Il testo presenta gli esiti di una ricerca didattica che assume l’ambito del quartiere Fiera a Treviso come campo di sperimentazione per una strategia di rigenerazione urbana fondata su di un radicale cambio dei paradigmi che, fino a oggi, hanno guidato lo sviluppo delle nostre periferie. Così il riuso sostituisce la nuova edificazione, la sottrazione per il recupero di nuove superfici biotiche si fa pratica progettuale, gli edifici ricercano assetti tipologici ibridi, gli spazi aperti e il disegno di paesaggio assumono un peso progressivamente maggiore nel dare nuovo senso ai luoghi frammentati che abitiamo. Ciò che ne risulta è una città diversa dal punto di vista fisico e morfologico, ma anche una città che inizia ad affrontare alcuni grandi temi che il mondo oggi ci pone: quelli dell’inclusione sociale, delle nuove forme di occupazione, delle criticità ambientali, dell’autosufficienza energetica e alimentare. Tutto questo sapendo che le aree esterne delle medio-piccole città italiane, dove il centro storico fa ancora sentire la sua presenza e la campagna non è poi così lontana, risultano spesso più delicate di altre. In esse è necessario prestare attenzione a ogni minimo indizio, selezionare memorie, tracce, materie e materiali nascosti, ma è ancor più necessario attraversare le scale e non rinunciare a narrazioni più ambiziose. Soprattutto non è possibile rifiutare un confronto dialettico in cui anche i vuoti, le pause e le possibili giustapposizioni contribuiscono a definire nuove identità.

Le forme del limite : progetti per il quartiere Fiera a Treviso

Marco Ferrari
2020-01-01

Abstract

Il testo presenta gli esiti di una ricerca didattica che assume l’ambito del quartiere Fiera a Treviso come campo di sperimentazione per una strategia di rigenerazione urbana fondata su di un radicale cambio dei paradigmi che, fino a oggi, hanno guidato lo sviluppo delle nostre periferie. Così il riuso sostituisce la nuova edificazione, la sottrazione per il recupero di nuove superfici biotiche si fa pratica progettuale, gli edifici ricercano assetti tipologici ibridi, gli spazi aperti e il disegno di paesaggio assumono un peso progressivamente maggiore nel dare nuovo senso ai luoghi frammentati che abitiamo. Ciò che ne risulta è una città diversa dal punto di vista fisico e morfologico, ma anche una città che inizia ad affrontare alcuni grandi temi che il mondo oggi ci pone: quelli dell’inclusione sociale, delle nuove forme di occupazione, delle criticità ambientali, dell’autosufficienza energetica e alimentare. Tutto questo sapendo che le aree esterne delle medio-piccole città italiane, dove il centro storico fa ancora sentire la sua presenza e la campagna non è poi così lontana, risultano spesso più delicate di altre. In esse è necessario prestare attenzione a ogni minimo indizio, selezionare memorie, tracce, materie e materiali nascosti, ma è ancor più necessario attraversare le scale e non rinunciare a narrazioni più ambiziose. Soprattutto non è possibile rifiutare un confronto dialettico in cui anche i vuoti, le pause e le possibili giustapposizioni contribuiscono a definire nuove identità.
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