L'operazione del rilievo architettonico porta necessariamente ad una più approfondita conoscenza dell'edifico prescelto, non solo strettamente tecnologica e strutturale. Anche le componenti decorative utilizzate per l'arredo degli interni divengono spesso fonte di piacevoli sorprese: nulla entusiasma più della scoperta di un pregevole manufatto artistico abbandonato all'oblio da pigri antenati o dall'incuria del tempo. Vecchie foto di arredamenti, uscite fortunosamente da archivi pubblici o privati, possono contribuire a revisioni di convinzioni artistiche, causando sentimenti di rammarico per le opere perdute o di piacevole stupore per altre da ritrovare. Questo è il caso di Palazzo Vendramin ai Carmini: scorrere alcune immagini monocrome conservate presso la Biblioteca del Museo Correr di Venezia (aventi una erronea indicazione di Palazzo Foscarini), è stato sufficiente per scoprire opere di ottimo livello decorativo presumibilmente ideate dall'architetto-quadraturista bolognese Giacomo Antonio Mannini (1646-1632). Si tratta infatti di alcune grandi tempere rettangolari della seconda metà XVII secolo, impostate secondo la tipica concezione di architetture a quinta manniniana, ove trionfano vasche con balaustra e ricche fontane immerse in giardini architettonici che ricordano la grande scuola bolognese coeva. Non si può dimenticare l'opera del Mannini ed i suoi "distinguo" rispetto alle concezioni teorico architettoniche dei suoi colleghi professori all'Accademia di Bologna, che formarono culturalmente i fratelli Galli da Bibiena, celebri trattatisti d'architettura. Il reperimento delle inaspettate ed inedite testimonianze in Venezia da conferma dell'attività del Mannini fuori da Bologna e dallo Stato Pontificio.
I Dipinti attribuibili al Mannini di un disperso arredo Veneziano
LUCCHESE, VINCENZO;
1993-01-01
Abstract
L'operazione del rilievo architettonico porta necessariamente ad una più approfondita conoscenza dell'edifico prescelto, non solo strettamente tecnologica e strutturale. Anche le componenti decorative utilizzate per l'arredo degli interni divengono spesso fonte di piacevoli sorprese: nulla entusiasma più della scoperta di un pregevole manufatto artistico abbandonato all'oblio da pigri antenati o dall'incuria del tempo. Vecchie foto di arredamenti, uscite fortunosamente da archivi pubblici o privati, possono contribuire a revisioni di convinzioni artistiche, causando sentimenti di rammarico per le opere perdute o di piacevole stupore per altre da ritrovare. Questo è il caso di Palazzo Vendramin ai Carmini: scorrere alcune immagini monocrome conservate presso la Biblioteca del Museo Correr di Venezia (aventi una erronea indicazione di Palazzo Foscarini), è stato sufficiente per scoprire opere di ottimo livello decorativo presumibilmente ideate dall'architetto-quadraturista bolognese Giacomo Antonio Mannini (1646-1632). Si tratta infatti di alcune grandi tempere rettangolari della seconda metà XVII secolo, impostate secondo la tipica concezione di architetture a quinta manniniana, ove trionfano vasche con balaustra e ricche fontane immerse in giardini architettonici che ricordano la grande scuola bolognese coeva. Non si può dimenticare l'opera del Mannini ed i suoi "distinguo" rispetto alle concezioni teorico architettoniche dei suoi colleghi professori all'Accademia di Bologna, che formarono culturalmente i fratelli Galli da Bibiena, celebri trattatisti d'architettura. Il reperimento delle inaspettate ed inedite testimonianze in Venezia da conferma dell'attività del Mannini fuori da Bologna e dallo Stato Pontificio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.