La Quinta Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia del 1991, diretta da Francesco Dal Co, è l’esito conclusivo della sua direzione del Settore Architettura de La Biennale nel quadriennio 1988-91. Fin dall’inizio del suo incarico, la direzione Dal Co è in primo luogo caratterizzata dalla scelta di ritornare a considerare la Biennale Architettura quale occasione per promuovere la sperimentazione progettuale su una serie di aree critiche veneziane, attraverso lo strumento dei concorsi. I tre concorsi banditi nell’ambito della V Biennale Architettura – che giungono a conclusione rispettivamente nel 1988, 1990 e 1991 – sono pensati per luoghi concreti al fine di giungere alla realizzazione dei progetti premiati, in occasione del centenario de La Biennale di Venezia del 1995. Purtroppo tuttavia per nessuno dei tre concorsi banditi nell’ambito della V Biennale Architettura si giunge alla effettiva realizzazione del progetto vincitore: di Francesco Cellini, per il Concorso Nazionale di progettazione a inviti per la ristrutturazione del Padiglione Italia ai Giardini della Biennale di Venezia; di Rafael Moneo, per il Concorso Internazionale di progettazione a inviti per il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia; di Jeremy Dixon ed Edward Jones, per il Concorso Internazionale “Una Porta per Venezia”, per la ristrutturazione dell’area di Piazzale Roma. Oltre a bandire una serie di concorsi, la V Mostra di Dal Co si propone la costruzione di nuove architetture per La Biennale, permanenti o effimere, che vengono in parte realizzate in occasione della mostra del 1991: la prima opera realizzata è il Padiglione del libro Electa, su progetto di James Stirling, Michael Wilford and Associates, con Tom Muirhead; la seconda opera è propriamente una scultura, apparentemente effimera, che rappresenta un “aliante” ligneo, realizzata su progetto di Massimo Scolari e posta a contrassegnare l’ingresso alla sede delle Corderie per la V Biennale (poi trasferita alla sede IUAV del Cotonificio); la costruzione di un’ulteriore architettura, tra effimero e permanente, è inizialmente prevista per la V Biennale Architettura ma essa non viene realizzata per problemi economici: si tratta della “Porta” per l’ingresso principale alla mostra ai Giardini di Castello, progettata da Aldo Rossi. Le sezioni principali della mostra della V Biennale Architettura sono ospitate ai Giardini: la sezione italiana “Quaranta architetti per gli anni ‘90” al Padiglione Italia, le partecipazioni internazionali nei Padiglioni nazionali dei singoli Paesi stranieri de La Biennale Arte (per la prima volta coinvolti in una Biennale Architettura). Un’altra sezione innovativa della V Mostra del 1991 è ospitata alle Corderie dell’Arsenale: si tratta di “Venice Prize”, ampia occasione di confronto accademico, che vede la partecipazione di quarantatré tra le più importanti scuole di architettura del mondo. Va sottolineato che Dal Co è il primo storico dell’architettura, studioso e critico – non impegnato operativamente come architetto, né quale protagonista e/o promotore di specifiche “tendenze” architettoniche – cui viene affidata la direzione di una Biennale Architettura. La Biennale diretta da Dal Co mostra una evidente maggiore distanza critica rispetto ai senz’altro autorevoli e brillanti precedenti: un nuovo atteggiamento, in un certo senso più asettico, meno direttamente coinvolto nel fare architettura o nel discorso teorico sull’architettura e la città sviluppato dagli architetti, inevitabilmente con finalità operative. In questo quadro, si capisce come nella V Mostra diretta da Dal Co manchi programmaticamente un indirizzo tematico centrale, fissato dal curatore, scelta resa evidente dal fatto che si tratta dell’unica edizione della Biennale Architettura a non avere alcun titolo o sottotitolo, a non essere identificata da una serie di parole chiave tematico/programmatiche, riconoscibili quale slogan della mostra. La Mostra del 1991 espone una selezione qualitativa accurata, quanto poco tendenziosa-ideologica, al fine di presentare in modo ordinato e articolato una vasta rassegna dell’architettura che si sta elaborando e discutendo in quegli anni nella professione, nelle Università, nelle occasioni di incontro ed esposizione a livello internazionale, introducendo alcuni nuovi protagonisti degli anni Novanta e successivi, italiani e stranieri.

Mostre e concorsi. La 5. Biennale Architettura di Francesco Dal Co, 1988-1991

Doimo, Martino
2020-01-01

Abstract

La Quinta Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia del 1991, diretta da Francesco Dal Co, è l’esito conclusivo della sua direzione del Settore Architettura de La Biennale nel quadriennio 1988-91. Fin dall’inizio del suo incarico, la direzione Dal Co è in primo luogo caratterizzata dalla scelta di ritornare a considerare la Biennale Architettura quale occasione per promuovere la sperimentazione progettuale su una serie di aree critiche veneziane, attraverso lo strumento dei concorsi. I tre concorsi banditi nell’ambito della V Biennale Architettura – che giungono a conclusione rispettivamente nel 1988, 1990 e 1991 – sono pensati per luoghi concreti al fine di giungere alla realizzazione dei progetti premiati, in occasione del centenario de La Biennale di Venezia del 1995. Purtroppo tuttavia per nessuno dei tre concorsi banditi nell’ambito della V Biennale Architettura si giunge alla effettiva realizzazione del progetto vincitore: di Francesco Cellini, per il Concorso Nazionale di progettazione a inviti per la ristrutturazione del Padiglione Italia ai Giardini della Biennale di Venezia; di Rafael Moneo, per il Concorso Internazionale di progettazione a inviti per il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia; di Jeremy Dixon ed Edward Jones, per il Concorso Internazionale “Una Porta per Venezia”, per la ristrutturazione dell’area di Piazzale Roma. Oltre a bandire una serie di concorsi, la V Mostra di Dal Co si propone la costruzione di nuove architetture per La Biennale, permanenti o effimere, che vengono in parte realizzate in occasione della mostra del 1991: la prima opera realizzata è il Padiglione del libro Electa, su progetto di James Stirling, Michael Wilford and Associates, con Tom Muirhead; la seconda opera è propriamente una scultura, apparentemente effimera, che rappresenta un “aliante” ligneo, realizzata su progetto di Massimo Scolari e posta a contrassegnare l’ingresso alla sede delle Corderie per la V Biennale (poi trasferita alla sede IUAV del Cotonificio); la costruzione di un’ulteriore architettura, tra effimero e permanente, è inizialmente prevista per la V Biennale Architettura ma essa non viene realizzata per problemi economici: si tratta della “Porta” per l’ingresso principale alla mostra ai Giardini di Castello, progettata da Aldo Rossi. Le sezioni principali della mostra della V Biennale Architettura sono ospitate ai Giardini: la sezione italiana “Quaranta architetti per gli anni ‘90” al Padiglione Italia, le partecipazioni internazionali nei Padiglioni nazionali dei singoli Paesi stranieri de La Biennale Arte (per la prima volta coinvolti in una Biennale Architettura). Un’altra sezione innovativa della V Mostra del 1991 è ospitata alle Corderie dell’Arsenale: si tratta di “Venice Prize”, ampia occasione di confronto accademico, che vede la partecipazione di quarantatré tra le più importanti scuole di architettura del mondo. Va sottolineato che Dal Co è il primo storico dell’architettura, studioso e critico – non impegnato operativamente come architetto, né quale protagonista e/o promotore di specifiche “tendenze” architettoniche – cui viene affidata la direzione di una Biennale Architettura. La Biennale diretta da Dal Co mostra una evidente maggiore distanza critica rispetto ai senz’altro autorevoli e brillanti precedenti: un nuovo atteggiamento, in un certo senso più asettico, meno direttamente coinvolto nel fare architettura o nel discorso teorico sull’architettura e la città sviluppato dagli architetti, inevitabilmente con finalità operative. In questo quadro, si capisce come nella V Mostra diretta da Dal Co manchi programmaticamente un indirizzo tematico centrale, fissato dal curatore, scelta resa evidente dal fatto che si tratta dell’unica edizione della Biennale Architettura a non avere alcun titolo o sottotitolo, a non essere identificata da una serie di parole chiave tematico/programmatiche, riconoscibili quale slogan della mostra. La Mostra del 1991 espone una selezione qualitativa accurata, quanto poco tendenziosa-ideologica, al fine di presentare in modo ordinato e articolato una vasta rassegna dell’architettura che si sta elaborando e discutendo in quegli anni nella professione, nelle Università, nelle occasioni di incontro ed esposizione a livello internazionale, introducendo alcuni nuovi protagonisti degli anni Novanta e successivi, italiani e stranieri.
2020
9788857575339
9788831241335
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