Il saggio propone una lettura critica dell’impianto prospettico e figurativo del Trionfo del Nome di Gesù, affresco realizzato da Giovan Battista Gaulli (Baciccio, 1639-1709) tra il 1676 e il 1679 sulla volta della navata della Chiesa del Gesù a Roma. L’affresco è parte del ciclo decorativo, sovrinteso dallo stesso pittore, che coinvolge anche le altre superfici della chiesa madre della Compagnia di Gesù. Si tratta di uno degli esempi più celebrati e probabilmente più suggestivi di illusionismo pittorico applicato ad una architettura, e strettamente connesso con i luoghi e la cultura con cui si relaziona: la Roma del Seicento. In particolare, è possibile rintracciarvi l’illusionismo e la spettacolarizzazione teatrale di Bernini (Gian Lorenzo, 1598-1680) il quale, estimatore e protettore dello stesso Gaulli, promuove il pittore genovese presso i Gesuiti e con lui collabora e si confronta nelle fasi esecutive dell’opera. Il caso del Trionfo del Nome di Gesù è stato individuato come oggetto di studio significativo per le differenze e gli interrogativi suscitati dall’opera che, pur nell’evidente partecipazione al contesto citato, ne marcano alcune peculiarità e difficoltà di decifrazione. Rispetto alle illusioni più direttamente architettoniche di Pozzo, infatti, dove i volumi squisitamente geometrici, sui quali è impostata l’illusorietà del dipinto, rendono ragione della continuità percettiva di due realtà distinte (lo spazio ragione della continuità percettiva di due realtà distinte (lo spazio abitato dall’osservatore, reale ed esperibile fisicamente, e quello avvertibile come immaginario seppur coniugato legittimamente con il primo), il dipinto di Gaulli porta ad un nuovo livello di illusionismo prospettico, interpretabile come uno stravolgimento o una estremizzazione dello schema abitualmente codificato.

Il Trionfo del nome di Gesù: realtà, illusione e allusioni nella scenografia di Giovan Battista Gaulli

Giuseppe D'Acunto
;
Stefano Zoerle
2019-01-01

Abstract

Il saggio propone una lettura critica dell’impianto prospettico e figurativo del Trionfo del Nome di Gesù, affresco realizzato da Giovan Battista Gaulli (Baciccio, 1639-1709) tra il 1676 e il 1679 sulla volta della navata della Chiesa del Gesù a Roma. L’affresco è parte del ciclo decorativo, sovrinteso dallo stesso pittore, che coinvolge anche le altre superfici della chiesa madre della Compagnia di Gesù. Si tratta di uno degli esempi più celebrati e probabilmente più suggestivi di illusionismo pittorico applicato ad una architettura, e strettamente connesso con i luoghi e la cultura con cui si relaziona: la Roma del Seicento. In particolare, è possibile rintracciarvi l’illusionismo e la spettacolarizzazione teatrale di Bernini (Gian Lorenzo, 1598-1680) il quale, estimatore e protettore dello stesso Gaulli, promuove il pittore genovese presso i Gesuiti e con lui collabora e si confronta nelle fasi esecutive dell’opera. Il caso del Trionfo del Nome di Gesù è stato individuato come oggetto di studio significativo per le differenze e gli interrogativi suscitati dall’opera che, pur nell’evidente partecipazione al contesto citato, ne marcano alcune peculiarità e difficoltà di decifrazione. Rispetto alle illusioni più direttamente architettoniche di Pozzo, infatti, dove i volumi squisitamente geometrici, sui quali è impostata l’illusorietà del dipinto, rendono ragione della continuità percettiva di due realtà distinte (lo spazio ragione della continuità percettiva di due realtà distinte (lo spazio abitato dall’osservatore, reale ed esperibile fisicamente, e quello avvertibile come immaginario seppur coniugato legittimamente con il primo), il dipinto di Gaulli porta ad un nuovo livello di illusionismo prospettico, interpretabile come uno stravolgimento o una estremizzazione dello schema abitualmente codificato.
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