In un’intervista pubblicata nell’ottobre scorso in “Fantastic Man” (n. 71, 1 October 2019), il direttore creativo uomo per la società italiana Moncler dichiara: "I really like the concept of industrial design and manufacturing. For me, fashion is industrial […] It was the biggest revolution in fashion, making looks from couture on a large scale. And remember, Italy was the country to open up to mass production in luxury: it’s in our culture." Rispetto alle letture anche recenti in cui si recupera il mito dell’eccellenza rinascimentale, sinonimo di prestigio e sapienza artistico artigianale (Belfanti 2019), questa affermazione di Sergio Zambon porta a domandarsi se, ed eventualmente come, il racconto della moda industriale o dell’Italia che produce la moda hanno nutrito e nutrono il discorso culturale sul Made in Italy. A partire da questa suggestione, il contributo propone un’analisi della letteratura critica dedicata alla moda italiana diffusa negli anni Ottanta e Novanta ˗ intesi come momento chiave di elaborazione concettuale del Made in Italy ˗ per verificare il peso che la produzione industriale assume nella trasmissione dei valori associati a tale etichetta. Allo stesso modo indaga il racconto restituito da alcune riviste di settore nate all’inizio di quel ventennio, come “Donna” e “Mondo Uomo”, che si distinguevano nel panorama editoriale per lo spazio dedicato alla riflessione sulla moda e le sue culture, a testimonianza di un sistema produttivo consapevole della forza e della reputazione acquisite a livello internazionale. Considerare l’eredità degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso è un esercizio utile nella prospettiva del nuovo millennio. L’aspetto produttivo come è raccontato nelle storie della moda italiana? In che modo l’industria è entrata nei discorsi dei creativi e più in generale degli attori della filiera produttiva? L’industria continua a essere un valore del Made in Italy?

Made in fabbrica : il valore dell’industria nel racconto del Made in Italy

Fava, Elena;Brunello, Edoardo
2020-01-01

Abstract

In un’intervista pubblicata nell’ottobre scorso in “Fantastic Man” (n. 71, 1 October 2019), il direttore creativo uomo per la società italiana Moncler dichiara: "I really like the concept of industrial design and manufacturing. For me, fashion is industrial […] It was the biggest revolution in fashion, making looks from couture on a large scale. And remember, Italy was the country to open up to mass production in luxury: it’s in our culture." Rispetto alle letture anche recenti in cui si recupera il mito dell’eccellenza rinascimentale, sinonimo di prestigio e sapienza artistico artigianale (Belfanti 2019), questa affermazione di Sergio Zambon porta a domandarsi se, ed eventualmente come, il racconto della moda industriale o dell’Italia che produce la moda hanno nutrito e nutrono il discorso culturale sul Made in Italy. A partire da questa suggestione, il contributo propone un’analisi della letteratura critica dedicata alla moda italiana diffusa negli anni Ottanta e Novanta ˗ intesi come momento chiave di elaborazione concettuale del Made in Italy ˗ per verificare il peso che la produzione industriale assume nella trasmissione dei valori associati a tale etichetta. Allo stesso modo indaga il racconto restituito da alcune riviste di settore nate all’inizio di quel ventennio, come “Donna” e “Mondo Uomo”, che si distinguevano nel panorama editoriale per lo spazio dedicato alla riflessione sulla moda e le sue culture, a testimonianza di un sistema produttivo consapevole della forza e della reputazione acquisite a livello internazionale. Considerare l’eredità degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso è un esercizio utile nella prospettiva del nuovo millennio. L’aspetto produttivo come è raccontato nelle storie della moda italiana? In che modo l’industria è entrata nei discorsi dei creativi e più in generale degli attori della filiera produttiva? L’industria continua a essere un valore del Made in Italy?
2020
9788899243982
9788857575353
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