Senza che il mondo degli oggetti d’uso quotidiano e i diversi domini sociali di “arte”, “architettura” e “design” si confondano del tutto tra loro nelle realtà dei mercati, dei mestieri e degli usi, appaiono oggi sempre più frequenti (e necessarie) opere d’arte esplicitamente concepite come casi di “site-specific design”, cioè pensate come oggetti che, pur provenendo dalle genealogie tecniche del design o dell'artigianato artistico, chiedono anche di essere usati e interpretati sia come pezzi d'arte, sia come parti funzionali di specifici spazi architettonici e luoghi geografici. Sono opere queste concepite al contempo come consueti oggetti di servizio e come supporti di pratiche estetiche giacché sono destinate a entrare in una precisa “risonanza semiotica” con il luogo del quale si pongono di diventare parte integrante e, talora, testimoni di una memoria interpretativa localizzata. Perciò sono oggetti per i quali è rilevante la realtà dello statuto pubblicamente conferito dalle etichette commerciali del “Made in …” e del “Made for …”; dunque, comprendere l'ambiguo statuto di questi “oggetti integranti” può aiutarci a cogliere quella che credo sia una concreta e razionale linea evolutiva nella nebulosa nozione di Made in Italy e nelle sue contraddittorie connotazioni che difficilmente troveranno una misura attendibile nel cosiddetto Country of Origin Effect.
Un canone tecno-estetico del Made in Italy: pattern tra arte, architettura e design in un interno della Querini Stampalia
Gay, Fabrizio
2018-01-01
Abstract
Senza che il mondo degli oggetti d’uso quotidiano e i diversi domini sociali di “arte”, “architettura” e “design” si confondano del tutto tra loro nelle realtà dei mercati, dei mestieri e degli usi, appaiono oggi sempre più frequenti (e necessarie) opere d’arte esplicitamente concepite come casi di “site-specific design”, cioè pensate come oggetti che, pur provenendo dalle genealogie tecniche del design o dell'artigianato artistico, chiedono anche di essere usati e interpretati sia come pezzi d'arte, sia come parti funzionali di specifici spazi architettonici e luoghi geografici. Sono opere queste concepite al contempo come consueti oggetti di servizio e come supporti di pratiche estetiche giacché sono destinate a entrare in una precisa “risonanza semiotica” con il luogo del quale si pongono di diventare parte integrante e, talora, testimoni di una memoria interpretativa localizzata. Perciò sono oggetti per i quali è rilevante la realtà dello statuto pubblicamente conferito dalle etichette commerciali del “Made in …” e del “Made for …”; dunque, comprendere l'ambiguo statuto di questi “oggetti integranti” può aiutarci a cogliere quella che credo sia una concreta e razionale linea evolutiva nella nebulosa nozione di Made in Italy e nelle sue contraddittorie connotazioni che difficilmente troveranno una misura attendibile nel cosiddetto Country of Origin Effect.File | Dimensione | Formato | |
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