EDIZIONE ITALIANA Il graphic design è un territorio difficile da abbracciare con un solo sguardo. Necessariamente eteronomo, si presenta non tanto come una regione conchiusa, dai confini ben individuati, ma piuttosto come un nucleo dal quale e verso il quale differenti percorsi si dispiegano in relazione ai diversi contesti, descrivendo una pluralità di mondi. La sua pur breve storia ci consegna un’identità molteplice, punteggiata da una varietà di esperienze e denominazioni più o meno condivise che ne hanno via via sospinto la definizione fra arte e industria, fra libera espressione e problem solving, fra creatività e standard, tra le sponde della professione e della disciplina istituzionalizzata, da un lato, e quelle della pratica amatoriale, dall’altro. La sua condizione attuale ci parla di opportunità e sfide che richiedono punti di osservazione e vocabolari aggiornati. Un paesaggio sempre più esteso di prodotti e luoghi dei quali facciamo quotidiana esperienza si serve della grafica per comunicare e informare a diverse scale e dimensioni – dai libri a stampa ai siti web, dai manifesti lungo le strade alle applicazioni digitali, dai musei ai centri commerciali. Per loro tramite siamo avvolti ormai da una molteplicità di stili che accoglie tutte le sfumature dal buon design al culto del brutto (cult of the ugly), gli eccessi kitsch accanto a quelli del minimalismo, objets trouvés e decorazioni generative. Nel contempo, l’accesso facilitato a strumenti di elaborazione grafica rende sempre più diffuse e partecipate non solo la fruizione ma anche la elaborazione e la produzione stessa di testi, immagini, segni. In questo panorama, dove la “grafica” sembra essere dappertutto, la posizione del graphic design necessariamente si sposta. [...]
Graphic Design Worlds
Dalla Mura M
2011-01-01
Abstract
EDIZIONE ITALIANA Il graphic design è un territorio difficile da abbracciare con un solo sguardo. Necessariamente eteronomo, si presenta non tanto come una regione conchiusa, dai confini ben individuati, ma piuttosto come un nucleo dal quale e verso il quale differenti percorsi si dispiegano in relazione ai diversi contesti, descrivendo una pluralità di mondi. La sua pur breve storia ci consegna un’identità molteplice, punteggiata da una varietà di esperienze e denominazioni più o meno condivise che ne hanno via via sospinto la definizione fra arte e industria, fra libera espressione e problem solving, fra creatività e standard, tra le sponde della professione e della disciplina istituzionalizzata, da un lato, e quelle della pratica amatoriale, dall’altro. La sua condizione attuale ci parla di opportunità e sfide che richiedono punti di osservazione e vocabolari aggiornati. Un paesaggio sempre più esteso di prodotti e luoghi dei quali facciamo quotidiana esperienza si serve della grafica per comunicare e informare a diverse scale e dimensioni – dai libri a stampa ai siti web, dai manifesti lungo le strade alle applicazioni digitali, dai musei ai centri commerciali. Per loro tramite siamo avvolti ormai da una molteplicità di stili che accoglie tutte le sfumature dal buon design al culto del brutto (cult of the ugly), gli eccessi kitsch accanto a quelli del minimalismo, objets trouvés e decorazioni generative. Nel contempo, l’accesso facilitato a strumenti di elaborazione grafica rende sempre più diffuse e partecipate non solo la fruizione ma anche la elaborazione e la produzione stessa di testi, immagini, segni. In questo panorama, dove la “grafica” sembra essere dappertutto, la posizione del graphic design necessariamente si sposta. [...]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.