Nonostante il noto slogan che definisce l’architettura una «macchina per abitare», o forse proprio in nome di ciò, la natura resta nella ricerca lecorbuseriana un termine di confronto ineludibile quanto ambiguo. Ripercorrendo gli anni di formazione dell’architetto, trascorsi viaggiando e confrontandosi con alcuni tra i principali maestri europei, il saggio indaga in particolare i ripetuti soggiorni di Le Corbusier presso la città giardino di Hellerau. L’incontro con la comunità di artisti che nella città giardino si riuniva e lavorava costituisce un’esperienza decisiva al fine di cogliere la direzione assunta dall’evoluzione del pensiero del giovane Le Corbusier. Agli ornamenti che rivestivano i fronti della Maison Fallet a La-Chaux-de-Fonds, sapientemente tratti dalla flora e dalla fauna della regione dello Jura secondo un procedimento di rigorosa astrazione mutuato da Grammar of Ornament di Owen Jones, egli giunge a preferire il rigore delle abitazioni costruite da Heinrich Tessenow o il silenzio degli spazi allestiti da Adolph Appia, la cui misura pare estraniata dalla natura circostante. Sollecitato da quanto osservato a Hellerau, Le Corbusier prosegue il suo viaggio verso la Grecia e l’Italia, allontanandosi progressivamente dal maestro Charles L’Eplattenier e dalla poetica regionalista a favore di un nuovo umanesimo, volto alla costruzione di un mondo esatto e artificiale che nella macchina riconosce un modello di ordine da contrapporre programmaticamente al caos di una natura sempre più indecifrabile.
Le jeune le Corbusier: du naturalism régionaliste à la poétique de l’artifice
BONAITI, MARIA
2004-01-01
Abstract
Nonostante il noto slogan che definisce l’architettura una «macchina per abitare», o forse proprio in nome di ciò, la natura resta nella ricerca lecorbuseriana un termine di confronto ineludibile quanto ambiguo. Ripercorrendo gli anni di formazione dell’architetto, trascorsi viaggiando e confrontandosi con alcuni tra i principali maestri europei, il saggio indaga in particolare i ripetuti soggiorni di Le Corbusier presso la città giardino di Hellerau. L’incontro con la comunità di artisti che nella città giardino si riuniva e lavorava costituisce un’esperienza decisiva al fine di cogliere la direzione assunta dall’evoluzione del pensiero del giovane Le Corbusier. Agli ornamenti che rivestivano i fronti della Maison Fallet a La-Chaux-de-Fonds, sapientemente tratti dalla flora e dalla fauna della regione dello Jura secondo un procedimento di rigorosa astrazione mutuato da Grammar of Ornament di Owen Jones, egli giunge a preferire il rigore delle abitazioni costruite da Heinrich Tessenow o il silenzio degli spazi allestiti da Adolph Appia, la cui misura pare estraniata dalla natura circostante. Sollecitato da quanto osservato a Hellerau, Le Corbusier prosegue il suo viaggio verso la Grecia e l’Italia, allontanandosi progressivamente dal maestro Charles L’Eplattenier e dalla poetica regionalista a favore di un nuovo umanesimo, volto alla costruzione di un mondo esatto e artificiale che nella macchina riconosce un modello di ordine da contrapporre programmaticamente al caos di una natura sempre più indecifrabile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.