Questo articolo nasce da una riflessione sul potenziale implicito d’uso dell’ascolto nella conoscenza adoperata dalla pianificazione territoriale. Nel definire l’ascolto come pratica relazionale, come metodo indiziario e come strumento di rappresentazione e trasformazione della città e del territorio – così come parte di un sistema di pratiche più ampio che comprende la registrazione e la manipolazione audio - la speranza cui si tende è che questa pratica possa diventare un valido strumento di supporto all’osservazione. Se infatti un supporto risulta indispensabile per dare all’analisi nuove prospettive, bisognerà allora dedicarsi sia alle premesse, che soprattutto agli esiti a cui questa pratica può contribuire nel tentativo di ibridare quel sistema di conoscenza che ha storicamente eretto barriere apparentemente insuperabili tra cultura accademica e cultura orale, così come tra linguaggi artistici e linguaggi analitici. Ma se l’ascolto è una pratica, con quali pratiche interferisce? Cioè qual è l’epistemologia consolidata che questa pratica mette alla prova? Il primo obiettivo del saggio è di procedere ad una ricognizione trasversale di alcune delle esperienze e delle discipline che toccano in vario modo il mondo dell’ascolto ed utilizzano strumentalmente la registrazione audio nei rispettivi campi di indagine. Il secondo obiettivo è riflettere - a partire da, e - attraverso questa ricognizione per confrontarla con le pratiche consolidate di produzione ed uso della conoscenza nella pianificazione territoriale. L’ultimo obiettivo rappresenta un tentativo di declinazione ed applicazione dei risultati ottenuti dal precedente confronto per avanzare alcune ipotesi nel quadro delle politiche di sviluppo locale.
Dall’ascolto alla pianificazione territoriale
Di Croce, Nicola
2015-01-01
Abstract
Questo articolo nasce da una riflessione sul potenziale implicito d’uso dell’ascolto nella conoscenza adoperata dalla pianificazione territoriale. Nel definire l’ascolto come pratica relazionale, come metodo indiziario e come strumento di rappresentazione e trasformazione della città e del territorio – così come parte di un sistema di pratiche più ampio che comprende la registrazione e la manipolazione audio - la speranza cui si tende è che questa pratica possa diventare un valido strumento di supporto all’osservazione. Se infatti un supporto risulta indispensabile per dare all’analisi nuove prospettive, bisognerà allora dedicarsi sia alle premesse, che soprattutto agli esiti a cui questa pratica può contribuire nel tentativo di ibridare quel sistema di conoscenza che ha storicamente eretto barriere apparentemente insuperabili tra cultura accademica e cultura orale, così come tra linguaggi artistici e linguaggi analitici. Ma se l’ascolto è una pratica, con quali pratiche interferisce? Cioè qual è l’epistemologia consolidata che questa pratica mette alla prova? Il primo obiettivo del saggio è di procedere ad una ricognizione trasversale di alcune delle esperienze e delle discipline che toccano in vario modo il mondo dell’ascolto ed utilizzano strumentalmente la registrazione audio nei rispettivi campi di indagine. Il secondo obiettivo è riflettere - a partire da, e - attraverso questa ricognizione per confrontarla con le pratiche consolidate di produzione ed uso della conoscenza nella pianificazione territoriale. L’ultimo obiettivo rappresenta un tentativo di declinazione ed applicazione dei risultati ottenuti dal precedente confronto per avanzare alcune ipotesi nel quadro delle politiche di sviluppo locale.File | Dimensione | Formato | |
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