L’area di manovra della Stazione Centrale di Milano, utilizzata dal 1943 al 1945 per le deportazioni verso i campi di sterminio nazifascisti è forse oggi l'unica infrastruttura ferroviaria sopravvissuta alle distruzioni, alle alterazioni irreversibili e alle cancellazioni succedutesi dal secondo dopoguerra ad oggi nei vari scali ferroviari europei utilizzati per questo scopo. Il progetto per il Memoriale della Shoah muove dall'idea di sottrarre questa stazione nascosta alla rimozione a cui è stata soggetta per 60 anni. L'obiettivo è rifondare in un luogo della Shoah un laboratorio della memoria proiettato verso la rielaborazione e la trasmissione di questa esperienza, come terreno di costruzione di cultura e consapevolezza, non un monumento limitato all'informazione e al ricordo . La zona di manovra postale è costituita da una piattaforma di 24 binari paralleli con trasbordatori dei vagoni sulle testate nord e sud: una stazione invisibile dall'esterno. La lontananza dalla città "civile" e l'efficienza tecnica del meccanismo di traslazione e sollevamento dei carri merci dal piano della città al piazzale dei binari, sono alla base dell'utilizzo di quest'area per le deportazioni, di cui il Memoriale occupa una porzione di circa 7.000 mq, su 3 livelli. Il progetto rilegge la "disciplina della campata", principio di organizzazione spaziale che permea l'intera morfologia del sito e orienta il programma museografico, che prevede l'attraversamento e la percezione individuale del luogo, secondo un principio di distanziamento dall'esistente. Il cemento armato a vista, mediante un'opera di "scavo archeologico" che ne sovraespone matericità e plasticità, diventa un reperto in cui forma e contenuto coincidono, principio interpretato dalla nuova architettura secondo un relazione spaziale attuata per “distanziamento”. Il Memoriale è dunque un'architettura-documento, un'infrastruttura-reperto: più che fornire spiegazioni, pone interrogativi che il visitatore può affrontare a partire dalla scoperta del luogo mediante il suo attraversamento emozionale, psicologico e sensoriale.

Il Memoriale della Shoah nella Stazione Centrale di Milano: struttura-forma-architettura

Morpurgo, Guido
2014-01-01

Abstract

L’area di manovra della Stazione Centrale di Milano, utilizzata dal 1943 al 1945 per le deportazioni verso i campi di sterminio nazifascisti è forse oggi l'unica infrastruttura ferroviaria sopravvissuta alle distruzioni, alle alterazioni irreversibili e alle cancellazioni succedutesi dal secondo dopoguerra ad oggi nei vari scali ferroviari europei utilizzati per questo scopo. Il progetto per il Memoriale della Shoah muove dall'idea di sottrarre questa stazione nascosta alla rimozione a cui è stata soggetta per 60 anni. L'obiettivo è rifondare in un luogo della Shoah un laboratorio della memoria proiettato verso la rielaborazione e la trasmissione di questa esperienza, come terreno di costruzione di cultura e consapevolezza, non un monumento limitato all'informazione e al ricordo . La zona di manovra postale è costituita da una piattaforma di 24 binari paralleli con trasbordatori dei vagoni sulle testate nord e sud: una stazione invisibile dall'esterno. La lontananza dalla città "civile" e l'efficienza tecnica del meccanismo di traslazione e sollevamento dei carri merci dal piano della città al piazzale dei binari, sono alla base dell'utilizzo di quest'area per le deportazioni, di cui il Memoriale occupa una porzione di circa 7.000 mq, su 3 livelli. Il progetto rilegge la "disciplina della campata", principio di organizzazione spaziale che permea l'intera morfologia del sito e orienta il programma museografico, che prevede l'attraversamento e la percezione individuale del luogo, secondo un principio di distanziamento dall'esistente. Il cemento armato a vista, mediante un'opera di "scavo archeologico" che ne sovraespone matericità e plasticità, diventa un reperto in cui forma e contenuto coincidono, principio interpretato dalla nuova architettura secondo un relazione spaziale attuata per “distanziamento”. Il Memoriale è dunque un'architettura-documento, un'infrastruttura-reperto: più che fornire spiegazioni, pone interrogativi che il visitatore può affrontare a partire dalla scoperta del luogo mediante il suo attraversamento emozionale, psicologico e sensoriale.
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