Negli anni del Secondo Dopoguerra la disciplina architettonica diventa un poliedrico strumento di conoscenza, che sintetizza le tecniche di analisi del territorio che ne consentono un’esaustiva comprensione, arrivando a elaborare il piano della città: un progetto strategico della conformazione urbana, che non lascia più al caso il fenomeno della densificazione, ma che lo dirige secondo norme frutto delle precedenti ricerche. Marcello D’Olivo denuncia evidenti tratti di alterità rispetto al milieu culturale contemporaneo attraverso l’elaborazione di un proprio linguaggio figurativo: se da una parte non lo si riconosce come organico, nel senso più intimo del legame opera artificiale e contesto naturale, non lo si identifica neppure come uomo del suo tempo, figlio di un’Italia del dopoguerra, in preda a uno spasmodico ed eccitante tentativo di teorizzazione di un nuovo atteggiamento di ricostruzione. A partire da questi presupposti, sembra innanzitutto necessario chiarire cosa questa tesi non è: non è una mera ricostruzione storico-monografica della figura di Marcello D’olivo, architetto friulano di formazione veneziana, attivo negli anni ’50 ma poco ricordato per i molteplici epiteti equivoci che hanno descritto la sua opera mediante la lettura distorta della critica del tempo, filtrata attraverso gli interessi propagandistici filo-americani di Bruno Zevi, tesi al reclutamento ideologico degli architetti italiani che riportassero qualche vago criterio assimilabile al concetto di “organico”. Questa tesi non vuole essere nemmeno una celebrazione agiografica dell’architetto oggetto di studio, né tantomeno un’anamnesi completa della sua opera: il lavoro di ricerca condotto attraverso tale tesi di dottorato intende conferire nuovo appannaggio di attualità a dei principi compositivi che caratterizzano l’opera d’oliviana, mediante la vocazione critica del ridisegno e dello smontaggio linguistico-espressivo e costruttivo. Pertanto, le vere ragioni che muovono l’interesse verso tale ricerca si ritrovano proprio nel susseguirsi dei tentativi di affermazione ontologica di un lessico interpretativo contemporaneo, evitando, in un pernicioso percorso a ostacoli, di incappare in una delle prime due variabili. Il lavoro nasce da una profonda esigenza di vera comprensione dei caratteri dell’opera d’oliviana, accompagnata a un senso di riscatto per un personaggio del panorama architettonico italiano considerato geniale ma tenuto in sordina perché troppo ondivago e indisciplinato per rientrare nei canoni del tempo. Il ricercare dei margini di attualità corrisponde al tentativo di individuazione di un lessico architettonico che possa al contempo decifrare la poetica d’oliviana, pur nella sua alterità, e collocarla all’interno del consolidato panorama di conoscenze architettoniche del nostro tempo. La tesi, infatti, si propone di confutare alcuni equivoci che riguardano la figura e l’opera di Marcello D’Olivo e intende farlo attraverso il ridisegno critico applicato a molte delle sue opere, partendo da quelle a scala territoriale, in cui emerge prepotente l’espressionismo organico delle grandi figure zoomorfiche, passando attraverso quelle a scala urbana, dove l’apparente organicità già si fonde a principi geometrici, per approdare, grazie all’analisi condotta alla scala dell’edificio, alla dimostrazione dell’affermazione contenuta nel titolo di questa tesi per cui tutta l’opera sia caratterizzata da una soggiacente struttura geometrica, sia essa di natura cartesiana, che di natura polare. La dialettica compositiva, che corrisponde alla conflittuale coesistenza di un’anima contesa tra scienza e poesia, emerge attraverso l’uso della geometria come unico linguaggio capace di legare in un rapporto sinergico il gesto espressivo e le scienze esatte.
MARCELLO D'OLIVO E L'ARCHITETTURA TOPOLOGICA. La geometria come dominante / Fabris, Anna. - (2021 Apr 26). [10.25432/fabris-anna_phd2021-04-26]
MARCELLO D'OLIVO E L'ARCHITETTURA TOPOLOGICA. La geometria come dominante
FABRIS, ANNA
2021-04-26
Abstract
Negli anni del Secondo Dopoguerra la disciplina architettonica diventa un poliedrico strumento di conoscenza, che sintetizza le tecniche di analisi del territorio che ne consentono un’esaustiva comprensione, arrivando a elaborare il piano della città: un progetto strategico della conformazione urbana, che non lascia più al caso il fenomeno della densificazione, ma che lo dirige secondo norme frutto delle precedenti ricerche. Marcello D’Olivo denuncia evidenti tratti di alterità rispetto al milieu culturale contemporaneo attraverso l’elaborazione di un proprio linguaggio figurativo: se da una parte non lo si riconosce come organico, nel senso più intimo del legame opera artificiale e contesto naturale, non lo si identifica neppure come uomo del suo tempo, figlio di un’Italia del dopoguerra, in preda a uno spasmodico ed eccitante tentativo di teorizzazione di un nuovo atteggiamento di ricostruzione. A partire da questi presupposti, sembra innanzitutto necessario chiarire cosa questa tesi non è: non è una mera ricostruzione storico-monografica della figura di Marcello D’olivo, architetto friulano di formazione veneziana, attivo negli anni ’50 ma poco ricordato per i molteplici epiteti equivoci che hanno descritto la sua opera mediante la lettura distorta della critica del tempo, filtrata attraverso gli interessi propagandistici filo-americani di Bruno Zevi, tesi al reclutamento ideologico degli architetti italiani che riportassero qualche vago criterio assimilabile al concetto di “organico”. Questa tesi non vuole essere nemmeno una celebrazione agiografica dell’architetto oggetto di studio, né tantomeno un’anamnesi completa della sua opera: il lavoro di ricerca condotto attraverso tale tesi di dottorato intende conferire nuovo appannaggio di attualità a dei principi compositivi che caratterizzano l’opera d’oliviana, mediante la vocazione critica del ridisegno e dello smontaggio linguistico-espressivo e costruttivo. Pertanto, le vere ragioni che muovono l’interesse verso tale ricerca si ritrovano proprio nel susseguirsi dei tentativi di affermazione ontologica di un lessico interpretativo contemporaneo, evitando, in un pernicioso percorso a ostacoli, di incappare in una delle prime due variabili. Il lavoro nasce da una profonda esigenza di vera comprensione dei caratteri dell’opera d’oliviana, accompagnata a un senso di riscatto per un personaggio del panorama architettonico italiano considerato geniale ma tenuto in sordina perché troppo ondivago e indisciplinato per rientrare nei canoni del tempo. Il ricercare dei margini di attualità corrisponde al tentativo di individuazione di un lessico architettonico che possa al contempo decifrare la poetica d’oliviana, pur nella sua alterità, e collocarla all’interno del consolidato panorama di conoscenze architettoniche del nostro tempo. La tesi, infatti, si propone di confutare alcuni equivoci che riguardano la figura e l’opera di Marcello D’Olivo e intende farlo attraverso il ridisegno critico applicato a molte delle sue opere, partendo da quelle a scala territoriale, in cui emerge prepotente l’espressionismo organico delle grandi figure zoomorfiche, passando attraverso quelle a scala urbana, dove l’apparente organicità già si fonde a principi geometrici, per approdare, grazie all’analisi condotta alla scala dell’edificio, alla dimostrazione dell’affermazione contenuta nel titolo di questa tesi per cui tutta l’opera sia caratterizzata da una soggiacente struttura geometrica, sia essa di natura cartesiana, che di natura polare. La dialettica compositiva, che corrisponde alla conflittuale coesistenza di un’anima contesa tra scienza e poesia, emerge attraverso l’uso della geometria come unico linguaggio capace di legare in un rapporto sinergico il gesto espressivo e le scienze esatte.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: MARCELLO D'OLIVO E L'ARCHITETTURA TOPOLOGICA. La geometria come dominante
Tipologia:
Tesi di dottorato
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