Il testo presenta i risultati di alcune esperienze didattiche elaborate sull’ambito geografico del Palù di Livenza. Collocato ai bordi della pianura veneta, esso ospita le sorgenti del fiume Livenza ed è uno dei 111 siti dell’arco alpino, riconosciuti come patrimonio UNESCO, in cui sono state ritrovate importanti testimonianze della cultura palafitticola neolitica. Malgrado ciò, il Palù resta marginale, poco conosciuto e frequentato. L’obbiettivo della ricerca è allora quello di mettere a sistema le molte potenzialità che esso offre (sotto il profilo storico-culturale, ambientale, paesaggistico ed enogastronomico) dando vita a una rete di interventi che possano dotarlo di quelle attrezzature necessarie a favorirne una più consapevole fruizione turistica. Tutto ciò lavorando in gran parte all’esterno del sito stesso, riattivando vecchi percorsi o integrando gli esistenti, recuperando cave abbandonate o piccoli manufatti rurali; soprattutto, guardando a esso come a uno spazio vuoto da riempire, non tanto di nuovi oggetti costruiti, ma, in primis, di significato. In questa strategia non è secondario un confronto con gli altri siti dell’arco alpino dove il patrimonio archeologico neolitico è stato valorizzato in modi diversi e, spesso, discutibili. Da qui il valore, anche “modellistico”, della ricerca.

Designing the void and the absence : a UNESCO site on the edge of the Po valley = Progettare il vuoto e l’assenza : un sito UNESCO ai margini della pianura padana

Ferrari, M.;Ferrara, P.
2020-01-01

Abstract

Il testo presenta i risultati di alcune esperienze didattiche elaborate sull’ambito geografico del Palù di Livenza. Collocato ai bordi della pianura veneta, esso ospita le sorgenti del fiume Livenza ed è uno dei 111 siti dell’arco alpino, riconosciuti come patrimonio UNESCO, in cui sono state ritrovate importanti testimonianze della cultura palafitticola neolitica. Malgrado ciò, il Palù resta marginale, poco conosciuto e frequentato. L’obbiettivo della ricerca è allora quello di mettere a sistema le molte potenzialità che esso offre (sotto il profilo storico-culturale, ambientale, paesaggistico ed enogastronomico) dando vita a una rete di interventi che possano dotarlo di quelle attrezzature necessarie a favorirne una più consapevole fruizione turistica. Tutto ciò lavorando in gran parte all’esterno del sito stesso, riattivando vecchi percorsi o integrando gli esistenti, recuperando cave abbandonate o piccoli manufatti rurali; soprattutto, guardando a esso come a uno spazio vuoto da riempire, non tanto di nuovi oggetti costruiti, ma, in primis, di significato. In questa strategia non è secondario un confronto con gli altri siti dell’arco alpino dove il patrimonio archeologico neolitico è stato valorizzato in modi diversi e, spesso, discutibili. Da qui il valore, anche “modellistico”, della ricerca.
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