image and to underline its strategic nature, unlike what is suggested by critical or historical-artistic readings of this work of art. In fact, the verbal-visual montage sets up, not so much a direct thematization of the war, but the media strategies concerning that conflict. The semiotic analyses highlights some typical features of a so-called "preventive war" recomposed in the montage of excerpts from articles and details of abstract painting, for instance the crucial construction of 'risk': the work displays a series of completely hypothetical journalistic narratives on the risks that would legitimize the war intervention (first of all the Iraqi possession of chemical weapons) associated with images whose degree of figurative density is so low as to allow a sort of visual support of that hypothetical statements. Another aspect highlighted by the semiotic analysis is the construction of an 'embedded' gaze in journalistic narration and in the strategies of visual enunciation. Finally, the contribution shows how art can offer a real space of elaboration concerning the ideologically and axiologically relevant aspects of that specific typology of contemporary conflict defined as 'preventive war'. In this perspective, the article mobilizes both semiotic operations, concepts and models (density of the figurative and plastic semiotics; enunciative strategies; figurability and 'neutre' in Louis Marin's terms), and the horizon of philosophical thought where it has explored the strategic use of 'risk', 'prevention' and 'immunization' in contemporary conflicts.
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