In Veneto la memoria del passato più antico, anche quando affidata a resti poco evidenti, appare spesso condensarsi nei tratti di paesaggi la cui bellezza è strettamente correlata a sistemi infrastrutturali e alle relazioni tra gli elementi che li hanno definiti, come macchine idrovore, canali, argini, piccole architetture tecniche, percorsi, tracciati sottolineati da masse arboree e filari d’alberi. In particolare si ritrovano spesso aree d’intersezione e di densità di diverse archeologie, che in alcuni casi individuano luoghi di criticità, ma anche delle realtà che potrebbero dare il via ad un’estesa valorizzazione, capace di ricomporre e riattivare vari sistemi, nonché di dare senso a contesti oggi in abbandono. Il testo rileva il ruolo assunto da densità di testimonianze storico-culturali che evidenziano la complessità di relazioni - sia in essere che potenziali – in rapporto a particolari ambiti territoriali e paesaggistici, dove sono ancora riconoscibili tracce di antichi assetti, legati tanto alle vie d’acqua quanto alle antiche vie consolari. Dalla ricerca emerge con chiarezza una sorta d’impalcatura di ciò che è individuato quale “paesaggio dell’archeologia”, capace di indirizzare la tutela, ma anche una fruizione sostenibile del patrimonio storico-archeologico, con la prefigurazione di diverse azioni che seguano strategie mirate. Rovine di epoche diverse, di varia importanza e consistenza, si rimettono così in gioco con l’intento di accogliere, nella complessità del contemporaneo, nuovi possibili livelli di trasformazione del territorio, dove infrastrutture già programmate, che modificano in modo rilevante l’accessibilità e la percezione del paesaggio, vengono reinterpretare per le loro potenzialità di veicolare la conoscenza dei luoghi attraverso itinerari in gran parte “rintracciati” tra isole di densità culturali. Scenari di fruizione integrata delle risorse storico-archeologiche e paesaggistiche, seguendo quella intelaiatura sottesa proprio dai sistemi di architetture tecniche, industriali o dalle case rurali, mettono in relazione le principali e più significative risorse del paesaggio, seguendo tracce e tracciati che consentano di riconoscere il legame imprescindibile tra la contemporaneità e la storia di una terra d’acque quale è il Polesine. La definizione di strategie di valorizzazione trova così il suo fondamento nella “messa a sistema” delle risorse culturali riconosciute e riconoscibili, in rapporto ad alcune infrastrutture da reinterpretare quali veicoli di conoscenza dell’identità dei luoghi attraversati.

Tracce e tracciati di terre d'acque

VANORE, MARGHERITA
2010-01-01

Abstract

In Veneto la memoria del passato più antico, anche quando affidata a resti poco evidenti, appare spesso condensarsi nei tratti di paesaggi la cui bellezza è strettamente correlata a sistemi infrastrutturali e alle relazioni tra gli elementi che li hanno definiti, come macchine idrovore, canali, argini, piccole architetture tecniche, percorsi, tracciati sottolineati da masse arboree e filari d’alberi. In particolare si ritrovano spesso aree d’intersezione e di densità di diverse archeologie, che in alcuni casi individuano luoghi di criticità, ma anche delle realtà che potrebbero dare il via ad un’estesa valorizzazione, capace di ricomporre e riattivare vari sistemi, nonché di dare senso a contesti oggi in abbandono. Il testo rileva il ruolo assunto da densità di testimonianze storico-culturali che evidenziano la complessità di relazioni - sia in essere che potenziali – in rapporto a particolari ambiti territoriali e paesaggistici, dove sono ancora riconoscibili tracce di antichi assetti, legati tanto alle vie d’acqua quanto alle antiche vie consolari. Dalla ricerca emerge con chiarezza una sorta d’impalcatura di ciò che è individuato quale “paesaggio dell’archeologia”, capace di indirizzare la tutela, ma anche una fruizione sostenibile del patrimonio storico-archeologico, con la prefigurazione di diverse azioni che seguano strategie mirate. Rovine di epoche diverse, di varia importanza e consistenza, si rimettono così in gioco con l’intento di accogliere, nella complessità del contemporaneo, nuovi possibili livelli di trasformazione del territorio, dove infrastrutture già programmate, che modificano in modo rilevante l’accessibilità e la percezione del paesaggio, vengono reinterpretare per le loro potenzialità di veicolare la conoscenza dei luoghi attraverso itinerari in gran parte “rintracciati” tra isole di densità culturali. Scenari di fruizione integrata delle risorse storico-archeologiche e paesaggistiche, seguendo quella intelaiatura sottesa proprio dai sistemi di architetture tecniche, industriali o dalle case rurali, mettono in relazione le principali e più significative risorse del paesaggio, seguendo tracce e tracciati che consentano di riconoscere il legame imprescindibile tra la contemporaneità e la storia di una terra d’acque quale è il Polesine. La definizione di strategie di valorizzazione trova così il suo fondamento nella “messa a sistema” delle risorse culturali riconosciute e riconoscibili, in rapporto ad alcune infrastrutture da reinterpretare quali veicoli di conoscenza dell’identità dei luoghi attraversati.
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