L'articolo fa parte di un volume collettivo dedicato a Hubert Damisch, la cui opera è stata contributo e riferimento fondamentale per l'elaborazione di una semiotica delle arti. Il punto di partenza dell'articolo è la riflessione di Hubert Damisch sulla formazione di 'serie' e corpus di opere non strettamente diacronici e la definizione dell'opera d'arte come 'oggetto teorico' nel suo "Le Jugement de Pâris" (1998). Da qui, il testo sviluppa poi un'analisi semiotica più specificamente riferibile all'orizzonte di una semiotica greimasiana delle arti e dell'immagine. Il testo tesse una costellazione anacronica tra una performance di Chris Burden del 1970, "Shoot" con il suo famoso colpo di fucile, e le Fucilazioni della pittura moderna (Manet, Goya) che si condensano nella sua memoria visiva. Per comprendere le trasformazioni in gioco in questa genealogia, ci si riferisce alla riflessione semiotica che ha esplorato le 'figure del corpo', concentrandosi in particolare sull'opposizione tra 'corpo-involucro' e 'carne'; Questo permetterà di cogliere il modo in cui nell'azione di Burden le possibilità semiotiche del corpo-involucro sono ridotte alla completa neutralizzazione per far emergere lo 'spasmo' carnale, una trasformazione già in gioco - anche se in forme storicamente diverse - nelle fucilazioni della pittura moderna (come mostrano gli studi di Michael Fried). In questo modo, l'approccio semiotico propone una rilettura dell'azione di Burden meno limitata a riferimenti meramente storico-contestuali o biografici (come spesso proposto da critici e storici dell'arte) e piuttosto legata al rapporto tra rappresentazioni del corpo e l'emergere del cosiddetto paradigma 'biopolitico' nella tarda modernità. The paper is part of a collective volume dedicated to Hubert Damisch, whose work has been a fundamental contribution and reference for the elaboration of a semiotics of the arts. The starting point of the paper is Hubert Damisch's reflection on the formation of 'series' and bodies of works that are not strictly diachronic and from his definition of the work of art as a 'theoretical object' in his "Le Jugement de Pâris" (1998). From here, the text then develops a semiotic analysis more specifically referable to the horizon of a Greimasian semiotics of the arts. The text weaves an anachronic constellation between a 1970 performance by Chris Burden, "Shoot" with its famous shotgun, and the executions represented in modern painting (Manet, Goya) that are condensed in its visual memory. In order to understand the transformations at play in this genealogy, we turn to the elaborations developed within a semiotics that explores the 'figures of the body', in particular focusing on the opposition between 'body-envelop' and 'flesh'; this willallow to grasp the way in which in Burden's action the semiotic possibilities of the body-envelop are reduced to complete neutralization in order to let the carnal 'spasm' emerge, a transformation already at stake - even if in historically different forms - in the shootings of modern painting (as Michael Fried's studies show). In this way, the semiotic approach proposes a reinterpretation of Burden's action less limited to merely historical-contextual or biographical references (as often proposed by critics and art historians) and rather linked to the relationship between representations of the body and the emergence of the so-called 'biopolitical' paradigm in late modernity.

"Rassembler les fils, tout en repliant la tresse sur elle même" : anachronies

Mengoni, Angela
2016-01-01

Abstract

L'articolo fa parte di un volume collettivo dedicato a Hubert Damisch, la cui opera è stata contributo e riferimento fondamentale per l'elaborazione di una semiotica delle arti. Il punto di partenza dell'articolo è la riflessione di Hubert Damisch sulla formazione di 'serie' e corpus di opere non strettamente diacronici e la definizione dell'opera d'arte come 'oggetto teorico' nel suo "Le Jugement de Pâris" (1998). Da qui, il testo sviluppa poi un'analisi semiotica più specificamente riferibile all'orizzonte di una semiotica greimasiana delle arti e dell'immagine. Il testo tesse una costellazione anacronica tra una performance di Chris Burden del 1970, "Shoot" con il suo famoso colpo di fucile, e le Fucilazioni della pittura moderna (Manet, Goya) che si condensano nella sua memoria visiva. Per comprendere le trasformazioni in gioco in questa genealogia, ci si riferisce alla riflessione semiotica che ha esplorato le 'figure del corpo', concentrandosi in particolare sull'opposizione tra 'corpo-involucro' e 'carne'; Questo permetterà di cogliere il modo in cui nell'azione di Burden le possibilità semiotiche del corpo-involucro sono ridotte alla completa neutralizzazione per far emergere lo 'spasmo' carnale, una trasformazione già in gioco - anche se in forme storicamente diverse - nelle fucilazioni della pittura moderna (come mostrano gli studi di Michael Fried). In questo modo, l'approccio semiotico propone una rilettura dell'azione di Burden meno limitata a riferimenti meramente storico-contestuali o biografici (come spesso proposto da critici e storici dell'arte) e piuttosto legata al rapporto tra rappresentazioni del corpo e l'emergere del cosiddetto paradigma 'biopolitico' nella tarda modernità. The paper is part of a collective volume dedicated to Hubert Damisch, whose work has been a fundamental contribution and reference for the elaboration of a semiotics of the arts. The starting point of the paper is Hubert Damisch's reflection on the formation of 'series' and bodies of works that are not strictly diachronic and from his definition of the work of art as a 'theoretical object' in his "Le Jugement de Pâris" (1998). From here, the text then develops a semiotic analysis more specifically referable to the horizon of a Greimasian semiotics of the arts. The text weaves an anachronic constellation between a 1970 performance by Chris Burden, "Shoot" with its famous shotgun, and the executions represented in modern painting (Manet, Goya) that are condensed in its visual memory. In order to understand the transformations at play in this genealogy, we turn to the elaborations developed within a semiotics that explores the 'figures of the body', in particular focusing on the opposition between 'body-envelop' and 'flesh'; this willallow to grasp the way in which in Burden's action the semiotic possibilities of the body-envelop are reduced to complete neutralization in order to let the carnal 'spasm' emerge, a transformation already at stake - even if in historically different forms - in the shootings of modern painting (as Michael Fried's studies show). In this way, the semiotic approach proposes a reinterpretation of Burden's action less limited to merely historical-contextual or biographical references (as often proposed by critics and art historians) and rather linked to the relationship between representations of the body and the emergence of the so-called 'biopolitical' paradigm in late modernity.
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